Preview: capitolo 18

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*DIN-DON: annuncio riservato ai lettori: Ho constatato di esser quasi giunta alle 10'000 visualizzazini. VI RINGRAZIO DI CUORE. Senza di voi mi sentirei solo una ragazza buona a nulla che scrive solo per sè. Invece mi ritrovo a scrivere ( poco, ultimamente, a ragion di studio ) anche per voi, per farvi emozionare e appassionare alla storia, di cui nemmeno io conosco il finale. Scrivo sentendola sul momento, dando vita ai personaggi che creo nella mia mente. E se voi non foste qui a leggere, non so come farei.

Grazie.

-Debora*

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-Questa è la Sede. Quando sarò un vecchio decrepito, tu prenderai il mio posto al comando e tutto ciò sarà tuo-, disse sorridendomi e indicando l’immenso appezzamento di terreno che si estendeva oltre le mura, tra il confine e la villa in fondo alla strada. Avevo inconsciamente spalancato la bocca, attonito di fronte a tanta maestosità, suscitando in lui una risata ancora più potente.

-Sarebbe piaciuta a Gwen. Lei amava, anzi, ama questo genere di cose-, sussurrai, ricordando l’ammirazione che lei aveva sempre provato per l’Istituto, un palazzo signorile e austero.

Passammo sotto l’altissimo arco, addentrandoci in una radura punteggiata a sprazzi da gruppi di alberi: scorsi vari pini in lontananza circondare una mini arena, intorno alla quale correva una pista asfaltata, probabilmente utilizzata per correre. Amavo quella disciplina sportiva: la mente si liberava, diventava leggera, e i muscoli di cosce e polpacci bruciavano per lo sforzo, facendomi sentire umano.

Lo zio, dal momento che avevo nominato Gwen, aveva iniziato a osservarmi con occhi colmi di dolore e frustrazione. -Ora ricomponiti e pensa bene a quello che ti ho detto prima: non farti abbindolare da nessuno. Puoi fidarti solo di poche persone. È vero che siamo tutti della stessa razza, ma non tutti gradiscono le cose come stanno in questo momento. Non tutti accettano di “sottostare” quando potrebbero “sovrastare”-, continuò, improvvisamente rabbioso. -Solo noi Hoswell apparteniamo alla dinastia pura e il controllo spetta a noi. Che gli piaccia o meno. Se anche solo tentano di farti qualcosa mostragli come si comporta un vero dio-. Assieme a quelle ultime parole giunse anche un ghigno di intesa. Spinto dal suo spirito caparbio, ricambiai il sorriso, ma come dal nulla mi riaffiorò in mente la sofferenza che avevo provato nell’abbandonare la mia migliore amica. Perché sto ridendo? Mi sembra quasi di apprezzare questo senso di potenza, la mia condizione… L’ho lasciata per questo. Ho dovuto allontanare la mia ancora di salvezza per la mia natura. E io cosa faccio? Rido! Non mi merito la felicità. Solo lei…

-Hey, Killian. Tutto bene? Respira. Sei sbiancato all’improvviso. E per uno pallido come te, la cosa è grave-, canzonò Dan, cercando di strapparmi una risata.

-Tutto ok. Sto bene-.

-Se lo dici tu…-, aggiunse, poggiando entrambe le mani sul volante, nonostante mancassero pochi metri al piazzale d’ingresso.

Davanti ai miei occhi si stagliava in i suoi tre piani un rustico edificio in roccia e legno di quercia. Al centro un portone a due ante era sovrastato da un tettuccio, che collegava quelle che dovevano essere le due navate principali della villa. Queste poi, più in lontananza, si univano in un unico, immenso stabile. Una sede degna della nostra presenza.

-È bellissima. Mi piace un sacco-, esclamai, credendo fermamente nelle mie parole.

-Anche se ti avesse fatto schifo, saresti comunque stato costretto a viverci. Contento comunque che ti piaccia-.

La macchina, giunta al cospetto dell’entrata principale, si fermò e vidi una serie di facce sconosciute uscire dall’edificio e allinearsi sulle tre file di scalini di granito su cui poggiava l’ingresso. Aprii cautamente lo sportello, ma prima di uscire attesi un segnale da parte di Dan, che annuì con il capo prima di abbandonare il veicolo. Seguii il suo esempio e, una volta in piedi, mi accorsi di star tremando. Avevo paura. Un terrore tremendo. 

Frozen Tear: La lacrima di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora