day 12

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Harry vorrebbe davvero, davvero entrare nel cafè e prendere la sua tazza di tea con Niall, per scartare assieme i cioccolatini, andare a fare una passeggiata perché è finalmente sabato e tutto il resto ma arrivato alla porta, ha percepito dei singhiozzi provenienti da qualche parte e lui è un ragazzo davvero, davvero curioso.
Quindi gira l'angolo e cerca qualche bimbo a terra con le ginocchia sbucciate da prendere in braccio e portare dai genitori, lui ama i bambini, e non sopporta sentirli piangere.
Ma non trova alcun bimbo dopo uno scivolone sul ghiaccio.
Nessuno a cui basti un cerotto ed una carezza per star meglio.
C'è un ragazzo, accartocciato su sè stesso, su una panchina cigolante, con una sigaretta stretta fra le dita rossissime per il freddo e la testa piccina coperta solo dal cappuccio nero della felpa che lo avvolge.
Non vuole dire che l'ha riconosciuto non appena ha posato lo sguardo sulle sue mani, però beh, quelle mani sono così-così-così riconoscibili...
Harry si morde il labbro e respira lento, mentre lascia che Louis gli scheggi il cuore ad ogni singhiozzo e, ancora, non sa come comportarsi con lui perchè lui è lui.
Così, adagio, gli si fa vicino, ancor prima di deciderlo.
Si siede accanto a lui e tace.
Non è la prima volta che condividono una panchina, quindi Harry crede sia okay.
Abbassa lo sguardo ed aspetta.
Finché il ragazzo di vetro non se ne accorge e-non lo guarda;
Figurarsi, se lo farebbe.
Louis sembra davvero un codardo, ma mentirei se vi dicessi questo.
Non lo è.
Finisce i singhiozzi e gli brucia la gola.

"Che vuoi ora? Prendermi in giro per questo?"

Soffia.

"Non rispondere. I ragazzi non piangono, lo so. È stupido. È da persone fragili. E le persone fragili sono così, così stupide. Non lo sono, riccioli d'oro? Non rispondere! Non ho bisogno di ulteriori conferme. Lo so che sono un buono a nulla, sai, non c'è bisogno che tu me lo faccia presente. Non ho bisogno che nessuno mi dica niente.
Quindi che vuoi? Non mi stai prendendo in giro. Cos'hai? Paura che ti prenda a sberle?"

"Sono Harry, piacere"

Sorride, quindi, pacato.

"Cosa? Dico... Cosa?"

Trema Louis, balbetta e cerca di nasconderlo in un colpo di tosse.

"Sì, uhm, piacere. Mi chiamo Harry"

"Non posso credere che tu ti sia semplicemente seduto e presentato..."

Così lui alza le spalle.

"Louis"

"Mh?"

"Il mio nome..."

Il riccio annuisce e gli sorride a labbra strette.

"Così, ora so il tuo nome e tu sai il mio. Sono nel giusto?"

"Sei nel giusto"

Louis soffoca un leggerissimo gemito, o lamento, come più dolce riesca la vostra mente a figurarsi il piccolo suono che il ragazzo lascia morire non appena lo sente accennarsi nella sua gola.

"Okay"

Torna in piedi, allora, dopo essersi stretto nella felpa non abbastanza pesante per gli inverni rigidissimi di lì e guarda a terra.

"Allora ciao, Harry"

24 days till Christmas Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora