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There is nothing left of you,

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There is nothing left of you,

I can see it in your eyes

Sing the anthem of the angels

And say the last goodbye

-breaking benjamin; anthem of the angels





Mi aggrappai con tutte le mie forze allo schienale del divano alla mia sinistra per non permettere alle mie gambe di cedere sotto il mio peso. Ansimai in preda all'appagamento in un gesto del tutto naturale e non mi preoccupai affatto di risultare osceno. Riportai il mio sguardo su di te e, attento, osservai ogni tua mossa. Deglutii quando mi guardasti dal basso.

Venni qualche istante dopo, riversandomi nella tua bocca, digrignando i denti e ringhiando il tuo nome. Ingoiasti e, prima di ritornare in piedi di fronte a me, la tua lingua accarezzò lascivamente il labbro superiore. Ovviamente lo facesti al solo scopo di provocarmi, ancora, per l'ennesima volta.

Ti rialzasti dal pavimento, e dopo avermi baciato frettolosamente, mi trascinasti verso la tua camera da letto in fondo al corridoio. Nel breve tragitto per raggiungerla, venni scaraventato contro una porta, quella di una stanza nella quale non ero mai ancora entrato, e sentii i tuoi denti mordermi una spalla, poi la tua lingua addolcire quel contatto e un tuo bacio scacciare via il dolore avvertito inizialmente.

Mi fronteggiasti e il tuo sguardo non abbandonò mai il mio. Mi guardasti intensamente e il mio cuore prese a palpitare più forte, completamente fuori controllo, contro il mio petto. Il tuo modo di fare così avvenente ed enigmatico riusciva sempre a rapirmi, farmi cedere alla tua fermezza, e trasportarmi lontano anni luce da tutto ciò che conoscevo e mi era familiare. Era inutile resisterti, l'avevo ormai capito molto tempo prima, perché tu eri troppo e io non ero nulla al tuo confronto.

Alla fine, dopo quelli che mi parvero anni d'agonia, arrivammo a destinazione. Senza perdere altro tempo mi spingesti contro il letto alle mie spalle, sul quale io mi ritrovai disteso. Mi tirai su puntellando i gomiti ai lati delle spalle per reggermi e tu, in un unico brusco gesto, mi sfilasti i jeans assieme alla biancheria. Pochi attimi dopo e anche i tuoi pochi indumenti finirono dimenticati accanto ai miei.

Dall'alto, il tuo sguardo immorale studiò il mio corpo e le tue mani lo accarezzarono in modo tutt'altro che educato. Lo percorsero interamente, soffermandosi sul mio torace, sui fianchi e sul basso ventre, per poi scendere verso le cosce. La tua lingua, partendo dall'addome, ne tracciò il percorso a ritroso e in pochi attimi, ritornando sulle mie labbra, si ricongiunse con la mia in un bacio sfrenato. Quando ti allontanasti, potei scorgere alcune goccioline di sudore carezzarti i lati del viso, attraversare il collo e poi, successivamente disperdersi sul tuo corpo eccessivamente accaldato.

Ci guardammo negli occhi, le labbra immobili, schiuse e così vicine da arrivare a sfiorarsi, i nostri respiri spezzati dallo sforzo fisico. Ci ritrovammo ansanti, stremati ancor prima di aver cominciato ma altrettanto desiderosi di averci a vicenda e, in quel breve lasso di tempo concessoci, lasciare che la passione e l'eccitazione ci rendessero nient'altro che semplici, e altrettanto deboli, uomini. Due individui guidati unicamente dall'impulso carnale. Come se tu fossi stato creato al solo ed unico scopo di farmi impazzire e io per istigarti a farlo.

Ti chinasti nuovamente su di me e presto, come di consueto, mi ritrovai intrappolato nella tua morsa letale. Avido, in un impeto di sconsiderata noncuranza, portai le mie mani suoi tuoi fianchi sfiorando la pelle liscia e rovente. Ma, questione di pochi attimi, mi afferrasti i polsi portandoli ai lati della mia testa e immobilizzandomi contro il materasso.

"Non mi toccare" ordinasti con tono rabbioso e io, spaventato da quel tuo comportamento, annuii solamente.

Ricordavo come, all'inizio, mi avessi categoricamente vietato di toccarti, anche solo sfiorarti. Eppure credevo che, dopo ciò che la mia mente aveva riesumato dai ricordi della notte passata, qualcosa fosse cambiata, o per lo meno avesse alleggerito le cose tra noi. Ma evidentemente mi sbagliavo, come sempre, e la mia mente ancora provata faticava a rielaborare correttamente gli eventi passati.

Ma ecco che, perdendo nuovamente il controllo, sopraffatto dalla passione a da tutto ciò che riuscivi a farmi provare con un semplice tocco, insinuai le dita tra i capelli sulla tua nuca. Velocemente mi riafferrasti per i polsi ma questa volta vennero entrambi bloccati al di sopra della mia testa da una sola delle tue mani, l'altra andò ad artigliare il mio collo. Tossii.

"La prima regola," sussurrasti contro il mio viso, "qual è?" domandasti poi, inespressivo.

"I-io-" cercai di giustificarmi ma venni interrotto.

"Ripetila!" tuonasti e io sussultai spaventato. "Ripeti la prima regola, cazzo."

"Non devo toccarti."

"E cosa stavi per fare?"

"N-nient-" cercai di parlare, giustificarmi nuovamente, ma m'interrompesti ancora una volta.

"Jeon, non farmi arrabbiare. Ho chiesto: cosa stavi per fare?" chiedesti ancora, scandendo ogni singola parola della tua domanda.

Inarcai la schiena quando, inaspettatamente, ti facesti spazio dentro di me facendomi provare dolore. "Toccarti!" urlai involontariamente la mia risposta, serrando gli occhi e digrignando i denti per l'intensa fitta avvertita, mista a un agglomerato di tante altre emozioni contrastanti fra loro. "S-stavo per toccarti" ripetei abbassando la voce e cercando di essere il più esaustivo possibile. "M-mi dispiace, non succederà più."

Una volta riaperti gli occhi puntai il mio sguardo nel tuo e, osservandoti attentamente, potei scorgere nient'altro che il nulla. Dopodiché desti il via a quella che si sarebbe rivelata una lunga, interminabile, sessione. Nulla avrebbe mai superato le sensazioni di sconforto e inadeguatezza avvertita durante la mia prima volta, ma queste ci sarebbero andate molto vicine.

Quella notte, nella penombra della tua grande e dispersiva camera da letto, mi facesti paura. Il tuo viso così vicino al mio, l'espressione abbandonata al piacere e gli occhi sbarrati ruotati all'indietro.

Per l'ennesima volta, affondasti completamente dentro di me bloccandomi il respiro e cessasti ogni tuo movimento fin quando, estenuato, non presi a lamentarmi sotto di te. Ti avvicinasti maggiormente, le tue labbra sfiorarono le mie e, insinuando le tue dita sottili tra i miei capelli, il tuo sguardo indugiò insistentemente nel mio.

"Questa notte non ritornerai al dormitorio" soffiasti sulle mie labbra, e io rabbrividii realizzando il significato della tua frase. Sorridesti perfidamente e scendesti con le labbra sul mio collo, mordendo e succhiando avidamente il punto preciso appena sotto l'orecchio.

Eri così rude. Il tuo era un continuo strattonare, schiaffeggiare, mordere. Tra tutte le persone che erano finite nel tuo letto, qualcuna di loro ti aveva mai accarezzato anziché graffiarti? Ti avevano mai fatto sentire amato? O forse eri proprio tu a non aver mai fatto avvicinare nessuno? Se solo mi permettessi di toccarti e farti amare davvero... Kim Taehyung, ti eri mai davvero innamorato di qualcuno?

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Addicted {vkook}Where stories live. Discover now