❁ ❁ ❁
Cold light above us,
Hope fills the heart and fades away
Skin white as winter,
As the sky returns to gray
-breaking benjamin; anthem of the angels
Il tempo trascorse. Passarono i giorni, le settimane e, senza nemmeno accorgermene, mi ritrovai catapultato un mese avanti dall'inizio di tutto. Quel lungo e al contempo breve lasso di tempo passò velocemente, molto più in fretta del previsto. Tempo che impiegammo io a nascondermi da Jimin e, nonostante fossi sempre impegnato con te, tenermi al passo con tutte le lezioni; tu a scoparmi a casa tua o dovunque avessi voglia.
Inizialmente credevo che mai mi sarei abituato a quel ritmo, che mi sarei arreso presto e che il mio corpo, seppur forte e resistente, non avrebbe retto. Eppure mi ci abituai e una volta passata la paura, oltre che il tuo, diventò anche il mio passatempo preferito. Cominciarono persino a piacermi i tuoi strani giochetti perversi.
Certo, mi sarebbe piaciuto tanto, anche troppo forse, trascorrere un pomeriggio insieme a te come una normale coppia. Andare al cinema, tenersi per mano in pubblico, scambiarsi teneri e fugaci baci sotto lo sguardo delle persone attorno a noi. Ma il punto era proprio quello: noi non eravamo una coppia. Noi eravamo il nulla, lo avevi detto tu. Così come mi avevi detto di non potermi dare nient'altro a parte il sesso e io, in qualche modo, me lo facevo bastare. Faceva male, tu mi facevi male.
Avevo trascorso quell'intero periodo a pormi domande su domande, a chiedermi se fosse effettivamente sbagliato ciò che facevamo ormai tutti i giorni da un mese a quella parte. Era liberatorio, un antistress e io stesso sentivo di averne bisogno. Un bisogno disperato. Ma tutto quello era indubbiamente malsano, lo sapevo io e in fondo lo sapevi anche tu, eppure non riuscivo a smettere. Forse perché il mio amore nei tuoi confronti cresceva di giorno in giorno e di certo il venire a letto con te non aiutava affatto il mio voler reprimere a tutti i costi ciò che sentivo.
In quei giorni ci ritrovammo a farlo qualche volta persino in università. Come la settimana scorsa. Esattamente un quarto d'ora prima dell'inizio delle lezioni, ci appartammo nell'aula di diritto commerciale del professor Sung e facemmo sesso sulla cattedra tra i suoi libri di testo e le sue scartoffie. Ovviamente fui io a ritrovarmi l'inchiostro di una fotocopia stampato sulla schiena sudata.
Mi sentii in colpa dopo, profondamente dispiaciuto per quell'enorme mancanza di rispetto. -Cazzo, ho davvero scopato con Taehyung sulla cattedra di un insegnante!- Eppure, durante quei dieci minuti, mi sentii vivo come poche volte mi successe durante tutta la mia vita. Vivo e completo con te a sovrastarmi e con il timore di venire scoperti da un momento all'altro.
Oppure in palestra nascosti nella penombra, lontani da occhi indiscreti, sotto le tribune telescopiche durante uno dei tanti allenamenti della squadra di basket. Quel giorno fosti costretto a baciarmi durante tutta la prestazione per soffocare i miei rumorosi ansiti.
Pensa se qualcuno ci avesse sentito o addirittura visto... Fummo così imprudenti ma, Dio, quanto mi piacque. Non avevo un attimo di pace con te attorno, la mia vita era diventata un concentrato puro d'adrenalina. E la cosa peggiore non era che avessi cominciato ad abituarmici, ma che tutto ciò avesse addirittura cominciato a piacermi.
Comunque sia, a parte quegli sporadici attimi di frenesia sfruttati tra una lezione e l'altra, ci ritrovammo ogni sera nel tuo appartamento seppur avendo già consumato qualche ora prima. Ma dopotutto cosa mi aspettavo? Eravamo giovani, pieni di energia. Il periodo refrattario per noi era quasi un mito. Però, nonostante tutte le notti e i giorni passati a intrattenerci, non ci fu mai nulla a parte il sesso vero e proprio e il provocarsi piacere con le mani. Ovviamente eri solo tu a toccarmi dal momento che a me non era permesso farlo. Perciò quella sera, dopo averti raggiunto al tuo appartamento, mi ritrovai impreparato quando mi facesti sperimentare qualcosa di nuovo.
Era ancora primo pomeriggio quando, subito dopo aver preso posto ad uno dei tanti tavolini del bar universitario, il mio cellulare squillò dall'interno della tasca del cappotto, avvertendomi di aver ricevuto un sms. Jimin, di fronte a me, alzò lo sguardo per portarlo nel mio prendendo un sorso della sua bevanda. Perciò, notando i suoi occhi curiosi scrutarmi, riesumai il cellulare leggendo l'sms.
'21.'
Quel numero a due cifre fu il testo del messaggio. Un tuo messaggio, ovviamente. Semplice, chiaro e conciso. Assolutamente da te. Se qualcun altro a parte il sottoscritto l'avesse letto, probabilmente si sarebbe ritrovato a pensare che il mittente avesse cominciato a dare i numeri. Ma io sapevo che quelli non erano solamente due semplici cifre affiancate l'una all'altra; bensì l'orario in cui avrei dovuto farmi trovare davanti al tuo appartamento.
Le ventuno; ottimo orario. Perlomeno, dopo aver passato l'intero pomeriggio a studiare, avrei potuto dedicare un po' di tempo a me stesso, prima della nostra routine notturna. Magari ascoltare della musica, navigare su internet o semplicemente rilassarmi nell'attesa.
Era ormai diventata un'abitudine giornaliera ricevere i tuoi messaggi costituiti da numeri composti da sole due cifre, al solo scopo di segnalarmi l'ora in cui, non importava cosa, sarei dovuto essere da te. Adottando quel metodo non eri costretto a chiamarmi e sentire la mia voce; non che la sentissi poi molto dal momento che mi era stato vietato di parlare durante il sesso e noi, beh, ci vedevamo solo per far quello. Lo odiavi così tanto? Il suono della mia voce, intendo.
Un'altra abitudine, poi, era quella di ritornarmene al dormitorio a orari improbabili della notte, dopo aver passato almeno un paio d'ore o anche più a tenerci impegnati. Per te era impensabile la mia permanenza nel tuo appartamento fino alla mattina successiva, se non per prolungare il sesso. Non sapere il motivo era frustrante, ma non avrei osato parlartene.
"Chi è?" domandò Jimin, riferendosi al mittente del messaggio, con ancora la cannuccia tra le labbra.
Io feci spallucce bloccando lo schermo del cellulare e posandolo poi sul ripiano scuro tra me e lui. "Nessuno. Le solite offerte delle compagnie telefoniche" mentii.
"Mh, noiose" proclamò sbuffando e ritornò a sorseggiare il suo frullato. Annuii distrattamente prima d'imitarlo.
Quel pomeriggio realizzai, probabilmente per la prima volta dall'inizio di tutto, quanto fossi diventato bravo a mentire. Incredibilmente capace. Nonostante ciò però non ne andai per nulla fiero. Era al mio migliore amico che stavo mentendo e, seppur probabilmente non l'avrei mai ammesso, anche un po' a me stesso.
❁ ❁ ❁
YOU ARE READING
Addicted {vkook}
Fiksi PenggemarTi avvicinasti a me e, dopo esserti chinato per raggiungere le mie labbra desiderose d'incontrare le tue, mi baciasti rudemente. E quello fu il momento esatto in cui persi definitivamente ogni contatto con la realtà. {Perché Jungkook, pur di rimaner...