Capitolo XVII

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Eledhwen era a pochi passi da me, gli occhi puntati sull'orizzonte del mare in tempesta.
L'acqua si abbatteva con forza contro gli scogli scuri innumerevoli metri più in basso.
Feci un passo avanti e scrutai il suo volto impassibile.
Il suo viso era scarno e sciupato, la pelle era spaventosamente pallida, gli occhi cerchiati da un'aurea nera.
Era tremendamente bello, scrutai un'ultima volta il suo candido viso, il suo sguardo stanco e i suoi perfetti lineamenti.
Volse i suoi occhi a me e mi prese la mano, intrecciando le sue dita alle mie.
Sapevo quello che stava succedendo.
Facemmo un passo in avanti, ormai erano pochi i passi che ci separavano dalla fine.
Gettai un'occhiata alle mie spalle. Erano tutti lì che mi fissavano con un'aria di superiorità, potevo intravedere lo scintillio delle loro spade al contatto con i pallidi raggi del tramonto.
Eledhwen mi prese il viso e mi bació con foga.
-"Ti amo". Disse quasi in un sussurro.
Le fate non mentivano mai.
Fece un passo nel vuoto con me a fianco.
Sentii un senso di leggerezza pervadermi il corpo mentre precipitavo giù, verso gli scogli. Poi solo il nulla.

Mi svegliai completamente sudato nel mio letto urlando.
Nell'alzarmi sbattei la testa contro qualcosa, l'urto mi fece ricadere indietro con una smorfia stizzita in volta.
-"Ahi!" Gemetti quasi urlando stringendo i denti e tastandomi la fronte.
-"Per Dio Dorian, fa silenzio!". Sussurò Eledhwen tappandomi la bocca con una mano, nel tentativo di sedare il suono e tenendosi il capo con l'altra.
-"Mi hai fatto male". Si lagnò lui.
Mi guardai attorno nella stanza semibuia
Era stato tutto un sogno.
Un incubo.
Eledhwen era salvo, io ero salvo.
Tirai un sospiro di sollievo e cercai di parlare, emettendo qualche gemito, ma senza successo.
Eledhwen mi guardò sospettoso negli occhi e poco dopo mi tolse la mano dalla bocca.
Mi alzai attirandolo a me tenendolo per il colletto della camicia sgualcita e facendo entrare in contatto le nostre bocche.
Lui strabuzzò gli occhi e arretrò leggermente il busto, come sorpreso da quel mio gesto così impulsivo e spontaneo.
Ma pochi attimi dopo ricambiò il bacio con altrettanta enfasi, spingendomi sdraiato sul letto.
Me lo portai sopra senza interrompere il contatto.
Lui sorrise sulle mie labbra e mi passò le mani sui fianchi, sotto la camicia.
Venni percorso da brividi di piacere.
Mi baciò il collo mentre io gli sprofondavo le mani tra i morbidi capelli scuri.
-"Eledhwen potrebbe entrare qualcuno..." dissi ansimando.
Lui gemette stizzito, mentre con una mano mi calava lentamente la zip dei pantaloni spostando nuovamente le sue labbra sulle mie.
Ansimai di piacere e cercai di approfondire ulteriormente il bacio ma lui balzò in piedi.
Mi misi rapidamente a sedere spaventato dalla sua azione.
-"Cosa succede?!".
-"Zitto, senti". Alzo leggermente il capo verso l'alto per poi voltarsi in direzione della porta, come a volere percepire un suono.
Non sentivo nulla.
Presi lo stilo dal comodino e mi tracciai una runa dell'udito, poi tesi l'orecchio.
Delle urla strazianti ruppero il silenzio.
-"Alicia". Sussurai.
Mi alzai di scatto in piedi e mi avviai alla porta appoggiando la mano sulla maniglia, poi mi voltai verso di lui.
-"sta qua, se... se entra qualcuno nasconditi". Liquidai il tutto con una mano, come a convincere me stesso e lui che nessuno sarebbe entrato.
Lui annui debolmente.
Lo guardai qualche secondo per poi uscire dalla camera e avviarmi alla fonte di tale baccano.
La porta di Alicia era semi aperta e le urla erano sempre più forti man mano che mi avvicinavo.
Sentivo la voce di Caroline sopra le urla. Sembrava davvero spaventata.
Irruppi nella stanza senza bussare.
-"Cosa sta succedendo qua?!".
Caroline mi scrutò dall'alto in basso e poi arrossì violentemente.
-"Ma Dorian...".
Spostai lo sguardo fino alla patta dei pantaloni slacciata e arrossii a mia volta cercando di tirarmi rapidamente su la zip nel tentativo di nascondere l'innascondibile.
Caroline distolse imbarazzata lo sguardo e tornò ad Alicia che gemeva di dolore distesa sul letto.
Notai che si stava tenendo il ventre con le mani.
Caroline la guardava preoccupata.
-"Allora!?". Chiesi spazientito reprimendo la vergogna.
-"Sta per partorire". Disse quest'ultima in poco più di un sussurro.
-"Io...lei...cosa?!". Spostai lo sguardo a mia sorella che si stava contorcendo dal dolore sul materasso.
-"Scusa ma tu che ne sai?!".
Caroline mi guardò rapidamente per poi tornare ad Alicia.
-"Le acque, Dorian".
-"Ma scusa di solito non...".
-"Va a chiamare Ruben e i fratelli silenti".
-"Ma...".
-"Dorian, Cristo santo" rivolse il suo sguardo a me "Questo bambino nasce con più di due mesi di anticipo, c'è qualcosa che non va! Ha perso molto sangue! Fa come ti dico! Va, per l'angelo!".
Scrutai a lungo il volto di Alicia e quello di Caroline.
-"Prendo anche degli asciugamani".
Detto questo uscii a grandi falcate dalla stanza.

Le urla di Alicia erano ancora più strazianti ti prima.
Mi piangeva il cuore, per quanto fossi arrabbiato con lei, vederla ridotta in quelle condizioni.
Due fratelli silenti erano ai piedi del letto con la loro solita disturbante aurea.
-"Spingi!". Urlava Caroline.
Sapevo cosa stava accadendo, tra meno di qualche ora sarei diventato zio.
E per quanto cercassi di negarlo a me stesso l'idea mi eccitava parecchio.
Lanciai una rapida occhiata al letto dove giaceva mia sorella e mi si contorsero le budella.
Il letto era completamente imbevuto di sangue scarlatto.
-"io...io esco...". La mia voce vibró, forse per il ribrezzo di quella scena.
Nessuno parve calcolarmi.
Caroline era troppo impegnata ad urlare incoraggiamenti a mia sorella, i fratelli silenti tutti presi con le loro cose da...da fratelli silenti, di Ruben non c'era traccia, probabilmente era sgattaiolato via dai suoi problemi dopo aver sentito le urla.
Reprimetti un conato mentre uscivo dalla stanza e tornavo a grandi falcate nella mia.
Una volta entrato chiusi la porta a chiave e andai a sedermi sul letto.
Lui era ancora lì, non lo vedevo ma lo percepivo.
-"Puoi anche uscire ora".
Percepii dei passi leggeri e pochi istanti dopo
Eledhwen fece capolino dalla porta del bagno con i capelli che andavano in tutte le direzioni.
Era molto pallido e gli occhi erano privi del solito scintillio.
Ancora una volta mi chiesi cosa stesse passando col suo popolo.
Ancora una volta non osai chiedere.
Mi alzai in piedi e lo superai, entrando nel bagno.
Lui si voltò a seguire i miei movimenti.
Mi sentivo i suoi occhi addosso mentre piazzavo uno sgabello davanti al lavandino e tiravo fuori un paio di forbici.
-"siediti". Dissi mentre affilavo queste ultime.
Lui non ribattè e si sedette.
Le urla di Alicia riempivano il silenzio.
Cercai con tutto me stesso di ignorarle.
Gli presi una ciocca di capelli tra le mani e con l'altra impugnai la forbice.
Fuori iniziò a piovere.
Scrutai i suoi occhi tramite lo specchio, poi strinsi l'oggetto e iniziai a tagliare.

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