Capitolo XIV

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[ADATTO A TUTTI]
Mi svegliai completamente disorientato, l'acqua tiepida del mare mi bagnava i piedi, i ricordi della notte passata mi colpirono come una freccia, facendomi andare il viso in fiamme.
Ero sdraiato per metà sul petto di Eledhwen, la sua pelle pallida era liscia al tatto, i capelli intrisi di sale erano per metà sul bianco viso.
La bocca leggermente dischiusa.
Stava dormendo.
Aveva un'aria indifesa, quasi infantile, la maschera divertita e aguzza era sparita.
I lineamenti erano rilassati e la bocca socchiusa.
Mi sentii a disagio. Avrei potuto ucciderlo da un momento all'altro se solo avessi voluto, mio padre avrebbe finalmente avuto giustizia. Ma non lo feci. Distesi i nervi e mi appoggiai al suo petto.
Era inutile negarlo, io lo amavo.
Lo amavo più di quanto avessi mai amato qualcun'altro.
Non sarei mai riuscito a far lui del male.
Notai che il nostri corpi erano per metà coperti dalla sua logora maglia.
Fu con mia grande sorpresa che mi ricordai di essere nudo.
Sentivo la mia pelle in contatto con quella di Eledhwen, anche lui del tutto denudato, cercai di tenere a freno i miei istinti naturali ma senza grande successo.
Mi faceva sentire vulnerabile essere lì, nudo, in quella condizione, senza vesti, un bersaglio facile. Ma probabilmente Eledhwen non aveva questa percezione della nudità.
Mi girai per guardarlo in volto, la maschera fredda era di nuovo al suo posto, gli occhi verdi mi stavano fissando. I lineamenti non erano più rilassati.
-"Dorian, io...".
-"Tranquillo è tutto a posto". Replicai subito.
-"Non avrei dovuto, doveva essere un momento bello per te, magari in un luogo più adatto tipo un letto nuziale, non la spiaggia di un'isola, con una fata, volevo solo portarti qua e non...non era mia intenzione fare ciò che ho fatto...". Sembrava mortificato.
Pensai il più velocemente possibile ad una riposta convincente, doveva capire che mi era piaciuto, che non lo accusavo di nulla.
-"Io ti amo, lo vuoi capire?".
-"Anche io ti amo, ti amo più di quanto ami me stesso, ti amo più di quanto il giorno ami il sole, e la notte la luna, ti amo come non ho mai amato nessun altro. Proprio perché ti amo dovrei allontanarti da me, sono irrimediabilmente, disastrosamente dannoso per te. Ma non ci riesco, è più forte di me, credo sia stato un errore quello di stanotte".
Gli occhi iniziarono a luccicargli pericolosamente.
Gli presi il volto tra le mani e lo baciai, come previsto lui ricambiò.
-"Ascoltami bene". Dissi in un sussurro -"Se potessi tornare indietro lo rifarei,  lo rifarei altre cento volte, lo rifarei all'infinito, se questo è stato un errore, è stato il più bello della mia vita".
Adesso il viso di Eledhwen era rivolto verso l'oceano, i capelli scompigliati dal vento, gli occhi puntati verso il nulla.
Un'onda si infranse bruscamente sulle rocce dall'altra parte della piccola isola.
-"Desideri davvero che io resti?". Disse lui in un sussurro.
-"Più di tutto".
Ci fu una lunga pausa di silenzio.
Poi lui lanciò un'occhiata ai nostri corpi incollati l'uno all'altro.
-"Seriamente?". Chiese ridendo.
Mi sentii arrossire.
Reprimetti la vergogna per il bene superiore.
Feci un movimento rapido e qualche secondo dopo ero sopra di lui, a separarci erano solo le mie braccia, iniziai a baciargli il collo, lui emise un gemito.
Soddisfatto del risultato spostai le mie labbra sulle sue e iniziai a baciarlo con foga.
Lui mi prese per il busto e mi fece rotolare a destra, invertendo la posizione iniziale, poco dopo sentivo il suo cuore battere e i suoi respiri affannarsi.

Ero seduto sulla spiaggia mentre Eledhwen preparava il cavallo per ripartire. Il sole stava sfumando pian piano dietro l'orizzonte.
Stavo fumando una sigaretta, i vortici di fumo salivano agili verso l'alto, liberandosi nel cielo per poi scomparire.
-"Quante ne fumi al giorno di quelle?". Chiese ad un certo punto, riferendosi alla sigaretta.
-"Bah dipende, a volte nessuna, altre volte riesco a fumarne un pacchetto intero, ma solitamente tra le 2 e le 5 al giorno". Una nube di fumo si innalzó per poi scomparire nel nulla.
-"Tipo, senza contare oggi, ieri e l'altro ieri non ho fumato nulla".
Scrollai la sigaretta e un mucchietto di cenere cadde a terra.
-"Posso provare?". Quella richiesta mi spiazzò.
-"Guarda che fumare fa male".
-"Ma tu fumi quasi sempre". Rispose.
Aveva ragione, gli passai la mia sigaretta.
Era terribilmente bello quando se la poggiò alle labbra, inspirando fumo.
Era eccitante il fatto che ai stesse autodistruggendo, potrebbe sembrare una cosa sadica, ma era vera.
Non so come ma riuscii a resistere a quella tentazione.
Non appena inspirò iniziò a tossire.
Mi ripresi dai miei pensieri.
-"Stai bene?". La voce mi uscì più preoccupata di quanto volessi.
-"certo certo, mi piace". Si portò nuovamente la sigaretta alla bocca, era così dannatamente bello, coperto dei sui sbagli.
Non potei resistere, mi sporsi e poggiai le mie labbra sulle sue, senti il fumo che si liberava amaro nella mia bocca.
Pochi istanti dopo lui si staccò ed iniziò a tossire.
-"Non fa per me la vita da tossico". Disse passandomi la sigaretta quasi del tutto consumata.
-"Bastardo". Replicai ridendo.
-"Dovresti smettere". Sorridendo lui riprese ad occuparsi del cavallo.
Ci fu qualche istante di silenzio, riempito soltanto dalle onde che s'infrangevano sugli scogli poco distanti.
-"Perché diventa una moto?". Chiesi io ad un certo punto.
-"Pensaci un secondo, non ti sembrerebbe sospetto un cavallo che trotta in giro per le strade di Portland?".
Sorrisi all'idea.
-"La moto è più pratica". Continuò lui.
Altra pausa di silenzio.
-"Cosa dirai a tua sorella?".
-"Cosa?".
-"alla giovane Alicia, sarà preoccupata". Replicò lui senza distogliere lo sguardo dalla cinghia delle staffe.
-"Ah giusto, mi inventeró qualche cazzata, con tutte le volte che mi ha fatto preoccupare lei stando fuori a scopare uomini a caso me lo deve".
-"Uo, aggressivo il ragazzo". Disse lui divertito.
Mi voltai a guardare il mare.
-"Dovresti dirglielo". Disse lui ad un tratto.
-"A cosa ti riferisci?". Chiesi, anche se sapevo già a cosa si stava riferendo.
-"Al fatto che tu sia gay, so che tra i nephilim fa tanto scalpore, ma è tua sorella, credi non capirebbe?". Disse lui sistemando il morso al cavallo.
-"Non penso lo farebbe".
Mi si gettò praticamente addosso baciandomi intensamente e stringendomi a sé.
Gli presi la testa e la schiacciai contro le mie labbra ancora di più, poi ci staccammo.
Sul viso di lui comparve un sorriso malizioso, poi tornò a sistemare la sella del cavallo senza dare spiegazioni.

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