Capitolo 1 - Fuoco

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Ho fatto una cosa che pensavo di non poter mai fare. Una delle tante esperienze nuove a cui sono andata incontro da quando ho scontrato la mia vita con quella di Claudio e Mario.
Me l'avete sempre detto in tante di scrivere. Non ci ho mai pensato sul serio.
Ma poi arriva una notte come tante, dove il sonno però tarda a venire. Ma in compenso arrivano idee, parole, sentimenti, emozioni.
E non si dorme davvero più. Si sogna.
E si sogna di loro, per loro, con loro.
Mi stravolgono sempre l'esistenza quei due.
Non sono una scrittrice e non voglio esserlo. Sono solo una con la testa tra i sogni, una con tante immagini in testa, che per la prima volta prendono forma. Questa è la mia storia, ci sono io dietro e dentro ogni parola. Ci sono io dietro gli sbagli e le imperfezioni. Dentro il dolore e la felicità. Questa è la storia di Claudio e Mario. Quelli della mia immaginazione, ma anche quelli che mi hanno portata fino a qui.
Questa è la vostra storia, di chi mi ha sempre regalato parole bellissime. Di chi mi cerca nel privato e mi fa sentire amata. Di chi mi lascia solo un cuore o un like nei miei post. Di chi i miei post li salta a piè pari perché non mi sopporta. È la storia di tutti, perché l'amore è di tutti.

Un grazie particolare a chi mi ha aiutata a revisionare questo primo capitolo.
Io ancora mi domando come ho fatto a vivere tutti questi anni senza questo affetto.

E poi a te. GRAZIE. Sostanza dei giorni miei.
Se ti dico che non mi passerai mai, credici. 👧🏻

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Roma.
Ospedale S. Eugenio-Centro Grandi Ustionati.

Ottobre 2016

Reparto di degenza chirurgica post-traumatica.

"Mamma mia Clà...È solo mezzanotte e io non credo di farcela più...caffeina vieni a me!"
"E dai Anna! Siamo in turno da sole tre ore e già non ce la fai più? Andiamo a sentire che vuole la signora al letto 16 e poi facciamo pausa...gli altri mi sembrano tutti tranquilli"
"Ok dai vado io, tu finisci di scrivere la prima parte delle consegne, se c'è da posizionarla ti chiamo. "
"Va bene, ho quasi finito comunque, ti aspetto alle macchinette nella saletta di attesa all'inizio del reparto"
"Ok, ma Marco dov'è?"
"È stato chiamato per dare una mano nel team B, c'è un paziente un po' pesante e non riescono a posizionarlo, per ora ci siamo solo io e te"
"Ma perché non usano quella strana cosa chiamata sollevatore invece di rubarci gli infermieri? Bah. "
"Perché è rotto ovviamente. Che domande"
"Allora finché non torna non possiamo lasciare il reparto insieme, vai tu e prendimi una damigiana di caffè! "
"Ok dai vado io, tanto qua ho finito".

Damigiana...minimo dovrei viaggiare con una flebo di caffè attaccata h24. E lei vuole la damigiana. A me serve tutta la piantagione.

Si appoggia al distributore, stanco, le braccia tese e lunghe, come a voler spingere via quell'aggeggio infernale che più che un caffè sembra stia facendo la terza guerra mondiale. Ma il rumore dei suoi pensieri è più forte...e vince.

Questa macchina del cazzo...ma che casino fa? E dai Claudio su. Il casino che hai in testa non lo batte nessun rumore al mondo. Ma a chi vuoi darla a bere.

Abbassa gli occhi e si guarda le braccia.
I tatuaggi. Si guarda le mani. Le dita della mano sinistra.

Dovrebbe esserci un anello lí. Un maledettissimo anello. Dai Claudio. Basta. Sono passate settimane...devi andare avanti.
Avanti...verso dove? E come faccio??? Come si fa ad andare avanti in questo modo? Dio che voglia di strapparmi questo dito di merda. Niente dito niente anello. Così non ci penso più. Si certo Claudio. Fatti curare, la psichiatria è a piano terra.

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