La pioggia batteva bruscamente contro i vetri.
Potevo scorgere dalla finestra i rami degli alberi che si muovevano freneticamente mossi dal vento.
Mi avvolsi intorno ad un dito i suoi morbidi capelli scuri. Odorava di aria fresca, di pioggia, di rose, odorava di libertà.
Sentivo sulla mascella il suo caldo respiro.
Le sue ciglia mi solleticavano il viso ogni volta che sbatteva le palpebre.
Era tutto immobile nella stanza.
Avrei voluto che quel momento non finisse mai.
Rimanere bloccati così, per sempre.
-"Ti amo". Disse lui all'improvviso.
Aspettai qualche secondo prima di rispondere.
Assaporando il significato di quelle parole
-"Ti amo anche io".
Si mosse leggermente, facendo entrare aria fredda tra le coperte del letto.
Un brivido mi corse lungo la schiena.
-"Dorian... io devo andare".
-"Di già?". Sentii la delusione nella mia stessa voce.
Mi baciò il collo.
-"Tua sorella sarà qui a momenti con gli altri".
Mi tirai su a sedere e mi alzai.
Lui mi guardò mentre mi rivestivo. Percepivo i suoi occhi verdi posati su di me.
Sentii un brivido di piacere corrermi lungo la schiena, facendomi contrarre la mascella.
Poi si alzò anche lui. Le cicatrici sulla sua pelle sembravo squarci di luna in un cielo notturno.
-"Ci vediamo quando?". Chiese lui mentre si abbottonava la camicia.
Non potei fare a meno di soffermarmi a guardare le sue candide mani che si muovevano rapide sui bottoni dell'indumento.
-"Giovedì". Risposi senza distogliere lo sguardo -"Giovedì posso benissimo saltare l'allenamento, dirò di non sentirmi bene". Alzai gli occhi e lo guardai in volto.
-"Ne sei certo?" Chiese lui.
-"Sicuro".
Sorrise
-"A giovedì allora".
Aveva un sorriso triste, i suoi occhi erano stanchi. Qualche minuto dopo era già fuori dall'istituto, sotto la pioggia, diretto chissà dove.
Mancavano solo 5 giorni a giovedì, potevo farcela. Credevo di potercela fare...-"Dobbiamo parlare Dorian". La voce di Alicia era rude, brusca. Mi sentii un groppo alla gola nel sentirla.
-"Parlare? E di che cosa?".
-"Io...posso entrare?".
Acconsentii.
Notai solo quando chiuse la porta che i suoi occhi celesti erano lucidi.
-"Che ti succede?". Raccolsi il pacchetto di sigarette dal comodino e presi un accendino.
Poi sporsi la scatoletta in avanti nel gesto di offrigliene una.
Fece cenno di 'no' con la testa.
La guardai preoccupato mentre mi mettevo in bocca una sigaretta e la accendevo.
I suoi occhi azzurri erano vividi di tempesta. Le sue labbra erano serrate.
Una sottile nube di fumo si innalzò.
C'era un silenzio tombale, potevo percepire il rumore del fuoco che consumava la sigaretta.
-"Sono incinta".
Per poco non mi strozzai con il fumo.
-"COSA?!".
L'aria si fece pesante.
Dense lacrime cominciarono a rigarle il viso, facendogli colare rivoli di mascara nero sulle guance.
-"COME SAREBBE A DIRE INCINTA?!".
-"Ti-ti prego non urlare". Disse trattenendo a stento dei gemiti.
-"CAZZO ALICIA, HAI SOLO 16 ANNI!".
Mi guardò a lungo, come se mi avesse letto nel pensiero.
La guardai a mia volta. E capii subito dal suo sguardo chi potesse il padre.
-"tu non...". Mi tremó la voce dalla rabbia.
Lei si limitò a guardare in basso singhiozzando, come consapevole di aver sbagliato.
Se non fossi stato seduto sul letto sarei probabilmente collassato a terra.
-"TU...IO....NON RUBEN CAZZO"
Mi veniva da piangere.
-"Dorian...". Era chiaramente provata.
E se lei lo era. Io lo ero ancora di più.
Non riuscì a trattenermi.
Scaraventai l'abat-jour a terra, mandandola in frantumi.
-"HAI VISTO COSA SUCCEDE, AD ANDARE IN GIRO A FARE LA ZOCCOLA?!".
Non riuscivo a controllarmi. Tutto il mio corpo era scosso da tremolii ben poco rassicuranti.
Lei singhiozzava e non osava guardarmi.
Un altro fiume di insulti scaturì dalle mie labbra. Non ero mai stato più irato con qualcuno.
-"E ADESSO CHE HAI INTENZIONE DI FARE EH?! NON SIETE NEMMENO SPOSATI! INFANGHERAI IL NOME DELLA NOSTRA FAMIGLIA!".
Non rispose, cosa che mi fece incazzare ulteriormente.
-"QUELLO STRONZO IL BAMBINO NON LO VORRÀ NEMMENO TENERE, DIRÀ CHE NON È SUO O CHE SO IO, TI SEI ROVINATA LA VITA!".
Lei balzó in piedi.
-"DORIAN IO LO AMO. IO AMO MIO FIGLIO. NON M'IMPORTA COSA LA GENTE PENSI DI ME. IO VOGLIO SOLO ESSERE FELICE!".
Sentirle dire "mio figlio" mi fece perdere del tutto le staffe.
-"VAFFANCULO ALICIA, TI AUGURO DI MORIRE TE E QUELL'ABORTO MANCATO".
Serrai le labbra consapevole del peso delle mie parole.
Lei mi guardò incredula.
Spensi la sigaretta sul comodino e uscii come una furia dalla stanza senza dirle nulla, attraversai il portone dell'istituto e senza nemmeno prendere la giacca corsi fuori, la tempesta infuriava. Il mare era in burrasca. Mi tolsi la maglietta e mi gettai nell'acqua gelata. Volevo solo morire.Quella notte non dormii per niente bene.
La tempesta si era in parte calmata, ma le nuvole nascondeva ancora la luna.
Mi rigirai nel letto. I miei capelli ancora umidi di acqua di mare emanavo un odore salmastro.
La gola mi bruciava per tutta l'acqua ingerita.
Mi mancava. Mi mancava Eledhwen.
Giovedì sembrava ancora un tempo lontanissimo nonostante mancassero solo tre giorni.
Non riuscivo a dormire. Ero stanco, intorpidito, ma non riuscivo a chiudere occhio.
Mi misi a sedere e mi guardai intorno. La stanza era buia, illuminata solo dalla fioca luce delle stelle che filtrava attraverso le nubi grigie.
Lentamente mi tirai in piedi. Avevo bisogno di staccare la spina un attimo, di lasciarmi anche solo per qualche secondo alle spalle tutti i miei problemi.
Uscii dalla stanza e mi incamminai al piano di sotto.
Ero quasi giunto nella piccola cucina quando notai che qualcuno aveva avuto la mia stessa idea.
Ruben era seduto al tavolo, davanti a lui una bottiglia di Jack Daniel mezza vuota. Aveva la testa tra le mani e un bicchiere era a pochi centimetri da lui.
Parve percepire la mia presenza, infatti alzo di scatto la testa e mi guardò negli occhi.
-"Dorian io...".
Mi incamminai dentro la stanza e presi un bicchiere, poi mi avvicinai al tavolo e ci versai dentro del whisky.
-"So già tutto". Dissi a denti stretti chiudendo la bottiglia.
-"Io non voglio un bambino...sono giovane...e...". Non disse nulla, anche se avevo capito tutto. La cosa non mi sorprese minimamente.
Lui non l'amava.
Non capivo il perché ma non ero arrabbiato con lui. Solo terribilmente deluso da Alicia.
-"Avresti dovuto pensarci prima di ingravidare mia sorella". Mandai giù l'alcolico in un sorso. Sentii un senso di calore pervadermi il petto, la bocca era in fiamme. Mi piaceva.
Mi sedetti su una sedia di fronte a lui.
-"Ti prego dimmi che almeno le vuoi bene, dimmi che non era solo il tuo giocattolo erotico, dimmi che ti prenderai carico di quel...quel bambino, anche solo in parte".
Non rispose. Si limitò a guardare il suo bicchiere.
-"Mi fai schifo". Detto questo mi alzai svuotai un altro bicchiere di Jack Daniel e me ne andai dalla cucina.
Non avevo nemmeno più voglia di piangere.
STAI LEGGENDO
Shadowhunters-forbidden love
Fanfiction"Due erano le cose che mio padre mi disse di non fare mai e poi mai: innamorarmi incondizionatamente e infrangere la legge. E io le stavo facendo entrambe, in quell'unico istante."