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It's over, no longer
I feel growing stronger.
I'll live to die another day
Until I fade away
-breaking benjamin; until the end
"Ti aspetto in bagno" mormorasti al mio orecchio prima di alzarti e lasciare il tuo posto.
Ebbi quasi l'impulso d'afferrarti per un polso, farti ritornare seduto, e ordinarti di continuare ma l'unica cosa che mi limitai a fare fu sospirare pesantemente e, chiudendo gli occhi, abbandonarmi contro la poltrona. Mi sentivo già sfinito, come se il mio corpo fosse stato sottoposto a chissà quale immane sforzo fisico.
Dopo aver aspettato per secondi interminabili mi rialzai dal mio posto e, nonostante nessuno del nostro gruppo mi prestò attenzione, mi sentii fastidiosamente osservato e, cosa peggiore, giudicato. Come se sapessero già tutto. E mi sentii terribilmente in ansia, come se ciò che saremmo andati a fare nel bagno di quel cinema, a nostra insaputa, avrebbe potuto proiettarsi sul grande schermo. Un'assurdità, indubbiamente.
Dovevo solo smetterla di pensare così tanto e imparare a vivere meglio quella relazione, per quanto una cosa del genere potesse essere ben vissuta. E il motivo per il quale ancora mi ostinavo a nascondere quella mia doppia vita al resto del mondo era proprio lui: Jimin.
Sembrava quasi che, da come mi comportassi, io e lui fossimo coinvolti in una qualche sorta di relazione romantica e io lo stessi tradendo con te. Eppure, non era ovviamente così. Perché se davvero fossi stato assieme a qualcuno, mai e poi mai mi sarei sognato di andare a letto con un'altra persona. E Jimin, fino a prova contraria, non aveva voce in capitolo sulla mia vita e sulle mie scelte, per quanto sbagliate e stupide potessero essere. E quelle scelte, sbagliate, lo erano anche dal mio punto di vista.
Insomma, avevo o no il diritto di scegliere cosa fare di me stesso? Se volevo farmi sbattere dal ragazzo più stronzo dell'università qual era il suo problema? La sua iperprotettività nei miei confronti, ecco qual era. Come se fossi ancora un bambino, come se non conoscessi il mondo attorno a me e il peso delle mie azioni e quello delle mie scelte.
Avrei semplicemente potuto dirgli tutta la verità e poi, una volta confessato, mandarlo al diavolo. Ma non potevo. Era un caro amico, il migliore che avessi, nonché compagno di stanza all'università. Litigare con lui sarebbe equivalso a vivere nell'angoscia per ogni giorno fino alla fine di quell'anno. Vivendo praticamente assieme avrebbe reso difficile la vita ad entrambi. Sarebbe successo tutto per colpa mia e non potevo permetterlo.
Lo rispettavo profondamente, per quanto potessi lasciar intendere il contrario viste tutte le mie menzogne. Ero consapevole del fatto che quel che facevamo io e te era, in qualche modo, sbagliato e deplorevole. Sapevo quanto Jimin avesse ragione sul tuo conto, proprio per questo non volevo fargli sapere nulla di tutta quella storia. Gli avrei dato un dispiacere enorme.
Mi dileguai all'istante, ancora con quel turbinio di pensieri a scombussolarmi la mente, non avvertendo nemmeno Jimin della mia momentanea assenza e uscendo dalla sala buia.
Una volta arrivato alla mia meta, ebbi appena il tempo di bussare prima che una porta si aprisse bruscamente e tu mi trascinassi all'interno di uno dei bagni, senza nemmeno assicurarti di aver chiuso a chiave l'attimo dopo.
Venni scaraventato poco gentilmente contro la parete piastrellata e le tue labbra s'impossessarono delle mie nell'esatto momento in cui le tue mani s'insinuarono sotto la mia maglietta bianca. Vagarono a lungo per il mio corpo prima di scendere sempre più in basso e soffermarsi sull'elastico dei boxer.
Ancorasti le dita ai miei pantaloni e, con uno strattone, calasti quelli assieme alla biancheria. Ritornasti a baciarmi e, dopo avermi morso il labbro inferiore, ti occupasti dei tuoi abiti, abbassando anche quelli che, come i miei, finirono abbandonati sulle cosce.
Dopo esserti allontanato e avermi afferrato per le spalle, mi facesti voltare. Piantasti i denti alla base del mio collo, nella porzione di pelle non coperta dalla maglietta, e ti facesti spazio dentro di me con una spinta secca. Quando lo facesti mi morsi l'interno della guancia, poi avvertii il sapore metallico del sangue risvegliare il mio senso del gusto.
Ben presto ci ritrovammo ad ansimare a denti stretti, tentando di fare meno rumore possibile per non attirare l'attenzione. Se fosse entrato qualcuno proprio in quel momento ci saremmo cacciati in un bel guaio. L'ambiente ristretto poi, peggiorava il tutto. Tra le innumerevoli posizioni adottate nel corso del tempo, quella era sicuramente la più scomoda. Ma dopotutto stavamo facendo sesso in un bagno pubblico, non potevo aspettarmi la comodità della quale beneficiavamo nel tuo appartamento.
"L-le gambe..." balbettai quando le sentii cominciare ad abbandonarmi. Non sapevo per quanto ancora avrebbero retto il mio peso.
Stringesti la presa attorno ai miei fianchi, sorreggendomi e aumentando la velocità dei tuoi movimenti. Strillai, sorpreso, per poi zittirmi l'istante dopo. Maledicendomi per essermi lasciato andare in un momento poco lucido.
Mi tirasti su, facendo scontrare la mia schiena contro il tuo petto e gettai la testa all'indietro, posandola sulla tua spalla. Ansimai, vicinissimo al limite, quando sentii una porta aprirsi e qualcuno fare il proprio ingresso nell'antibagno. Dovetti ringraziare non seppi nemmeno io chi per non aver ignorato quel particolare. Mi zittii all'istante e, schiaffandoti accidentalmente una mano sulla bocca al fine di non farti parlare, ti fermasti. Rimanemmo in attesa, entrambi prossimi all'orgasmo.
Poi qualcuno, proprio dietro la porta del bagno nel quale c'eravamo rifugiati per dar sfogo ai nostri irrefrenabili impulsi, pronunciò il mio nome.
"Jungkook?"
Sentii la voce di Yoongi chiamarmi, ma io non mi azzardai a rispondere.
"Jungkook, so che sei in quel bagno e che con te c'è anche Taehyung."
Sbarrai gli occhi, sentendo pian piano il panico farsi spazio dentro di me. Fissai il mio sguardo nel tuo non sapendo come reagire a quella situazione, sperando di poter trovare una qualche risposta, ma allo stesso modo tu guardasti me, disorientato.
"Glielo dirai?" chiesi infine alla persona oltre la porta, arrendendomi.
"A Jimin, intendi?" domandò Yoongi e io mormorai qualcosa riconducibile ad un 'sì'.
Non m'importò che proprio lui ci avesse scoperti. Mi sarei fatto andar bene qualsiasi cosa fosse successa. Avrei anche accettato che uno sconosciuto qualunque, aprendo la porta senza prima bussare, ci avesse trovato in atteggiamenti intimi. Chiunque, ma non Jimin.
"No, non glielo dirò. Dopotutto non sono fatti miei e, se proprio dobbiamo dirla tutta, nemmeno suoi. E' il tuo migliore amico, chiedere e impicciarsi di ciò che ti riguarda è un po' il suo dovere, ma non dovrebbe interferire con la tua vita, tantomeno con quella sessuale."
Annuii, come se lui potesse vedermi, dandogli tacitamente ragione.
"E se non vuoi che venga a saperlo così, stai più attento. Sarebbe potuto entrare lui al mio posto e a quel punto, conoscendolo, sarebbe successo il finimondo" concluse prima di augurarci buon divertimento, riuscendo a stento a trattenere una risatina, e ritornare in sala dagli altri.
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Addicted {vkook}
ФанфикTi avvicinasti a me e, dopo esserti chinato per raggiungere le mie labbra desiderose d'incontrare le tue, mi baciasti rudemente. E quello fu il momento esatto in cui persi definitivamente ogni contatto con la realtà. {Perché Jungkook, pur di rimaner...