Joy Dawson entra nella famiglia dei ladri di tratti somatici

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«Un tempo questo vestito mi piaceva da morire, sai?».
Mi guarda senza capire, a giudicare dalle sue sopracciglia aggrottate.
Vorrei poter stare a letto tutto il giorno, oggi. Con lui sul seno e la pioggia fuori a rendere tutto più veloce e scorrevole.
Ma questo pensiero lo tengo per me, ché non vorrei lo fraintenda con una mia mancanza di voglia di conoscere la sua famiglia.
Sorrido, ripiegandolo con cura per metterlo via.
Magari in futuro potrei avere voglia di indossarlo di nuovo, chissà.
«Perché non te lo provi?»
«Perché mi piace- e sarebbe un peccato strapparlo», sospiro, pescando dal cassetto un maglione che ho comprato con mamma in un negozio dotato di reparto premaman.
Harry mi scivola di fianco, comparendo dal nulla. Non l'ho neanche sentito avvicinarsi.
Prende il maglione e lo posa di lato, fra gli altri miei vestiti. «Fammi contento, dai», insiste, porgendomi il vestito.
«Harry, davvero- non ci entrerei nemmeno volendo»
«La gravidanza non ti ha toccato i fianchi. E neanche le cosce».
Com'è che alla fine debba averla sempre vinta lui, per me rimarrà per sempre un mistero.
Con una smorfia rassegnata mi sfilo la canottiera e i pantaloni, rimanendo in intimo davanti a lui.
«Cosa?», gli domando, quando sul suo volto si accende un'espressione sofferente. Gli occhi scivolano sul mio corpo, mi mettono in imbarazzo come mai prima d'ora. «Lo so, sembro una balena- eh?»
«Sei bellissima, amore. Non - aspetta, non vestirti»
«Harry, davvero-»
«Ti prego- voglio guardarti solo un po'», risponde lui, lasciandomi del tutto senza parole.
I suoi occhi mi corrono addosso, si fermano sui miei seni, sulle gambe e poi riprendono a correre in lungo e in largo, iniettati di una luce che non è né desiderio né brama.
Sembra adorazione.
Scuote il capo, sorridendo imbarazzato e mi basta chinare lo sguardo sui suoi boxer per capire che non mi stava affatto prendendo in giro.
«Tu sei davvero un caso senza speranze-»
«Joy, ti assicuro che mi hai regalato erezioni davvero prepotenti, in passato. Ma questa-», trattiene il respiro, avvicinandosi per far entrare in contatto la nostra pelle.
Sta ansimando, le labbra sul mio viso lasciano baci ansanti in lungo e in largo, mentre le sue mani mi carezzano le braccia, la schiena e i fianchi.
Rabbrividisco di piacere, piegando il capo perché continui il suo percorso di baci fino a raggiungere il collo.
«Fa' l'amore con me», sussurra piano, carezzandomi delicatamente un lato del ventre.
«Arriveremo in ritardo alla festa-».
Alza le spalle, sorridendo malizioso.
Non deve essergli bastata stamattina.
Né ieri sera e tutte le sere e le mattine precedenti.
Vuole fare l'amore di continuo, almeno questo non è cambiato nel corso degli eventi che ci stanno per rendere genitori.
Lo guardo stendersi sul letto, le gambe divaricate e i gomiti infossati nel materasso, un guizzo malizioso gli attraversa gli occhi a mo' di invito.
È così provocante che rifiutarlo sarebbe un peccato mortale. Il suo busto ampio mi chiama a sé ed io, goffa e ben poco sexy, rispondo prontamente arrampicandomi sulle sue gambe.
Spero che sua sorella ci perdoni, ma portare in grembo un bambino è davvero stressante- anche sessualmente parlando.
Sono costantemente infiammata di libido, da un punto di vista allegorico potrei paragonarmi ad un fuocherello che crepita senza sosta- senza mai stancarsi di ardere.
E Harry è benzina- basta il solo contatto fisico fra di noi, per quanto inconsapevole o disinteressato, ed io divento un incendio divampante.
Farei l'amore con lui tutto il giorno, per giorni e settimane, dimenticandomi di qualsiasi altra esigenza primaria.
Sono insaziabile e lui è il mio combustibile preferito. Anche solo il muovermi sul suo bacino mi fa gemere di continuo, le sue mani strette ai miei fianchi veicolano la mia danza su di lui e i nostri occhi anticipano il tutto, facendo l'amore per primi.
«Piano, amore. Piano», sorride, i miei ansimi sono la prova di quanto il mio fisico si affatichi presto, qualunque attività compia.
E lui, premuroso e generoso anche quando facciamo l'amore, mi aiuta a scendere dalle sue gambe così da invertire le posizioni.
Mi sdraio sul fianco e lui si adagia accanto a me, abbassandosi i boxer lungo le gambe.
Non riesco a piegarmi a causa della pancia ingombrante, perciò lascio che mi sfili lui l'intimo e nel frattempo mi appresto a ringraziarlo baciandogli il mento, la mandibola e le labbra, tirate in un sorriso insolito, spensierato.
È in questi momenti che io e Harry dimentichiamo ogni screzio e ogni problema.
Lo sento aderire completamente a me, mentre mi penetra lentamente da dietro. Irrigidisce le gambe e, con un movimento lento e profondo, guadagna tutto lo spazio che ho da offrirgli.
Comincia quindi a spingere, ma senza esagerare. Una mano preme fra i miei seni e l'altra è affondata nel cuscino, poco dietro la mia testa.
Lo guardo, sforzandomi di tenere gli occhi aperti- ma il piacere si sta prendendo tutto, organi, sangue, respiro e sensi compresi.
Vengo sempre dopo una manciata di minuti, le sue spinte incalzanti toccano un'area dentro di me tanto sensibile quanto vasta, è come fossi un concentrato di terminazioni nervose che sussultano ad ogni suo affondo.
Paradisiaco. Ma anche questa volta dura troppo poco.
Il mio sesso si contrae, serrando Harry dentro di me e da quell'istante diventiamo entrambi un concentrato di ansimi, mugolii e versi strozzati, finché lui non si riversa nel mio corpo, la mano stretta al mio seno e il corpo che scatta in continue convulsioni calde, arroventate e vibranti.
«Dio, amore-», soffia tra i denti, spingendo la fronte contro la mia tempia.
Lo sento ridere sommessamente, mentre crolla al mio fianco e mi stringe da dietro in un abbraccio bollente e morbido.
«Dobbiamo andare per forza, eh?», aggiunge, carezzandomi il ventre con una dolcezza che si sposa ben poco con quanto abbiamo appena fatto.
«Preferisci stare qui a rifarlo?»
«Tu no?», mi risponde, la voce soffocata da uno sbadiglio silenzioso.
«Non sono nelle condizioni di rispondere lucidamente alla tua domanda»
«Giusto- il progesterone, quel caro amico che non finirò mai di ringraziare-»
«Harry!», esclamo, sbarrando gli occhi di fronte al suo commento esplicito sulla mia voglia fisiologica.
Sono così rari i momenti in cui ridiamo insieme in questo modo, come se il futuro fosse una distesa pianeggiante e noi avessimo soltanto voglia di camminare, camminare e camminare.
Mi rigiro nel suo abbraccio, finendo a sfiorare il suo mento col naso e lui, forse per allungare di qualche istante ancora questo momento di pace e serenità, abbassa il capo per baciarmi.
Le sue labbra sono morbide e umide, ma la loro magia sta tutta nel potere che hanno di spazzare via ogni pensiero cupo dalla mia testa. Mi fanno sentire la ragazza più desiderata dell'intero universo, specialmente quando si posano sulle mie in tanti piccoli baci a morso.
Come quelli che mi sta dando adesso.
«Riprendiamo più tardi questo discorso- magari», sorride infine, schioccandomi un ultimo bacio sulla fronte.
Ed è ora di andare.
Alla fine decido di indossare un vestito un po' più largo, anche se la pancia sotto al tessuto elastico mi fa sembrare comunque al nono mese, piuttosto che al settimo.
Harry esce dal bagno con addosso un paio di jeans scuri e aderenti, che gli calzano a pennello sulle gambe lunghe e atletiche. Camicia di jeans e maglia bianca che si intravede sotto gli ultimi bottoni slacciati.
È un sogno. Persino vestito casual sarebbe in grado di far sfigurare un modello di alta moda.
Mentre io... beh, io sembro più un cotechino ripieno. È frustrante che nell'attesa di diventare papà, lui resti così dannatamente figo.
Dovrebbe esserci una regola in natura, per cui anche il maschio, durante i nove mesi di gravidanza, aumenti di qualche chilo. Sarebbe più solidale, così, no?

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