Capitolo XI

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Piombò un silenzio imbarazzante e carico di tensione.
Io fissavo Eledhwen in volto ma lui si limitava a guardare il pavimento con aria assente.
-"Tutto qui?". Chiesi. La mia voce tremò leggermente. Dunque, anche se Eledhwen non lo sapeva, eravamo stati vicini durante la guerra, il pianto che io e Alicia avevamo udito apparteneva a lui.
-"Tutto qui". Rispose lui, senza distogliere lo sguardo dal suolo.
Mi veniva da piangere. Ma non dovevo, non potevo.
Distolsi a mia volta lo sguardo e con la coda nell'occhio mi parve di scorgere Eledhwen che alzava la testa per guardarmi.
Era così dannatamente bello, una creatura ultraterrena. Eppure le sue mani erano macchiate del sangue di mio padre. Era bello quanto letale.
Una lacrima mi rigò la guancia, il contatto con lo squarcio era insopportabile, ma non c'era posto per quel genere di dolore nella mia mente in quel momento. Ed ecco che un'altra lacrima mi scivolò sul viso. Anni e anni di sopportazione stavano per scaturire in un pianto, cercai di trattenermi. Eccone un'altra che mi arrivò sino al labbro. Dovevo trattenermi, resistere.
-"Stai piangendo". Se n'era accorto, chiaramente. Si sporse verso di me, senza smettere di fissarmi negli occhi e mi asciugó la guancia. Il suo sguardo verde parve sbiadire.
-"Io non ti merito". Disse in un sussurro. Ed era vero, non avrebbe mai potuto funzionare bene, ma lo desideravo. Come mai avevo desiderato qualcuno.
Le parole mi uscirono automaticamente dalla bocca.
-"Ti prego resta".
Un istante dopo nostre labbra si incontrarono, c'era disperazione in quel bacio, tristezza. Ma cazzo se mi piaceva. Portai le mie mani sul suo viso, gli sfiorai lo zigomo e la mascella, erano tremendamente affilati, in modo quasi non-umano.
Portando una mano dietro la sua nuca sfiorai la punta del suo orecchio, era appuntita, mi dava un leggero senso di disagio. La sua bocca sapeva di sangue e rose.
Era una fata, ed era l'assassino di mio padre, e io lo stavo baciando, lo stavo desiderando.
E non potevo farne a meno. Premetti le mie labbra ancora più forti sulle sue.
Poi udii dei passi e una voce maschile che sbraitava il mio nome.
Sentii Eledhwen irrigidirsi di fianco a me e poco dopo staccarsi.
-"Stasera, stesso posto, stessa ora".
Solo quando si liberó dalla mia presa sulla sua maglietta mi resi conto di quanto forte lo stessi tenendo.
Si alzò in piedi, alto e maestoso.
Qualche secondo dopo era già sparito.
-"Dorian! Dorian dove sei?!". Quella voce non poteva davvero essere...
Ruben piombò nell'ampia stanza, quando mi vide gli brillarono gli occhi.
-"Oh Dorian! Grazie a Raziel sei vivo!". Mi corse incontro e mi abbracciò.
L'abbraccio durò pochi secondi, poi lo sciolse e arrossì.
-"Io ecco...cioè, tutti eravamo preoccupati...alzati, se riesci, ah...ti serve un iratze?".
Rimasi sorpreso, non era nella natura di Ruben essere così gentile con qualcuno al di fuori di Caroline. Probabilmente si sentiva in colpa per aver mandato da soli in missione me e Alicia....
-"Alicia! Lei sta..."'
-"Lei sta bene". Rispose lui in tono vagamente gentile, mentre mi tracciava un iratze sul braccio. Mi vergognai terribilmente per non aver pensato prima a lei.
-"È riuscita a fuggire e dare l'allarme, io...Non avrei dovuto lasciarvi andare da soli, ti scongiuro di non fare rapporto al conclave...faró tutto quello che vuoi e...ma che hai fatto alla faccia?!"
Sembrava essersi accorto solo in quel momento del lungo solco che mi attraversava il viso. I suoi occhi castani mi scrutavano preoccupati.
-"Oh merda, pensavo fosse solo del sangue secco, invece è uno squarcio aperto...alzati, ti porto a casa, Alicia è già là, a parte una caviglia slogata sta abbastanza bene...oh per l'Angelo, andiamo!".
Si alzò subito dopo aver tracciato il quarto iratze e mi prese da sotto la spalla, sentivo il beneficio delle rune che si diffondeva in tutto il corpo.
-"Guarda che le mie gambe sono a posto...". Dissi lievemente scocciato.
-"No, stai tranquillo".
A causa dell'ostinazione di Ruben nel non volermi far camminare da solo, ci misimo il doppio del tempo ad arrivare all'auto e il viaggio di ritorno verso l'istituto fu più che imbarazzante, Ruben non smetteva di chiedermi come stessi e se avevo intenzione di raccontare l'accaduto al Conclave, e, nonostante le mie rassicurazioni, sembrava costantemente preoccupato.
Arrivammo all'istituto quando il sole era ormai quasi del tutto scomparso dietro l'orizzonte del mare. Appena varcammo la soglia dell'istituto Alicia e Caroline ci corsero incontro e notai con mio grande stupore che entrambe avevano gli occhi lucidi, Alicia non esitò un secondo ad accompagnarmi in infermeria, mentre invece Caroline si mise subito a parlare fitta fitta con Ruben. Probabilmente per rimproverarlo.
La medicazione della ferita fu davvero dolorosa, infatti, nonostante i quattro iratze tracciati da Ruben, il dolore all'occhio era insopportabile, e Alicia non poté fare a meno di emettere un gemito quando il sangue sporco fu tolto e lo squarcio divenne più che evidente.
Ero stanco morto, il sangue e la terra erano stati tolti dalla mia pelle e mi sentivo stranamente rilassato.
Mi addormentai subito, nonostante se milioni di domande mi opprimessero l'anima. Fu una nottata terribilmente tranquilla.

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