Capitolo 14

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Capitolo 14

 

 

C’era mancato poco. Ancora un secondo e non avrei esitato a cambiare per sempre il legame tra me e lui. Avevo percepito quanto anche lui lo desiderasse, eppure, se ne era andato sul più bello. Non era nemmeno riuscito a dirmi ciò per cui mi aveva chiesto di vederci.

Dopo esser stata mollata lì, ebete e con il cuore infranto, me ne ero tornata in camera e, senza nemmeno cenare, avevo atteso che Stephanie mi facesse visita nella mia nuova dimora. Ero sola in quella stanza, ma non me ne poteva fregare di meno. La solitudine era parte di me e, a volte, quando avrei voluto spaccar tutto quanto, compresa la faccia di qualcuno, impersonava l’amica su cui potevo fare affidamento per calmarmi. 

Stavo contemplando sdraiata una crepa bianca, simile ad una folgore, nel viola purpureo della parete ai piedi del mio letto, quando Stephanie entrò silenziosa nell’ambiente ancora spoglio e senza vita.

-Come sei entrata?-, le chiesi distrattamente. Non ricordavo nemmeno il motivo per cui ci saremmo dovute vedere, sapevo solo che il cellulare aveva vibrato un paio di volte a simboleggiare il suo avvento.

-Mi hai dato una copia delle chiavi, ricordi? Sai, sono la tua migliore amica, mica un ladro-, mi rispose mettendo il broncio.

Senza aggiungere nulla, si stese al mio fianco con lo sguardo perso e sognante. La sua giornata deve essere andata bene, pensai. Sempre meglio che a me. Quando sulle sue labbra apparve un ghigno stupido, l’interesse vinse e le domandai cosa fosse successo di così straordinario.

Si trattava, come avevo immaginato, di Greg. -Siamo andati nel giardino ad est e abbiamo parlato e parlato e… -. Puntando la testa sul cuscino, si strinse le braccia al petto.

-Solo? Wow, che bel pomeriggio. Non aveva detto che il suo bacio era solo tuo?-, la interruppi con un tono fin troppo meschino e sarcastico. Dovevo essere felice per lei, ma quello che stavo provando in quel momento, quel senso di delusione e incompiutezza, mi stava portando a desiderare di non essere più lì.

Stephanie, al mio commento, si mise a sedere e iniziò a squadrarmi. -Tralascio il fatto che tu sia stata sgarbata, ma non potresti almeno una volta essere felice per me?-, disse, offesa.

-Si, hai ragione, non volevo ferirti. Io… sono molto felice per te-. Ma Key mi sta facendo impazzire. Non lo capisco. Un attimo mi vuole e l’attimo dopo scompare. - Dai, raccontami. Cosa vi siete detti?-, le chiesi, sedendomi a mia volta e sorridendole sinceramente.   

-Inizialmente abbiamo parlato del più e del meno, poi però è uscito fuori il discorso di questa mattina e beh… In pratica si è dichiarato-, disse, le gote accese ma leggermente coperte da dei boccoli biondi. Stephanie era davvero carina quando arrossiva. Non che non lo fosse sempre, ma, come si è solito dire, “in amore le donne diventano più belle”.

Mi chiesi se anche io parevo diversa, se l’amore che provavo si fosse riversato sulla mia apparenza o sul mio sguardo. Stephanie aveva sempre parlato delle mie espressioni rivelatrici, ma mai era uscito dalle sue labbra un riferimento a un mio miglioramento fisico. Voglio saperlo. Dicono che il corpo si comporti indipendentemente dalla mente: magari il mio fisico comprende ciò che non riesco a vedere, pensai, intenta a mangiucchiarmi l’unghia dell’anulare sinistro.

-Si vede che anche io sono innamorata?-, domandai a Stephanie all’improvviso, lasciandola per qualche secondo di stucco. I suoi occhi, prima sgranati, si addolcirono e sulle sue labbra nacque un tenero sorriso.

-Tu non impari mai, vero? Quante volte te l’ho ribadito? Se non sei innamorata tu, non lo è nessuno-, disse per poi scoppiare in una risatina felice, cristallina.

Frozen Tear: La lacrima di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora