❁ ❁ ❁
You're so cold
Keep your hand in mine
Wise men wonder while
Strong men die
-breaking benjamin; so cold
Quella mattina, proprio come preannunciato da te solo poche ore prima, mi risvegliai con un terribile mal di testa. Anche il fastidio tra le gambe era presente, eccome se si faceva sentire, ma a quello c'ero abituato. Alla sbronza invece no. Non ricordavo quasi nulla di ciò che era successo la sera prima, dopo essere ritornati nella mia stanza del dormitorio. Rammentavo davvero poco, solo il tuo avvertimento e poi l'aver fatto sesso, del buon sesso aggiungerei, assieme a te.
Prima di rialzarmi recuperai la mia biancheria intima dal pavimento e l'indossai, poi scostai le coperte e saltai in piedi. Ma per colpa di quel movimento avventato, un capogiro mi costrinse a ritornare seduto sul letto. Ringraziai Dio che fosse domenica e che, di conseguenza, non dovessi prendere parte a nessuna lezione. Con quel mal di testa sarebbe stato impossibile rimanere concentrato e prendere degli appunti decenti. Probabilmente quel pomeriggio non avrei nemmeno studiato, avrei solo cercato di smaltire i sintomi ancora presenti della sbornia.
In quel momento un Jimin ancora quasi completamente privo d'indumenti, proprio come me, e palesemente appena sveglio, uscì dal bagno. Mi diede il buongiorno e io feci altrettanto con lui, poi però rimase in piedi a fissarmi arrestando la sua andatura.
"Chi te l'ha fatto quello?" alluse il mio compagno di stanza.
"Quello cosa?" domandai confuso e lui indicò prima me e poi un punto alla base del suo collo.
Non capendo le sue insinuazioni raggiunsi lo specchio e a quel punto lo vidi: un segno scuro ben evidente ad occupare una porzione di pelle appena sopra la clavicola, alla base del collo. E ricordai quando la sera prima mi facesti un succhiotto proprio in quel punto.Merda. Andai nel panico e cominciai a sudare freddo nell'esatto momento in cui capii di essere troppo vicino all'essere smascherato.
"Quel succhiotto sulla clavicola" rispose sarcastico, ormai completamente sveglio, rimarcando l'ovvio.
Sospirai noncurante. "E' solo un livido."
"Anche i succhiotti sono dei lividi. E' stato Taehyung?"
"C-cosa? No, certo che no!"
Mi maledissi per aver balbettato. Velocemente mi voltai a dargli le spalle incamminandomi verso il mio armadio, intento a recuperare i primi abiti capitatimi sottomano, indossarli alla svelta e, dopo avergli rifilato una qualunque scusa, scappare via dalla nostra stanza. Avrei fatto di tutto per far terminare lì quella discussione.
"E allora chi?" insistette lui.
"Nessuno, Jimin. Probabilmente ho solo sbattuto contro qualcosa senza accorgermene!"
Sorrise in modo prettamente sarcastico prima di riprendere la parola.
"Oh no, Jungkook. Quello te l'ha fatto qualcuno mentre sbatteva te."
Touché, pensai. Se l'argomento principale non fosse stato il sesso che facevo con te, rapporto che ancora mi ostinavo a tener nascosto a Jimin, avrei indubbiamente riso della sua battuta. Davvero esilarante.
Non risposi a quella constatazione. Se solo avesse saputo che quelle parole raccontavano il vero e che l'altra persona coinvolta assieme a me fossi proprio tu, avrebbe quasi sicuramente dato di matto. Indossai un paio di jeans, una felpa scura e delle scarpe da ginnastica. Salutai distrattamente il mio compagno di stanza senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi e, dimenticando persino di sistemarmi i capelli ancora disordinati, lasciai la stanza.
Trascorsi il resto della mattinata, l'ora di pranzo e il primo pomeriggio a gironzolare per l'università semi desolata senza avere nulla da fare o una meta da raggiungere. Fu alquanto noioso, eppure non mi sognai nemmeno di ritornare in camera. Ciò avrebbe significato rivedere Jimin e, rivedendolo, avrei dovuto affrontarlo inevitabilmente. Io però non ero ancora pronto, forse non lo sarei mai stato. Perciò vagabondai dalla biblioteca al parco, e dal parco alla caffetteria. Poi inaspettatamente, appena scoccate le diciotto, il mio cellulare mi avvisò di una chiamata in arrivo.
Presi posto su una delle innumerevoli panchine del parco e, senza controllare chi fosse la persona che mi cercava, risposi alla chiamata.
"Pronto?"
"Abbandona tutto quello che stai facendo. Tra mezz'ora ti voglio qui."
Deglutii sentendo quell'ordine impartito con tanta noncuranza. Mi chiesi anche perché ti fossi addirittura preoccupato di chiamarmi, anziché inviarmi il solito messaggio con l'orario del nostro incontro.
"Posso venire adesso, se vuoi."
Ti sentii sospirare dall'altro capo della linea prima di rispondere. "D'accordo, ti aspetto."
Mi rialzai dal mio posto e, non attendendo oltre, m'incamminai. Dal tuo tono di voce era palese che avessi un impellente bisogno di scaricare dello stress, ma tu non eri l'unico ad essere nervoso per chissà quale motivo. Lo ero anche io, fin troppo. Per questo, impaziente anch'io di perdermi tra le tue lenzuola e dimenticare tutto, anche se solo per poco tempo, mi ritrovai a correre per strada e arrivai al tuo appartamento in una manciata di minuti.
Suonai al campanello e quando la soglia venne aperta, rivelandoti, la prima cosa che notai appena puntai i tuoi occhi su di te, fu il tuo torace scoperto sprovvisto di un qualsiasi tipo d'indumento. Sussultai appena a quella vista paradisiaca e tu non potesti non notare il mio comportamento, così come non ti sfuggì il mio sguardo interamente concentrato a contemplare il tuo corpo perfetto.
"Che c'è? Avevo caldo" ti giustificasti facendo spallucce, poi ti scostasti appena per permettermi di varcare l'ingresso e io lo feci.
"Sai cosa? Anch'io ho caldo" proclamai entrando in casa, superandoti.
Appena arrivai in soggiorno, mi sfilai la felpa e la lanciai distrattamente sul divano. Poi toccò alle scarpe che finirono abbandonate ai miei piedi; quella mattina, volendo lasciare al più presto la mia stanza per colpa di tutte le scomode domande di Jimin, avevo persino fatto a meno d'indossare i calzini. Ero semplicemente scappato via.
Feci per sbottonare i jeans ma le tue mani si posarono sulle mie, interrompendo i miei movimenti. "Lascia, faccio io" dicesti per poi inginocchiarti dinnanzi a me.
Il pensiero di oppormi al tuo volere non mi sfiorò nemmeno lontanamente. In quel momento ne avevo bisogno quanto te, volevo che mi facessi perdere la concezione di ogni cosa attorno a me. Quella sera, sotto il tuo pieno controllo, sarei stato pronto a dissipare ogni traccia d'ossigeno dai miei polmoni, graffiarmi le corde vocali e dimenticare persino il mio nome. Semplicemente mi lasciai andare, allontanando il pensiero della discussione avuta con Jimin, e quando ogni barriera fu finalmente abbassata, sentii la tua lingua percorrere tutta mia lunghezza e poi accoglierla tra le labbra.
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Addicted {vkook}
FanficTi avvicinasti a me e, dopo esserti chinato per raggiungere le mie labbra desiderose d'incontrare le tue, mi baciasti rudemente. E quello fu il momento esatto in cui persi definitivamente ogni contatto con la realtà. {Perché Jungkook, pur di rimaner...