KAHLEN
Passò un mese.
Si erano tenuti i funerali dei miei genitori dove i Mikaelson mi erano stati accanto tutto il tempo. Kol alla mia sinistra, Klaus alla mia destra, mentre Rebekah ed Elijah leggermente dietro. Avevo apprezzato il gesto, ma non aveva molta importanza.
I miei genitori non c'erano più a prescindere.
Non riuscii a tornare più in casa mia. Era più forte di me. Ogni volta che ci pensavo, i ricordi mi assalivano come se fossero demoni e non mi facevano più dormire o fare qualunque cosa stessi facendo.
Per di più, mi ero trasferita ufficialmente a casa Mikaelson. Ora che mio padre era morto, ero a capo della fazione e, anche se Niklaus mi aveva dato il tempo per elaborare il mio lutto, sapevo che era ora di prendere le mie responsabilità.
Era arrivato il momento di sposarlo e di mettermi a capo della mia fazione.
Il giorno del 20 dicembre mi alzai molto presto. Quello natalizio era il periodo che mia madre preferiva di più. Stetti quasi per piangere, ma mi obbligai a ricacciare indietro le lacrime. Uscii dalla mia camera e trovai Niklaus, incupito.
«Ciao», dissi semplicemente, fermandomi davanti a lui. Non ricambiò il saluto.
«È richiesta la tua presenza in polizia», mi rivelò.
«Perché?», chiesi arretrando. Scosse le spalle.
«Non lo so, verrà Kol con te». Senza aggiungere altro, se ne andò.
La voglia di fare colazione mi passò di colpo. Era come se Klaus non volesse occuparsi di me e mi scaricasse su Kol.
«POSSO ANCHE ANDARE DA SOLA!», gli gridai dietro, sperando mi avesse sentito. Lui non si fermò.
«Come preferisci», si intromise una voce alle mie spalle che mi fece sobbalzare.
Mi girai di scatto e mi trovai dietro Kol Mikaelson.
«Non intendevo...», cercai di spiegare, mentre stavo diventando tutta rossa. Mi faceva piacere la sua compagnia, però delle volte mi sembrava la mia baby sitter.
Fece un gesto della mano per dire di lasciar stare e mi disse: «Partiamo tra dieci minuti, ti bastano?», chiese dolcemente. Non volevo la sua compassione.
Annuii e tornai in camera. Mi cambiai velocemente. Le mie cose erano state trasferite tutte nella camera della villa Mikaelson mentre la casa era stata messa in vendita.
Tutte le cose dei miei genitori erano state date in beneficienza tranne due loro camicie. Le conservavo tutte in un cassetto del comò. Erano gli unici ricordi che mi permisi di tenere.
Uscii di nuovo dalla mia camera e raggiunsi Kol, intendo a scendere le scale.
«Non voglio che tu mi guardi così», dissi secca, ad un tratto, quando notai che il suo sguardo dolce era fisso su di me.
«Così come?», chiese lui. Notai qualcosa nella sua voce, ma non sapevo dire se fosse stata colpevolezza, ansia o sconvolgimento.
«Come se fossi un cucciolo ferito. Non voglio la tua compassione», sbottai.
«Fidati, questo sguardo è tutt'altro che compassionevole. Non mi crederesti nemmeno se te lo dicessi, com'è», disse superandomi e correndo giù per le scale.
Rebekah, infondo alle scale, guardò suo fratello scuotendo la testa, poi si incamminò su per le scale, con il rumore dei tacchi alti che le facevano da eco.
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true love
FanfictionL'erede di una fazione. Una grande responsabilità. Quanto sarà disposta a perdere per salvare ciò in cui crede? L'alleanza tra vampiri e umani è indispensabile e, Kahlen, si ritroverà catapultata in un mondo a lei sconosciuto, dove non avrà nessuna...