Capitolo XII

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[CONTENUTO ADATTO A TUTTI]

Venni svegliato dalla luce che filtrava dalla finestra, sentivo tutto il corpo indolenzito e gli occhi mi bruciavano, mi toccai il viso e sentii la garza che mi copriva la parte destra della faccia ruvida al tatto.
-"Buongiorno raggio di sole".
Alzai leggermente la testa da cuscino per vederlo. Era seduto in fondo al mio letto a gambe incrociate, la schiena appoggiata al muro. In mano aveva qualcosa che pareva una pietruzza rossa.
-"Eledhwen? Che ci fai qui?".
-"Qualcuno qui si è dimenticato un appuntamento, e quel qualcuno non sono io". Rispose lui sorridendomi, aveva la pelle pallida e gli occhi stanchi, le ferite sul viso erano quasi del tutto sparite.
-"Aspetta...Vuoi dire che tu..."
-"Sono rimasto qui tutta la notte, esatto". Disse lui interrompendomi.
-"Ah un'altra cosa". continuò lui "Spero ti siano piaciuti i sogni che ti ho fatto fare stanotte, sembravi molto agitato e ho pensato che ne avessi bisogno". disse sorridendomi malizioso.
In effetti le fate avevano la capacità di modellare i sogni a loro piacimento....mi sentii il viso avvampare al ricordo dei sogni di quella notte.
Lui parve allargare il sorriso.
-"Vuoi scendere a far colazione?". Disse ad un certo punto interrompendo il silenzio che si era creato.
La luce che filtrava dalle finestre gli illuminava il viso, rendendo gli occhi di un verde quasi azzurro e la pelle ancora più bianca.
-"Sei impazzito? Mia sorella e ...".
"Sono andati a Idris tramite portale questa mattina, la giovane Alicia sembrava molto arrabbiata... uno svampito con gli occhi viola ha aperto il passaggio, adesso non so dove sia finito, credo in spiaggia". Si interruppe e mi guardò intensamente -"Ci siamo solo noi due, nell'istituto".
Deglutii a quell'idea. Io ed Eledhwen, da soli, non sapevo cosa si aspettasse e cosa no da me.
-"Va bene scendiamo". Dissi io, non facendo trapelare emozioni.
Lui si avvicinò a me e mi scostò le coperte.
Sentii per la seconda volta nel giro di 5 minuti il viso andare in fiamme, portavo solo un paio di boxer e una maglietta corta, Eledhwen mi tocco la garza sull'occhio pensieroso, un istante dopo mi passò una mano sotto la schiena.
-"Ehy che fai?!". Mi guardò intensamente per un attimo, poi rispose.
-"Ti porto giù da basso in braccio, è ovvio, che ti aspettavi?". Detto questo mi tirò su di peso. Sentivo i suoi muscoli tendersi e le pulsazioni del suo cuore contro il mio corpo.
-"No ma cos?! Riesco anche a camminare da solo!". Mi guardò per un secondo come se fossi pazzo. I nostri volti erano a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro e potevo scorgere le leggere pulsazione sul suo collo sottile.
-"Va bene, però se hai bisogno non esitare a chiedere". Rispose lui, ma non sembrava troppo convinto. Mi posò a terra delicatamente e uscì dalla stanza, io lo seguii.

-"Senti anche tu odore di bruciato?".
-"Sarà il fuoco della mia passione". Disse lui serissimo.
Eravamo seduti sul lungo tavolo della cucina, io stavo mangiando tutto quello che mi capitava a tiro, mentre Eledhwen si limitava a stuzzicare delle fragole, sostenendo che il cibo mondano gli dava il voltastomaco.
Spostai lo sguardo oltre a lui e mi venne un colpo.
-"Eledhwen! Per Raziel il tostapane è in fiamme!".
-"Il tosta-che?". Si voltò anche lui, ma non parve sorpreso dal piccolo incendio che aveva lui stesso causato.
-"Oh per l'Angelo spegnilo!".
Mi guardò per un secondo come se avessi appena detto che Raziel stesse nudo in corridoio. Poi si alzò e si avvicinò lentamente al tostapane, lo osservò a lungo mentre le fiamme si levano sempre più alte, alla fine ci rovesciò sopra il cartone del latte. Il fuoco sparì lasciando al suo posto una densa nuvola di fumo grigio.
-"Oh no, ho bruciato il cibo". Disse lui, tirando fuori le due fette di pane che gli avevo chiesto di inserire precedentemente; inizialmente pensai che quell'affermazione fosse sarcastica, poi però vedendo il suo volto deluso mi affrettati a rispondere.
-"Fa niente, tranquillo. Non sapevi usarlo, non è colpa tua, avrei dovuto dirti io che non bisognava metterci dentro il cibo impacchettato. Ora ti aiuto ad asciugare".
Mi alzai, nonostante le sue proteste e mi avvicinai a lui.
Sfortunatamente scivolai sull'alone di latte, sentii la terra mancarmi sotto i piedi per una frazione di secondo, mi preparai a subire l'impatto, ma qualcosa fermò l'urto.
Eledhwen mi aveva afferrato al volo, il suo viso era a pochi centimetri dal mio.
Il bacio fu inevitabile.
Mi sollevò con forza da terra e io gli cinsi la vita con le gambe, le labbra costantemente incollate.
Sentivo il cuore battermi all'impazzata nel petto.
Lo presi per la nuca e lo avvicinai ancor di più a me, lui emise un gemito ma non staccò le labbra.
Mi spinse sul top della cucina a sedere, numerosi piatti e padelle caddero rovinosamente a terra, producendo un rumore sordo mentre la sua bocca si spostava sul collo, lasciandomi baci umidi sino alle clavicole, si fermò un istante poi mi tolse la maglia, facendomi rimanere in Boxer.
Sentivo il suo respiro sul mio collo, le sue mani sui fianchi, il suo corpo che mutava per aderire al mio, alzai la testa verso l'alto mentre lui mi baciava il collo e il petto.
Sentii un rumore improvviso dietro di lui.
-"Oh per l'Angelo scusate! Non volevo interrompere!".
Eledhwen mi lasciò subito andare e si voltò, sembrava vagamente minaccioso.
Sulla soglia della porta c'era un mortificato individuo che ci fissava intensamente.
-"Sei uno stregone". Mi morsi la lingua, le parole mi erano uscite da sole di bocca.
Seguii un lungo silenzio.
Notai che l'individuo aveva due occhi viola, ora concentrati a scrutare la scena che gli si presentava davanti, aveva i capelli bianchi arruffati probabilmente dal vento ed era molto alto, anche più di Eledhwen, avrebbe potuto apparire un duro, ma la sua espressione dolce e ingenua tradiva tutto.
-"Malcom, Malcom Fade. Tu devi essere il fratello di Alicia". Disse serissimo.
Il suo sguardo si posò su Eledhwen, i capelli mori sparati in tutte le direzioni.
-"Una fata". Sentii il peso del suo sguardo gravare prima su di me poi su Eledhwen.
-"Va contro tutti gli accordi della pace Fredda".
Piombò un silenzio tombale nella sala.
Eledhwen sosteneva lo sguardo di Malcom mentre io mi rimettevo in fretta la maglietta e scendevo dal top della cucina.
-"Ti prego non...".
-"Cosa?". Chiese lui. Sembrava vagamente offeso.
-"Pensi che io vada a raccontare tutto al Conclave?! Oh no, non sono certo il tipo".
Eledhwen parve rilassarsi.
-"Un amore come il vostro è raro, andare contro tutto ciò che la legge impone per una persona, fare di tutto per lei". Si interruppe pensieroso, poi riprese.
-"Torneranno a momenti, non vorrei rovinare tutto ma è meglio che la fata se ne vada".
Eledhwen lo guardò minaccioso, poi mi rivolse un sorrisetto sghembo.
-"Ci vediamo domani Jasper". Si sporse verso di me e mi bació delicatamente la bocca, io afferrai la sua testa e la premetti contro la mia.
Eravamo andati così vicini, e poi era arrivato lo stregone, ma tuttavia non riuscivo a provare rabbia nei suoi confronti.
Eledhwen si voltò e raggiunse Malcom, appoggiato allo stipite della porta, i suoi occhi sembravano lucidi, come se potesse mettersi a piangere da un momento all'altro.
-"Quanto a voi stregone". Disse in tono pomposo inchinandosi. "Avete tutto il mio rispetto".
Fade si limitò a passarsi una mano sul viso e a sorridere.
Un secondo dopo Eledhwen si stava incamminando verso l'uscita, sparendo nell'ombra del lungo corridoio.
Sentivo già un vuoto dentro di me, un vuoto che solo Eledhwen avrebbe potuto colmare.
Seguì un silenzio tremendamente imbarazzante.
Alla fine Malcom parve accorgersi del disordine causato poco prima da me ed Eledhwen, con uno schiocco di dita ripulì tutto.
-"Grazie". Dissi piano.
Lui mi sorrise di rimando.
-"Torna a letto, Dorian.  A momenti saranno tutti qui".
Decisi che forse era opportuno seguire il suo consiglio. Per quanto pazzo quell'individuo fosse sembrava sapere quello che faceva.

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