Capitolo 11

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Capitolo 11

 

 

La sua domanda mi arrivò dritta al cuore, affilata come una lama. Il fatto che lei stesse dubitando di me mi rese triste e amareggiato. In parte la capivo, però. Ci stava. Non poteva fidarsi di me come prima. A chi la voglio dare a bere?, pensai, il volto impassibile per non farle capire la mia delusione. Lei non mi avrebbe più visto allo stesso modo. Poteva dire il contrario quanto volesse e autoconvincersene, ma in fondo qualcosa era cambiato.

-No! Certo che no. Che mostro sarei stato se lo avessi fatto?-, esclamai afferrandola per le spalle, accantonando i brutti pensieri in un angolo remoto della mia mente.

I suoi occhi inespressivi, al contatto con la mia presa, si ravvivarono. 

-Come faccio a esserne sicura?-, mi chiese distogliendo lo sguardo e portandolo di nuovo alla foto appesa a pochi centimetri di distanza. I miei occhi caddero sul suo collo: lungo, snello, teso. Nella pallidezza di quel tratto di pelle contrastava un neo, collocato poco sotto l’attaccatura della mascella, accompagnato da una piccola cicatrice ormai quasi scomparsa. Quel taglio era stato opera mia. O per lo meno, indirettamente.

-Non puoi. L’unica cosa che puoi fare è fidarti ancora un po’ di me. Guardami bene negli occhi. Quelli non possono mentire. Non a te-.

Gwen seguì le mie parole e, mentre le nostre iridi si sondavano a vicenda, feci scivolare le mani giù per i suoi avambracci, arrivando alle mani. Le strinsi forte e le nostre dita si intrecciarono: per un istante mi sembrò che le nocche e i polpastrelli combaciassero alla perfezione. Le nostre mani sono state create per stare insieme, come un puzzle del destino, mi ero sempre ripetuto, come in quel momento.  

-Ti credo-. Serrò le labbra. -Ti credo davvero-, ribadì ricambiando a sua volta la stretta. -Non ce la faccio a non crederti. Ti guardo e non vedo altro che il mio Key-. Un piccolo sorriso le addolcì le labbra, facendomi ricordare il perché me ne fossi innamorato. Amavo il modo in cui le sue guance si riempivano ad incorniciare il suo sorriso, l’arco perfetto delle sue sopracciglia ad ala di gabbiano, la purezza d’animo che traspariva dai suoi occhi, il fatto che si divertisse in qualsiasi momento nonostante il suo passato difficile.

-Mi prometti una cosa però?-, mi domandò all’improvviso, riassumendo un’espressione pensierosa.

Annuii con il capo. -Qualsiasi cosa-.

-Che non lo farai mai. Promettimi che non mi cancellerai la memoria-, esclamò fissandomi con uno sguardo supplice, sincero. Come potevo resisterle? Pareva una bambina stanca e sull’orlo del pianto. Cominciò a strofinarsi gli occhi ripetutamente per scacciare la palese sonnolenza che la stava tormentando ormai da un paio d minuti.

Mi alzai, stringendo ancora le sue mani nelle mie.

Non posso promettertelo. -Te lo prometto -, la rassicurai sorridendo, mentre dentro stavo morendo per averle mentito. In futuro forse sarebbe successo qualcosa per cui sarebbe stato necessario cancellarle i ricordi. L’avrei fatto solo in caso di emergenza però, per il suo bene. - Ma adesso dormi Principessa, è stata una giornata un po’ traumatica-, sospirai aprendo le lenzuola del letto.

Gwen si alzò un secondo per togliersi le pantofole e subito dopo la ritrovai avvolta nelle coperte, tremante e rannicchiata. Lentamente mi girai e avanzai verso l’uscita.

A un passo dalla soglia percepii il suo sguardo fisso sulla mia schiena. -K-Key…-, sussurrò con una lieve emissione di voce.

-Mmm? Si?-. Mi fermai e mi girai  a guardarla.

Frozen Tear: La lacrima di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora