~Marcel Gerard~

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Quando tornai a casa non trovai nessuno. Probabilmente i miei erano ancora fuori. Nell'ultimo periodo erano molto sfuggenti e c'era qualcosa che mi faceva pensare che non dipendesse solo dai Mikaelson.

Da quel poco che avevo ascoltato, Kol mi aveva consigliato di mettere qualcosa tipo un tailleur. Elegante ma non troppo. Più che altro formale.

Io non possedevo quel genere di abiti così decisi di guardare nell'armadio di mia madre.

La camera dei miei era molto grande. Aveva un letto matrimoniale sulla parete principale mentre, in faccia aveva un grandissimo armadio a muro. C'era anche un comodino, sia a destra sia a sinistra del letto, mentre, sotto la finestra, c'era un comò molto all'antica. Quando ero piccola mi era stato vietato di aprirlo e io non avevo nemmeno mai avuto l' interesse di farlo.

Aprii la grossa anta dell'armadio e cercai un completo. Prima di avere me, mia madre era un avvocato, perciò si era sempre vestita in quel modo e, quando aveva lasciato il lavoro, aveva mantenuto quell'abbigliamento.

Mio padre, invece, ha sempre lavorato per il padre che, come lui, era a capo della fazione degli umani.

Presi un pantalone nero e una giacca dello stesso colore, poi andai in camera mia.

Mi svestii e mi infilai i pantaloni. Io e mia madre avevamo le stesse taglie, tranne per le maglie o le giacche. Lei aveva spalle e fianchi molto più sottili.

Presi dall'armadio una semplice maglia nera e la misi sotto la giacca. Dovetti tenerla aperta perché, se l'avessi chiusa, sarei soffocata o sarei risultata un salame.

Avevo un fisico normale, ne magro ne grasso, tuttavia mia madre risultava molto più scheletrica.

Tornai al bagno e mi risistemai il trucco. Misi un po' di cipria e levai il lipgloss trasparente lucido e ne misi un altro.

Passai sulle labbra un rossetto nude Matt. Non ero una ragazza che perdeva tanto tempo nel trucco, mi limitavo ad un po' di fondotinta, mascara e un po' di tinta labbra.

Sciolsi i capelli marrone scuro e li pettinai velocemente, poi li raccolsi in una mezza coda alta.

Sentii il mio telefono squillare e mi diressi a rispondere.

«Pronto? Mamma?», dissi.

«Tesoro... non riesco a tornare in tempo. Mi dispiace.»

«Nessun problema...tranquilla!», le risposi.

«Tesoro...buona fortuna», mi disse poi con tono molto serio.

«Grazie mamma. Ci vediamo dopo», risposi, riattaccando.

Erano ancora le 13:30.

Andai a prendere le scarpe che avevo comprato per l'occasione del gala e le indossai. Non ero mai stata un'amante dei tacchi, e avevo sempre prediletto o degli stivaletti o delle semplici scarpe da ginnastica.

Presi una piccola borsetta e ci infilai il portafoglio e il cellulare.

Casa mia era a dieci minuti dal bayou e a quindici dalla villa dei Mikaelson. Mentre la casa di Marcel si trovava dall'altra parte della città, non sapevo bene dove.

Uscii di casa e mi incamminai, lasciandomi casa mia alle spalle. 

Oddio, era proprio brutto camminare con i tacchi. Come faceva mia madre ad usarli tutti i giorni, rimaneva un mistero.

***

Mi fermai davanti alla villa dei Mikaelson a contemplare l'edificio. Era molto all'antica e molto grande. E, come ogni edificio di New Orleans che si rispetti, possedeva anche un balcone che dava sulla strada. Attorno alla ringhiera, c'era un' edera che si arrampicava e che dava un tocco di colore in quel contorno macabro.

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