capitolo dodici

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È tutta la mattina che non vedo Justin. Credo non sia venuto a scuola. Al suono della campanella, prendo la borsa e mi dirigo verso la mensa. Ho paura di parlare con Lucy, chissà quanto sarà arrabbiata. Entrando la vedo seduta al nostro solito tavolo. Mi avvino piano, camminando con la testa bassa.
"posso?" chiedo indicando la sedia accanto a lei. Annuisce, quindi mi siedo tenendo lo sguardo basso. Ho davvero paura di incontrare il suo sguardo furioso. Appoggio il mio cibo sul tavolo e inizio a mangiare. Nessuna di noi dice niente per circa dieci minuti, poi prendo coraggio, devo parlare con lei.

"Ascolta Lucy io.."
"No ascolta tu" mi interrompe guardandomi dritta negli occhi. " Non sono arrabbiata per quello che ho visto.. sapevo che prima o poi sarebbe successo, tu sei attratta dai bad boy" accenna un risata prendendomi una mano "L'unica cosa è che ho paura che ti faccia soffrire, ne hai già passate troppe."
"Ma fra di noi non c'è niente, lui non mi piace. Siamo solo amici"
"Oh si, infatti gli amici si baciano, si scopano sisi" risponde con un tono sarcastico.
"È stato un errore, non succederà mai più" Annuisco poco convinta. Se Justin appoggerà nuovamente quelle sue labbra rosee sulle mie, non penso di essere capace di allontanarlo da me.

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Domani sera c'è una festa a casa di Mike, il capitano della squadra di football. Lucy mi ha già detto che ci devo andare con lei e Chaz, quindi oggi andiamo a fare shopping.
Mi infilo un paio di jeans, una canotta e le mie amate vans rosse e aspetto che Lucy sia pronta. Prendo la mia borsa e mi siedo sul divano. Amo fare shopping, ma oggi non ho particolarmente voglia. Lucy mi spunta davanti facendomi segno di essere pronta. Mi alzo e andiamo.

"Allora direi di andare prima da starbucks per berci qualcosa. Va bene?" Lucy mi guarda mentre camminiamo verso il centro commerciale.
"oh si perfetto" le sorrido.
Una volta arrivate ordiniamo e ci sediamo su un tavolo fuori. Amo sturbucks, quando eravamo piccole io e Lucy venivamo qui ogni giorno con i nostri genitori. Che bei tempi quelli, quando eravamo ancora felice e spensierate.
Mi accesi una sigaretta passando a Lucy il pacchetto. Mi accesi la sigaretta e iniziai a tirare giù, per poi buttare fuori il fumo.
"Allora, con Justin?" mi chiede accendendosi anche lei la sua malboro rossa.
La guardo confusa. "con Justin cosa?"
"Come sta andando?"
"Non stiamo insieme Lucy. E comunque non lo vedo dal giorno che ci hai visti.." abbasso lo sguardo imbarazzata.
"Beh io l'ho visto ed è strano ultimamente."
"Strano?" chiedo facendo un altro tiro. Amo il fumo, mi aiuta sempre a rilassarmi.
"si.. cioè non sembra più lui. è sempre triste."
Faccio spallucce spegnendo la sigaretta nel portacenere. "Non sicuramente per colpa mia"

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Apro il getto di acqua calda e lascio che mi porti via tutte le preoccupazioni. Stasera c'è la festa di Mike e sto iniziando a prepararmi. Esco dalla doccia, prendo l'asciugamano e mi copro il mio corpo ossuto. Non ho voglia di divertirmi, non è proprio la serata giusta.
Mi lego i capelli in una coda veloce e inizio a truccarmi. Una volta truccata mi sciolgo una ciocca di capelli e inizio a farmi i boccoli. Una volta finito il tutto prendo il vestito comprato il giorno prima e lo infilo. È un vestito molto corto, color oro. In abbinamento metto delle scarpe tacco dodici sempre in color oro. Scendo le scale prendendo la borsetta e ci infilo dentro telefono e sigarette. Lucy è già in macchina con Chaz e li raggiungo.

Dopo dieci minuti di macchina arriviamo a casa di Mike. La casa è bellissima, veramente grande e tenuta bene. Suoniamo e viene ad aprirci una cheerleader già sbronza: Candy.
Una volta entrati perdo Lucy e Chaz nella mischia, mi siedo sul divano e mi accendo una sigaretta. Questa serata sta iniziando male.

"Fa male fumare, lo sai?" Una voce maschile attira la mia attenzione. Justin mi spunta davanti con una bottiglia di vodka in mano.
"Anche la vodka fa male" rispondo ironica. Lui scoppia a ridere porgendomi la mano.
"Forza vieni a ballare" Inarco le labbra in un piccolo sorriso afferrando la sua mano. Iniziamo a ballare in mezzo al salotto, bevendo e ridendo.
Dopo due bottiglie di vodka ero ubriaca come non mai.

"Ti accompagno io tesorino"
"Non toccarla idiota"
"Chi sei tu, il suo papà?"
"No, sono il suo ragazzo coglione."
Furono le ultime parole che riuscì a capire, prima di svenire.

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