KAHLEN
Quindi era arrivato il momento.
Non c'era più tempo per agire: il matrimonio doveva compiersi.
Uscii in silenzio dall'ufficio di Klaus e mi diressi giù per le scale, verso l'esterno.
Nel senso inverso al mio, Rebekah Mikaelson, stava salendo le scale, e il suo viso non esprimeva nulla di buono. Mi superò con una grande falcata, senza rivolgermi nemmeno un cenno.
Indossava un semplice tubino nero, che le metteva in risalto il corpo sinuoso e elegante.
Ma, per un momento, cercai di reprimere tutta la famiglia Mikaelson in un angolo della mente, e pensare solo al mio presente.
Eppure l'espressione di Rebekah mi aveva messo in guardia, e sentivo che c'era qualcosa che non andava.
Avevo come il presentimento che l'ombra della morte incombesse su di me e qualcosa mi faceva pensare che Marcel ne era la causa.
Decisi di rilassarmi e di respirare un po' di aria fresca. Pessima idea.
Non appena uscii, l'aria fredda mi salì per le narici, si attaccò alle pareti del mio naso e me lo congelò. Rimpiansi il fatto di non essermi portata una sciarpa.
Affrettai il passo nell'aria fredda per arrivare più velocemente a casa.
Non appena varcai il cancello mi fermai. La casa sembrava diversa. Mi avvicinai lentamente alla porta e appoggiai la mano sulla maniglia. Qualcosa, nella mia testa, mi gridava di non entrare. Cercai di cacciarla nell'angolo più remoto della mia mente e mi costrinsi ad entrare.
Deglutii a fatica mentre chiusi la porta, che emise uno strano scricchiolio che non aveva mai emesso prima. Mi girai improvvisamente verso l'esterno, perché mi sentivo osservata.
Mi guardai intorno e notai che la casa era vuota, ma, un piccolo particolare, attirò la mia attenzione. Qualcosa di non molto grosso e scuro si intravedeva da dietro l'angolo del tavolo.
Mi avvicinai lentamente e, quando vidi cos'era, mi portai una mano alla bocca. Il mio mondo cadde a pezzi.
I corpi di mia madre e mio padre giacevano a terra, inermi, mentre un buco nei loro petti segnava il biglietto da visita accanto a loro: due cuori.
Pulsavano ancora, il sangue li ricopriva entrambi, ed erano pericolosamente vicini. Di fianco alla testa di mio padre c'era un bigliettino di carta, giallo e dall'aria molto vecchia.
Non so come, ma riuscì a trovare il coraggio di avvicinarmi e di raccoglierlo. Lo lessi.
Impara a non mentirmi mai. Mai. Questo è solo un avvertimento
M.G
Caddi a terra e poi non ricordo con esattezza cosa successe e in quale ordine. Rammendo la faccia di Kol che appariva sulla porta, il suono delle sirene dell'ambulanza, degli agenti di polizia che entravano in casa e il biglietto. Quel fottuto biglietto.
Mi risvegliai in una camera. La testa mi faceva male e non avevo le forze per alzarmi dal letto. Ripiombai con la testa sul cuscino e chiusi gli occhi. Li avevo incrostati, a causa del brutto sogno.
Era stato terribile.
Senza nemmeno pensarci, la mia mano, si infilò nella tasca e le mie dita presero qualcosa. No, no, no.
Venni ribaltata nella realtà. Quello non era stato un brutto sogno. Deglutii e rilessi il biglietto.
Era successo veramente. Marcel Gerard aveva ucciso i miei genitori.
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true love
FanfictionL'erede di una fazione. Una grande responsabilità. Quanto sarà disposta a perdere per salvare ciò in cui crede? L'alleanza tra vampiri e umani è indispensabile e, Kahlen, si ritroverà catapultata in un mondo a lei sconosciuto, dove non avrà nessuna...