Lacrime passate

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"Si, ora ho paura di morire" risponde il demone sorridendole.
"È una cosa normale avere paura di perdere la propria vita ed io non ne avevo mai considerato l'importanza ne la differenza di essere vivo o morto. Fino adesso sono semplicemente sopravvissuto come potevo" mormora il demone.
"Tu... hai mai perso qualcuno per colpa tua? Cioè, messo un essere a te caro in condizione di morire?" Chiede nuovamente la ragazza, mentre le lacrime le bagnavano gli occhi.
Il demone spalanca i propri occhi, ma poi li socchiude come prima e guarda la ragazza.
"Ahimè sì. Troppe volte. Molte persone sono morte per la mia incompetenza. Perchè tutte queste domande, dolcezza?" Aveva detto quelle parole pensandole un poco e l'aggettivo definito alla ragazza era scappato spontaneamente fuori dalla bocca di Xavier. A sentire quell'elogio Rachele arrossisce, ma la luce soffusa non permette al demone di vederlo.
"Pure io... tempo fa... uccisi qualcuno, per mia incompetenza e ancora oggi non me lo perdono e ancora oggi piango per quello che ho fatto" mormora, mentre dento lei due sentimenti si facevano strada dentro di lei. Uno l'opposto dell'altro. Il primo, vecchio, già provato più volte tendeva a farle male, rendendola un po' più triste. La seconda, potente quanto la prima, se non di più, le faceva arrossare le guance, la riscaldava nel profondo e le procurava un'immensa felicità.
Xavier le mette una mano sui capelli e le accarezza la testa. In un primo momento la ragazza trasale, ma poi si rilassa, a quel morbido e delicato tocco.
"Non avere paura. Io non morirò. Pensa al tuo caro, salutalo e combatti per lui, combatti al posto suo, che non può. Beh, tieniti stretta anche un po' di quest'angoscia, ti aiuterà a batterti in futuro." Xavier stava parlando lentamente e con voce rincuorante tanto che senza pensarci Rachele lo abbraccia ed entrambi si sentirono più tranquilli a contatto con l'altro.
"Non so se è importante, ma voglio raccontanti cosa ho fatto" mormora Rachele. Xavier annuisce e porta le gambe, prima abbandonate a penzoloni, sul letto. Poi sistema bene Rachele di fianco a se e per errore le mette una mano sul sedere.
"Scusa! Scusa!" Velocemente il demone abbassa lo sguardo, realmente dispiaciuto.
Rachele scuote la testa, gli cinge il collo con le braccia ed inizia a raccontare.
"Ero piccola. Avevo sei anni e mio fratello quattro. Eravamo in un'altro paese, poiché poi ci siamo trasferiti. Ci stavamo rincorrendo nel grano alto quando lo persi di vista. Ho cercato per un po', ma al posto di mio fratello ho trovato un'uomo con la testa bucata da una pallottola. Ho raccolto velocemente la pistola che giaceva vicino a lui, per paura che l'assassino fosse lì vicino. Continuando in maniera sospettosa al minimo rumore ho sparato e quando mi sono avvicinata era troppo tardi..." Le lacrime riempiono velocemente gli occhi nocciola di Rachele che non riesce più a parlare. Xavier continua ad accarezzarle i capelli, stringendola più vicino a se. "Comprendo il tuo dolore piccola, ma passerà tutto, ora ci sono io con te."
A quelle parole i due si addormentarono lentamente, abbracciati.

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