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«ti piace così tanto venire massacrato da me? Sei un fottuto masochista

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«ti piace così tanto venire massacrato da me? Sei un fottuto masochista.» sibilai a denti stretti, quella era l'unica cosa che in quel momento ero in grado di fare.

Lui stava davanti a me, i gomiti appoggiati sul marmo freddo del
balcone, sembrava che mi stesse ignorando.

Era del tutto differente dall'ultima volta che l'avevo visto, ma i suoi capelli spettinati tradivano il nuovo aspetto.

Posò una mano sul marmo e iniziò a tamburellare le unghie smaltate di nero su di esso, provocando un ritmo cantilenante.

«non ho intenzione di lottare contro di te, Kacchan.» appoggiò un gomito sul marmo e premette la mano contro la guancia arrossata a causa del freddo.

«volevo solo vederti, niente rancore, gius-»

afferrai il colletto della sua camicia bianca, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento anch'esso in marmo.

«ascoltami, nerd di merda. Io mi ci pulisco il culo con tuoi modi di fare da finto cattivo, ma questo teatrino del cazzo mi fa girare le palle.»

«con quale coraggio tu-,» alzai lo sguardo sul suo viso e mi accigliai, era in procinto di ridermi in faccia e questo mi fece imbestialire ancora di più.

Lasciai la presa sulla sua camicia e strinsi un pugno, affondando le unghie nel palmo della mano.

Le mie nocche vennero a contatto con lo zigomo arrossato di Deku, che sussultò al contatto fino a perdere l'equilibrio e a cadere davanti a me.

«allora vuoi giocare? Me lo aspettavo da uno come te, Kacchan.» salì in piedi sul balcone, sfruttando la sua unicità.

La sua mano venne a contatto con la mia spalla, dandomi una leggera spintarella e sorridendomi a trentadue denti.

«ce l'hai!»

Non ebbi nemmeno il tempo di contestare, stava già svignandosela grazie a quella sua stupida unicità.

Saltai giù dal balcone e frenai la caduta grazie alle continue esplosioni emanate dalle mie mani, ero fuori di me.

«sei lentino!» mi urlò da lontano, io emisi un lamento in risposta, non potevo dare il meglio di me, eppure lui ci riusciva.

Dopo il festival sportivo dell'anno scorso e il susseguirsi degli eventi aveva perfezionato il suo potere, ancora più di prima.

«tu non vali nulla in confronto a me, Deku.»

Quando lo vidi fermarsi e respirare affannosamente mi avvicinai a lui, spingendolo contro una quercia e bloccando ogni suo movimento.

«ti ho preso.» il mio respiro si infrangeva contro il suo viso, e il suo contro il mio collo, dato che era poco più basso di me.

«Kacchan, è rimasto bello come quando eravamo piccoli.»

Lui spezzò quel silenzio quasi imbarazzante, non capii ugualmente cosa volesse intendere con quella frase.

«il bosco, Kacchan.»

mi guardai intorno e mi accorsi che eravamo proprio al centro del bosco dove facevamo le nostre piccole "escursioni".

«perché mi hai portato qui?»

«È stato l'istinto a portarmici. Non pensavo ad una destinazione, in verità.»

Quel suo continuo ridacchiare per ogni cosa iniziava a darmi i nervi. «tsk.»

Spostò lo sguardo su di me e mise il broncio. «cerca di essere comprensivo, almeno per una volta.»

Dopo poco rilassò il viso. «Adesso non ci sarà più nessuno che potrà contestarti quando proverai ad uccidermi. Puoi iniziare a considerarmi un vero nemico.»

«come se fosse difficile sbarazzarmi di te.»

«stai esitando, Kacchan. Sono cinque minuti che siamo in questa posizione, è imbarazzante.»

le guance di Deku si colorarono di un rosa debole, tendente al rosso.

Affondai gli incisivi nel labbro inferiore. «io-, stavo per farlo, idiota.» aggrottai la fronte e feci vagare il mio sguardo da qualche altra parte.

Passò sotto al mio braccio e la sua mano venne a contatto con il mio polso, iniziò a tirarmi. «vieni, Kacchan.»

Era come se il mio corpo si fosse mosso da solo, deglutii leggermente e tenni lo sguardo fisso da un'altra parte, per non incrociare il suo.

Il silenzio ci avvolse nuovamente fino a che non giungemmo sulla cima di una collina.

Mi accasciai leggermente su me stesso e misi le mani sulle ginocchia, l'avevamo fatta tutta a piedi senza usare le unicità ed io non ero più abituato.

Deku si sdraiò sul prato e chiuse gli occhi, aprendoli dopo alcuni istanti. «dai, vieni.»

Aggrottai la fronte. «Non dovrebbe essere così. Io.. Io ti odio.» mi leccai leggermente le labbra.

accennò una risata. «a me non importa. Vieni e basta.»
Sbuffai e mi sedetti vicino a lui, alzando lo sguardo verso il cielo.

«è bellissimo, vero?»

«sì, lo è.»

«mi dispiace, Kacchan. Se non fossi stato così fin dal principio sarebbe stato bello essere ancora amici.» accennò nuovamente un sorriso, più spento rispetto a quelli di prima.

Non esitai un attimo ad avvicinarmi di più a lui. Mi misi a cavalcioni e premetti il petto contro il suo, annullando tutte le distanze tra di noi.

Volevo che diventasse di nuovo rosso a causa mia, la sua vecchia innocenza sarebbe venuta fuori solo in questo modo.

«Kacchan» mormorò e appoggiò la guancia contro l'erba, cercando di evitare il mio sguardo in qualsiasi modo.

«Kacchan, cosa stai-» sussurrò leggermente ma io lo interruppi, appoggiando il pollice sul suo labbro inferiore, invitandolo a fare silenzio.

Non sapevo neanche io cosa diamine stessi facendo, ma non potevo evitarlo, non volevo evitarlo.

Quindi, senza troppe perifrasi, appoggiai le mie labbra sulle sue, e anche le mie guance in quel momento si dipinsero di rosso, un rosso che evidenziava bene la mia inesperienza in quel tipo di cose.

mi staccai dopo pochi istanti e lui spostò finalmente lo sguardo su di me, così riappoggiai le labbra sulle sue e quello di prima si trasformò in un bacio più passionale, più intenso.

e neanche io sapevo in che guaio madornale mi fossi appena cacciato.

uncovered kisses ✧ katsudeku ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora