Capitolo XIII

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[CONTENUTO ADATTO A TUTTI]
-"Ne sei certo?".
-"Cosa?".
-"Sei certo di volerci salire?".
-"Cosa? È solo una moto!". Era un giornata di sole, erano passati già due mesi dall'incidente allo stabilimento di Portland, e ora Eledhwen mi stava fissando divertito.
-"Solo una moto? Questa è una moto fatata!".
-"E cosa cambia scusa?".
-"Salici e vedrai". Rispose lui ghignando.
Lui era già a cavalcioni sul veicolo​ nero e mi fissava, gli occhi verdi brillavano come smeraldi alla luce del sole.
-"Cos'è un sfida?". Detto questo salii in sella alla moto dietro di lui.
Il mio corpo era attaccato al suo, potevo sentire il calore da lui emanato, un brivido mi attraversò il corpo.
-"Vedila come ti pare, ma tieniti, ora parto".
Qualche secondo dopo la moto era accesa, il motore ruggiva sotto di noi.
-"Okay tieniti".
-"Sì ho capito! Ora puoi partire che...". Ma lui era già partito.
Avevo l'assurda impressione che la moto si stesse sollevando lentamente da terra, un movimento questi impercettibile ma che c'era, come quando fissi una goccia s'acqua al sole per vedere se effettivamente sparisce.
Gettai una rapida occhiata al terreno e mi si gelò il sangue, più che per il fatto che stessimo effettivamente volando, cosa già di per sé strana, per il fatto che quelle che prima erano ruote ora erano zoccoli che scalpicciavano nel vuoto.
Quella che prima era una moto ora era un destriero nero.
Il cavallo annaspava e sbuffava sotto di noi. Pian piano iniziai ad intravedere il blu dell'oceano sotto di noi.
Adrenalina pura mi pulsava nelle vene, un'adrenalina che non sentivo da tempo, era qualcosa che partiva da dentro. Strinsi ancora di più Eledhwen e urlai nel tentativo di farmi sentire.
-"Voglio andare più forte".
I muscoli di lui si irrigidirono.
Il cavallo si impennó, strinsi le braccia intorno al suo busto, mentre l'animale si gettava in in un galoppo sfrenato.
Sentivo l'aria che mi scompigliava i capelli, il cuore di Eledhwen che aumentava i battiti, pochi secondi dopo eravamo in picchiata verso l'oceano.

-"Vuoi una mano per scendere?".
-"Ci riesco benissimo anche da solo sai".
Eravamo atterrati su una piccola isoletta, non più grande di una chiesa. Il sole era per metà dietro l'orizzonte dell'oceano.
-"Il cavallo è alto ti dico". Disse lui ghignante porgendomi la mano nuovamente.
-"No, sta a guardare". Saltai giù dalla groppa del cavallo e atterrai con un tonfo sordo sulla morbida sabbia, miracolosamente in piedi.
Lui trattenne a stento una risata.
-"Credevo che i nephilim fossero leggiadri".
-"Fottiti".
-"Con piacere". Disse sorridendo.
Che voglia di tirargli un ceffone e allo stesso tempo di baciarlo.
Distolsi il mio sguardo da lui guardandomi in torno, L'isola era completamente deserta, posta a qualche metro sopra il livello del mare. Sul lato sud formava un sorta di arco, simili a quelli sui dépliant dei viaggi, l'acqua era di un azzurro intenso che sfumava diventando blu elettrico, sfumata di rosso a causa della luce del tramonto, l'isoletta era interamente coperta di roccia e sabbia. Non c'erano alberi ma solo bassi arbusti sparsi qua e là. Al lato nord-ovest scendeva verso il mare.
Si tolse la maglietta e sentii il viso andarmi a fuoco.
-"Entro in acqua, se vuoi venire con me...". Non sembrava imbarazzato, però sembrò percepire il mio stato d'animo in quanto dichiarò -"Vado dietro quelle roccie a svestirmi, ci incontriamo in acqua?".
Io annuì debolmente.
Lo guardai scendere agilmente la piccola discesa rocciosa, finché non sparì in una piccola rientranza, lontana dal mio sguardo.
La cosa buffa è che non avevo con me il costume, Eledhwen non mi aveva accennato a dei bagni serali in mare. Iniziai a togliermi la maglia, ero terribilmente imbarazzato da quella situazione, e a dirla tutta anche un po' spaventato.
Tolsi distrattamente le scarpe e mi levai i pantaloni, il mio sguardo si posò sulla cicatrice sul ginocchio sinistro che mi ero fatto durante il primo combattimento, un demone mi aveva trafitto con un coltello da cucina, non so come, nonostante i numerosi iratze applicati la ferita era rimasta uno squarcio bianco indelebile. Un po come quello che ora mi solcava il viso.
Ero rimasto in boxer, mi avvicinai alla riva della spiaggia a grandi falcate, cercando di non inciampare. Intravidi una zazzera ci capelli mori che un secondo dopo era sparita sott'acqua, per riemergere poco dopo a qualche metro di distanza.
Eledhwen rivolse uno sguardo rapido alla conchiglia che reggeva in mano, poi iniziò a fissarmi. Sentii il viso avvampare ed iniziai ad incamminarmi verso l'acqua, era una giornata tiepida per essere settembre, il contatto con l'acqua fu un sollievo per la mia pelle bollente.
Dopo pochi passi ero già immerso sino a metà busto.
Vidi Eledhwen avvicinarsi a me, non era muscoloso, ma aveva un che di potente nel suo fisico asciutto, quasi anoressico, qualcosa che sapeva incutere timore, uno scontro tra potenza e delicatezza. Qualche istante dopo eravamo faccia a faccia, lui mi prese il viso tra le mani e con la punta del pollice mi sfiorò lo sfregio sul viso, lo sfregio che qualche mese prima mi aveva deturpato irrimediabilmente il volto.
-"Sei così bello". Disse in un sussurro.
Non sembrava in imbarazzo, anzi al contrario sembrava del tutto a suo agio. Con mio grande stupore notai che non portava indumenti, era completamente nudo. Ma non potei resistere.
Questa volta fui io a spormi per baciarlo, lo colsi chiaramente di sorpresa, ma poco dopo le nostre labbra aderivano perfettamente l'una all'altra, le sue avevano lo stesso sapore del mare.
Mi strinse a sé con foga, senza interrompere quel contatto. Sentivo i nostri corpi modellarsi per aderire l'uno all'altro.
Inizia a baciargli il collo.
Rincollai le mie labbra alle sue. Lui mi sollevò, facendo sì che le mie gambe si avvinghiassero al suo busto.
Le onde si infrangevano contro di noi, ma eravamo irremovibili.
Senza interrompere il contatto e tenendomi in braccio mi portò a Riva e mi poggiò sulla morbida sabbia, lui era sopra di me, separati soltanto dalle sue braccia poggiate sul terreno.
-"Io non so...". Iniziò lui.
-"No, sono pronto". La voce mi uscì più convinta di quanto sperassi in principio.
Iniziò a baciarmi il collo scendendo sino l'ombelico, poi alzò nuovamente il viso per guardarmi in volto.
-"È la tua prima volta?". Chiese in un sussurro mentre con la punta dell'indice mi sfiorava la runa enkeli al centro del petto.
-"Si".
-"Sei sicuro?".
-"Lo sono, fa...?".
-"Solo la prima volta".
Le nostre labbra si incontrano di nuovo.
Sentivo il suo respiro affannarsi, il sole era quasi del tutto sparito dietro l'orizzonte.
Fu la notte migliore della mia vita.

-SPAZIO AUTRICE-
Inizio a chiedervi scusa per la mia lunga assenza ma in questo periodo sono stata molto impegnata, comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto🌷 fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti e se vi è piaciuto lasciate un voto🌷

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