#1 in "shonen" 05/06/2018.
#2 in "yaoifanfic" 20/08/2018.
#katsudeku - ❝ allontanare la verità dalla mia mente mi illuse che ce ne potesse essere un'altra di verità, meno amara. Magari come la desideravo io, utopisticamente. Ma la nostra verità, mia...
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Erano passati due mesi dall'accaduto, fui ricoverato in ospedale per tre settimane e solo alla seconda mi risvegliai.
La prima persona che mi si presentò davanti fu Izuku, ma io lo respinsi.
Mi ritrovai in casa mia come se nulla fosse e tornai alla mia vita quotidiana, i miei genitori sempre fuori per lavoro e Kirishima che dopo le lezioni pomeridiane mi chiedeva se potessi aiutarlo coi compiti.
Misi i piedi sul parquet sotto il mio letto, sospirando appena e chiudendo gli occhi, gemendo appena di dolore quando sentii una fitta alla spalla.
All'improvviso sentii uno strano rumore provenire dal terrazzo e in quel momento mi chiesi se la sfiga fosse venuta ad abitare nell'appartamento di sopra.
Mi alzai dal letto e con cautela mi avvicinai alla finestra, aprendola poi ed uscendo sul terrazzo.
Izuku.
Non era vero, non poteva essere vero.
Con le gambe di gomma e un dolore acuto a devastarmi lo stomaco, come di chiodi piantati dentro.
All'improvviso sentii i polmoni incendiarsi, il cuore sul punto di esplodere.
Lui era lì. In piedi davanti a me, sotto il sole, pallido e sfiorito. «Che cazzo ci fai tu qui?»
«Sono venuto a cercarti. Mi devi ascoltare.»
«Vattene.»
Mi avrebbe fatto male guardarlo, mi avrebbe polverizzato le ossa. Mi avrebbe mostrato tutto quello che avrebbe potuto essere, e che per colpa di lui non ero mai stato.
«Non volevo che andasse così, non doveva finire così, ma Shigaraki lo ha scoperto. Volevo proteggerci, volevo proteggere te.»
Mi bastarono tre passi per raggiungerlo. Lo afferrai per le spalle e lo scrollai forte.
«Ma c'ho scritto stronzo in fronte? Avanti, dimmelo, c'ho scritto stronzo in fronte?»
«So che non mi credi.»
«Certo che non ti credo. Vattene.»
Mi voltai per andarmene. Il tempo di fare tre passi e le sue braccia mi strinsero forte. Si schiacciò contro la mia schiena.
«Non ti avvicinare.» lo allontanai con forza, ma l'unico istinto che avevo era di riprendermelo, di tenermelo stretto, anche così, anche con tutto quello che mi aveva fatto.
