Killian: Capitolo 17

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AVVISO IMPORTANTISSIMO: 

Siccome mi son accorta di non riuscir più a proseguire regolarmente con la pubblicazione dei capitoli, ho deciso che questo a seguire, sarà l'ultimo capitolo che leggerete per un periodo di tempo indeterminato. (da 1 a 2 mesi)

mi dispiace tanto, ma la scuola non mi lascia molto tempo  per scrivere.

spero che continuiate a leggere ciò che scrivo e che quando ripubblicherò, voi siate ancora lì a sostenermi. 

Grazie ancora per il vostro appoggio. 

with love, Debora.

ed ora....

Killian

Capitolo 17

Capelli corvini. Occhi nocciola. Lentiggini. Labbra sottili. Un nome: Gwen Bain. Tutto ciò che mi rimaneva di lei era il suo ricordo. Come avrei potuto dimenticarla? La sensazione delle sue labbra sulle mie, il calore delle sue mani, il suono della sua risata.

Un gabbiano passò davanti al mio finestrino e l’acutezza del suo stridio mi fece rabbrividire. Poggiai la fronte sul vetro, appannandolo appena ad ogni mio respiro, e rimasi a fissare le onde che si infrangevano prepotenti sugli scogli ispidi in lontananza. Il traghetto era mezzo vuoto: a bordo vi erano solo un paio di macchine e qualche uomo sulla cinquantina, probabilmente pendolari diretti in Irlanda per lavoro.

Notai lo zio Dan uscire dal vano interno e dirigersi nella mi direzione con un sacchetto di plastica in mano colmo di cibo. Tirai su con il naso, gli occhi doloranti per il pianto e il cuore anestetizzato dalla fame. Mi scostai dal finestrino per sistemarmi meglio la coperta di lana sulle spalle. Sarò anche uno Sheaven, ma caspita se è freddo, pensai e lo sportello della macchina si aprì, permettendo ad uno spiffero gelido di insinuarsi tra le pieghe del colletto del mio magline e di scendere giù accapponandomi la pelle.

-Killian, sono le 7 del mattino. Avrai fame…-, disse porgendomi il sacchetto.

Senza esitazione lo afferrai e gettai lo sguardo al suo interno. Schifezze, schifezze, un muffin… In mente riaffiorò il ricordo di Gwen, sporca di pasta di zucchero azzurra,  sorridente e imbarazzata. Sentii le lacrime premere di nuovo per uscire, ma le ricacciai dentro perché anche lei aveva pianto, e non sarebbe dovuto succedere.

-Senti, Key. Dovresti metterti il cuore in pace. Lei sta meglio ora-. Dan salì in macchina e chiuse lo sportello con delicatezza.

-Non mi aiuti così-, gli risposi con apatia. Lo so già che starà meglio senza di me, ma non è necessario che tu me lo ricordi. Afferrai il muffin e lo scartai. -Cosa mi succederà adesso?-, chiesi con lo sguardo fisso sul dolce. Non resistetti più alla fame e lo addentai. È così dolce. Proprio come il sapore delle sue labbra.

-Direi che ti aspetta l’addestramento potenziato, dato il tuo alto livello di apprendimento. Molti ti definiscono un prodigio-.

-Non ho fatto molto in realtà-.

-Questo non è ciò che dicono Loro. Quando Steve ha fatto la sua mossa, sei riuscito a ferirlo. Per uno della tua età, fronteggiare un Ferven è considerato un atto di grande forza-, sospirò abbandonandosi sul sedile. -Senti, figliolo, tu sai bene chi sei destinato a diventare e purtroppo non puoi opporti alla realtà-.

-Chi dice che io non possa farlo? Tu? Loro?-, dissi con tono di sfida e percepii la rabbia scorrermi irruenta nelle vene. Mantenni lo sguardo sul porto a circa un  chilometro di distanza da noi. Non volevo vedere la sua faccia offesa. Né tanto meno fargli capire che nemmeno io avevo pienamente fede nelle mie parole.

Frozen Tear: La lacrima di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora