Il cane sulla spiaggia del vecchio molo

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Harry è bellissimo.
Non che sia una novità, ma stasera più lo guardo e più mi rendo conto di quanto la sua bellezza sia impossibile da ritenere reale.
È sconvolgente quanto ogni suo gesto, ogni espressione del suo viso, persino il modo in cui mastica il cibo mi lasci incantata.
E poi mi sorride di continuo- cosa che riesce ad agitarmi persino più di quanto non sia già.
È la prima volta che passiamo del tempo insieme senza nasconderci o fingere un distacco che non ci appartiene più.
Non sta nemmeno andando così male.
Oddio, all'inizio devo dire che sedermi al tavolo con lui sotto gli occhi di tutte queste persone mi ha fatta sentire esposta e a disagio.
Ho trascorso una quindicina di minuti a cercare di scovare sui volti attorno a me una qualsiasi manifestazione di disappunto o di curiosità, ma a parte qualche sguardo disinteressato ed indifferente, non ho ricevuto altro in risposta.
E così, già alla fine della prima portata mi sono sentita più calma, tanto che parlare con lui della scuola e della gita a Firenze- ormai alle porte- mi è sembrato persino naturale.
«Sarà terribile»
«Addirittura?», sorride lui, infilzando un boccone di arrosto per portarselo poi fra le labbra ed io annuisco con veemenza, ché il solo pensiero di dover passare otto giorni con lui senza poterlo neanche sfiorare, già mi fa ammattire.
Alza le spalle, in risposta. «Vorrà dire che ci daremo al sesso virtuale»
«Ché?!», rido e sgrano gli occhi non tanto per la proposta in sé, quanto più per il fatto che sia a conoscenza di quella pratica erotica della mia generazione.
«La tua generazione-», ripete, lievemente stizzito a quel mio avergli dato- ancora una volta- del vecchietto, seppur implicitamente. Sorridendo divertito taglia poi un altro boccone del suo piatto e me lo porge per imboccarmi.
Davanti a tutti.
Presa in contropiede, sento una lieve scossa irrigidirmi il corpo nella sedia imbottita.
«Su, avanti!, assaggia», mi esorta, scoccandomi un altro sorriso rincuorante.
Lo assecondo, sporgendomi col volto per ricevere la carne morbida fra le labbra e dio mi assista, ora, perché vorrei davvero rovesciare il tavolo e gettarmi su di lui per divorare il suo corpo, altro che l'arrosto.
Buonissimo, non c'è che dire, ma la fame che sta cominciando a mordermi ora al basso ventre non ha niente a che fare con il cibo.
E non fa altro che aumentare. Di minuto in minuto, di boccone in boccone e di sguardo in sguardo.
Inizio a pensare di aver sviluppato una sorta di dipendenza sessuale nei suoi confronti- perché ai miei occhi qualsiasi posto potrebbe essere perfetto per farci l'amore con lui.

Quando finalmente arriviamo al caffè, mi sento già un ammasso organico fatto di languore e desiderio, perciò alzarmi dalla sedia per seguirlo alla cassa e finalmente fuori dal ristorante è un vero e proprio sollievo.
Via, lontano da occhi indiscreti, il più presto possibile.
Ora.
«Posso fumare o-», sogghigna ed io mordo via il resto della sua frase, soffocandola poi sulle sue stesse labbra, già mie prigioniere.
Scuoto il capo, ridendo sommessamente e continuo a baciarlo finché lui non scosta il viso, osservandomi dall'alto con un sorrisetto sulle labbra. Faccio per baciarlo ancora, alzandomi sulle punte, ma in tutta risposta lui alza ancora di più il viso, il suo sorriso si fa dispettoso e le dita della sua mano si intrecciano alle mie.
Poco dopo stiamo camminando in direzione opposta a quella in cui Harry ha lasciato la macchina, dettaglio che mi fa sorridere e rabbrividire al tempo stesso.
Lo seguo in silenzio, l'unico rumore udibile ora è quello delle nostre scarpe che scricchiolano ad ogni passo sul cemento spolverato di sabbia.
Per ovvi motivi Harry ha deciso di rimanere nella sua zona, questa sera, scegliendo un ristorante a pochi isolati da casa sua così che la gente non possa indovinare nemmeno volendo la mia identità e con essa la mia età.
Dice che ancora è presto per affrontare conoscenti e amici, ché potrebbero sentirsi autorizzati a dire la loro al riguardo, senza interrogarsi su alcun altro aspetto.
Dal mio canto, sarei ben entusiasta di urlarlo a quattro venti che stiamo insieme, ma la sua discrezione a parti inverse è comprensibile.
«Attenta, ci sono alcuni gradini», dice d'un tratto, fermandosi poco più in basso per stringermi più saldamente la mano e aiutarmi a scenderli uno ad uno sui tacchi- per altro clamorosamente bassi, ma si apprezzi lo sforzo.
Sotto la suola della scarpa il suolo diventa subito soffice e fresco e da lontano il rumore spumoso e incessante delle onde mi carezza le orecchie.
Acuisco la vista, così da identificare su quale spiaggia ci troviamo e lui, quasi voglia evitare che mi rovini la sorpresa, riprende subito a camminare davanti a me, senza mollare la mia mano.
Ad ogni passo il rumore ritmato delle onde si fa più vicino e la vista mette a fuoco finalmente una struttura diroccata a ridosso del mare.
Il vecchio molo per quanto ne so è inaccessibile, ché per quanto sia ancora imponente e romantico, ha perso buona parte delle assi di legno, creando vari buchi lungo la passerella.
«Dove stiamo andando?», domando sempre più impaziente e in tutta risposta lui mi attira a sé, trascinandomi con lui contro ad uno dei pali reggenti della costruzione.
«Ora ci crolla in testa», ridacchio fra le sue labbra, mentre mi spinge sempre di più contro il legno. Dai suoi movimenti mi pare di capire che ha intenzione di farlo esattamente qui, sotto al molo.
Idea romantica, degna di lui.
Mi lascio sollevare dal suolo e avvolgo le gambe attorno al suo busto, già preda degli ansimi.
Per quanto sia buio, riesco a vedere i suoi occhi brillare di desiderio fissi nei miei- quasi con prepotenza. Anche i suoi gesti sono rudi, mentre si slaccia i pantaloni e se li abbassa lungo le cosce, per poi inchiodarmi letteralmente al palo.
Stringo ancora di più le cosce ai suoi fianchi, reggendomi saldamente con le mani alle sue spalle.
E in poche spinte i nostri respiri si fanno corti, graffiati, ansimati a somiglianza del ritmo incalzante dei suoi affondi, che di tanto in tanto li incrinano in gemiti e versi sommessi.
Sono completamente distaccata dalla realtà, tanto che persino lo sfregamento continuo della schiena contro il legno ruvido non mi causa più alcun fastidio.
Tutto è rimpiazzato dal piacere.
Non sento altro che piacere. Ovunque.
Nel ventre, fra le cosce, nel petto. Ogni singola fibra del mio essere è incendio divampante, alimentato da quel suo continuo spingere come se non dovesse averne mai abbastanza.
Affondo le dita nella sua carne, le unghie scavano le sue spalle in risposta ai suoi denti che hanno appena fatto lo stesso sul mio collo. Poi Harry decide di mollare la presa e lanciarsi in una serie di versi più strozzati ed eccitati, soffocati sotto la mia mandibola.
Riapro gli occhi, sentendolo già prigioniero dell'orgasmo e mi devo letteralmente aggrappare a lui, ora, ché nella foga non riesce nemmeno più a fare altro che non sia spingere.
Veloce.
Forte.
Sempre più a fondo.
I suoi versi si fanno più brutali, graffiati nella gola, mentre mi tira più su, afferrandomi saldamente dalle cosce.
«Harry, aspetta-», gemo in un sussurro, alzandomi e abbassandomi ad ogni suo colpo di reni.
C'è qualcuno in fondo alla spiaggia, sui gradini che portano in strada.
«Che c'è?», freme lui, voltando il capo nella stessa direzione.
«Non lo so, mi sembrava-»
«Hai visto qualcuno?». Aggrotta le sopracciglia, allarmato dal mio sguardo fisso sulla distesa sabbiosa.
Lentamente mi lascia tornare coi piedi per terra e mentre ci rivestiamo, la figura in lontananza si ripalesa ai nostri occhi, subito seguita da una più bassa.
Un cane.
Ci guardiamo di sottecchi, trattenendo una risata imbarazzata e come nulla fosse, ci incamminiamo per tornare indietro.

Joy D. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora