Capitolo XV

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-"Dove sei stato stanotte?". Chiese Alicia non appena misi piede nella piccola cucina dell'istituto, come da Eledhwen previsto.
-"Non vedo come ti possa importare". Mi sorpresi di me stesso, di solito sono gentile, o per lo meno lo sono con Alicia. Andai ad aprire il freezer e ne estrassi un barattolo di gelato.
-"Uo uo sta calmino, non c'è niente di male, almeno tutti l'hanno fatto una volta nella vita". Disse lei.
Non sapevo a cosa si riferisse in particolare e nemmeno mi interessava saperlo.
-"Si, scusa, sono solo stanco".
Mi sentii mortificato per come mi ero rivolto ad Alicia.
Aprii la vaschetta ed iniziai a divorare il gelato a grandi cucchiaiate, non mi ero reso conto di quanta fame avessi, anche se in effetti era da quasi un giorno che non mangiavo praticamente nulla, se non qualche mela portata da Eledhwen sull'isola.
Tirai fuori dalla tasca il telefono mentre continuavo ad ingozzarmi di gelato.
8 chiamate perse da Alicia e svariati messaggi. Lo rimisi subito in tasca facendo finta di nulla, ma Alicia parve accorgersene.
-"Non dovresti mangiare così tanto gelato". Mi fece notare.
Solo allora mi accorsi di aver finito la vaschetta, rimanevano giusto due cucchiaiate.
Arrossii.
-"Ho fame".
-"Ma ingrassi".
-"Parla quella che ha una porta aerei al posto del culo". Non so Perché lo dissi, in realtà nemmeno era vero. Alicia era nella media. E diversamente da me che sfioravo l'anoressia lei era bella. Aveva seni e fianchi perfetti, di quelli che fanno voltare tutti i ragazzi che le passano a fianco, letteralmente. E un corpo mozzafiato, muscoli scolpiti e forme proporzionate.
L'avevo fatto per ferirla a quanto pare. Mi sentii un mostro.
Seguii un momento di imbarazzante silenzio.
-"Hanno deciso che Ruben verrà esiliato per un mese in un altro paese". Disse lei imbarazzata ad un certo punto.
-"Mi è sembrato un po' esagerato ma hanno detto che ha fatto un bel danno, mettere così a repentaglio la nostra vita...poi ora che siamo così pochi...".
D'istinto mi sfiorai la cicatrice che portavo sul volto.
-"Ovviamente Caroline andrà con lui". Disse in tono disgustato.
-"Credevo Ruben ti piacesse". Mi sforzai di essere il più gentile possibile.
Provavo un moto di rabbia nei confronti di mia sorella, e non ne capivo il perché.
Qualcosa nelle parole di Eledhwen mi aveva portato ad odiarla. Qualcosa nello stare con Eledhwen mi aveva cambiato, in peggio.
-"Lo credevo anch'io". Detto questo lasciò la stanza imbronciata.
Appena sentii la porta dell'istituto richiudersi mi alzaii e presi un'altra vaschetta dal freezer.

Era una giornata fredda, ormai le foglie erano cadute dagli alberi, Alicia se n'era andata ad accogliere Ruben ad Alicante e L'istituto era completamente vuoto, fatta eccezione per me ed Eledhwen.
Poggiai sul bordo del cartone la crosta della pizza che stavo mangiando e ne afferrai un'altra fetta.
Eledhwen, arrivato da poco, mi fissava con ribrezzo.
-"Ehm...ne Vuoi un pezzo?".
Fece un verso disgustato,che mi fece capire che la pizza non aveva speranze con lui.
Non fece alcun inutile commento sul mio vizio di lasciare il cibo nel piatto, apprezzai la cosa.
-"Dovresti mangiare di più". Gli dissi. -"Ti si vedono le ossa quando sei senza maglietta, cioè sei sexy come al solito però se mettessi su qualche chilo non sarebbe male...".
-"Da che pulpito". Non lo disse in tono offeso, e tanto meno io avrei voluto offenderlo.
-"Ho sete". Disse ad un tratto.
Un secondo dopo era in piedi, diretto verso il lavandino, arrivato aprì lentamente e si sporse in avanti, a bere l'acqua che scaturiva dal tubo, le punte dei capelli gli si intrisero, diventando quasi nere.
Non potei resistere a lungo.
Mi alzai anche io e mi avvicinai a lui.
Parve percepire le mie intenzioni in quanto chiuse il rubinetto e si girò di scatto.
Non capii bene cosa successe ma un secondo dopo mi aveva poggiato violentemente contro il muro, tenendomi sollevato da terra, sentivo le sue abili mani che mi percorrevano la schiena, per poi passare alla parte davanti, poco sopra l'ombelico, per poi scendere giù, e giù...
Ci fu uno schianto assurdo e un secondo dopo la mensola poco sopra le nostre teste mi crollò addosso, imbrattandomi da capo a piedi di vino rosso. Eledhwen sussultò e mi lasciò andare.
-"No! Che schifo!". Gemetti, se c'era una cosa che odiavo era il vino, o meglio, il suo odore, mi dava letteralmente il voltastomaco. Ed esserne imbrattato era una cosa odiosa, per non dire una delle cose peggiori che mi potessero accadere.
Dal canto suo Eldhwen, uscito per qualche miracolo di Raziel completamente asciutto, non sembrava gradire l'odore acre che si era diffuso nella stanza. Ma comunque non perse l'occasione per prendermi in giro.
Mi venne un conato di vomito, cosa che non fece altro che divertirlo ulteriormente.

Mi tolsi la maglietta, e la gettai nel cesto dei panni sporchi.
Poi ci ripensai, aprii la porta della camera e la gettai in corridoio.
Eledhwen era sdraiato sul mio letto, con le mani dietro la testa e mi fissava sogghingnante.
Gli feci un gesto poco fine e presi dell'armadio un asciugamano pulito, avevo assolutamente bisogno di una doccia.
-"Vado a lavarmi" dichiarai entrando nel piccolo bagno. Ma lui era già impegnato in un analisi approfondita di un libro scritto in latino.
Restai a lungo a fissare la mia figura riflessa nello specchio, cosa ci trovasse in me non riuscivo proprio a capirlo.
I capelli neri come l'inchiostro fuggivano in tutte le direzioni, erano decisamente troppo lunghi, i miei occhi azzurri erano cerchiati da profonde occhiaie, la cicstrice fatta ormai mesi prima era ancora evidente, uno squarcio rosa su bianco. Non avevo uno straccio di muscolo, nonostante i numerosi allenamenti, la cassa toracica si intravedeva sotto la candida pelle bianca. Sospirai e mi portai indietro i capelli con una mano.
Non aveva senso trattenersi davanti allo specchio ad autocommiserarsi, quindi aprii l'acqua ed entrai nel box doccia.
Una fitta pioggerellina tiepida iniziò a scendere, in poco tempo il corpo e i capelli erano completamente zuppi.
Chiusi gli occhi e rimasi ad ascoltare il rumore dell'acqua che si abbatteva sulla base della doccia. Le labbra dischiuse.
Una densa nube di vapore si levò verso l'alto
Fu questione di pochi istanti prima che sentissi la presenza di Eledhwen dietro di me.
Mi cinse i fianchi e mi morse il padiglione auricole incollando il suo corpo nudo al mio.
-"perdonami". Mi Sussurró in tono suadente.
Aprii gli occhi. Ma non mi girai a guardarlo.


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