L'aereo si alzò in volo. Ora dietro di loro Palazzo Hamilton, davanti a loro il futuro.
L'aereo era un grande jet privato, lo si poteva benissimo capire dalla presenza della costante pubblicità presente sull'aereo riguardo la persona di Hamilton e tutto ciò che lo riguardasse.
Sara, seduta accanto al finestrino, guardava il panorama. In lontananza si vedeva il centro di Londra che mano a mano si rimpiccioliva. Lei osservava tutto con le lacrime agli occhi per l'emozione. Il silenzio fu interrotto da una voce che dall'altoparlante iniziò a parlare:
-Benvenuti a bordo! Qui è il pilota che vi parla. Vi ricordo che per qualsiasi tipo di esigenza potete chiamare una hostess o uno stewart. Vi consiglio di sgranchirvi le gambe ogni tanto, il viaggio sarà molto lungo. Per ulteriori informazioni ci sentiremo più tardi-
Sull'aereo regnava il silenzio, sembrava fossero tutti imbarazzati e non sapessero come affrontare la situazione. Questo silenzio però fu interrotto da un verso molto strano che veniva dalle ultime file dell'aereo. Sara e il suo gruppo, essendo seduti molto distante non riuscirono a capire cosa fosse. D'un tratto due hostess uscirono dalla cabina e corsero verso la coda dell'aereo. Jean rise, però Sara era troppo occupata a cercare di capire cosa fosse successo per chiedere il motivo di quella risata. Le hostess si fermarono e si chinarono in mezzo al corridoio, dunque Sara non riuscì più a vederle.
-Qualcuno sta vomitando- disse Jean
Le hostess si alzarono aiutando non solo una, bensì due persone.
Tutti istintivamente si girarono a guardare. I due mal capitati erano difficilmente classificabili dal punto di vista della provenienza.Entrambi avevano lunghi capelli neri, un po' scompigliati. A causa della lontananza Sara e i suoi amici non riuscivano nemmeno a capire se fossero maschi o femmine.
-Camice di vomito sembra non passarsela bene- disse Lizzy
Sara le lanciò un occhiataccia di rimprovero
-Che c'è?- rispose Lizzy indignata
-Dovrei chiamarli "capelli orridi"?- aggiunse-Io posso chiamarti "cervello di gallina"?- disse Jean guardando le hostess portare via i due.
Hululu e Jun ridevano di gusto vedendo Lizzy sbuffare.
D'un tratto una delle due hostess tornò nel corridoio, fece un gran respiro e poi sfoggiò uno dei sorrisi più smaglianti che si potessero immaginare. Essa prese a camminare lungo il corridoio fino a che, arrivata vicino dove Sara e i suoi amici erano seduti, Jean richiamò la sua attenzione.
-Mi scusi, signorina-
La hostess si girò verso di lui e lo guardò dritto negli occhi. Jean era confuso, non sapeva se aspettare un cenno di approvazione dalla hostess o se chiamare la sua attenzione di nuovo.
Ci furono dei secondi di silenzio in cui l'hostess fissava Jean e tutti gli altri fissavano lei abbastanza perplessi.
-Ehm, scusi... Mi dica pure-
Jean stava per scoppiare a ridere in faccia, ma per fortuna riuscì a trattenersi.
-Non ho ben capito cosa è successo poco fa, qualcuno si è sentito male?- chiese
-Nulla di grave, stia tranquillo. Non è poi così raro soffrire di mal d'aereo in due in una famiglia!-
-In due in una famiglia?- chiese Jun
Tutti guardarono la hostess in attesa di una spiegazione, però seguirono solo altri secondi di silenzio in cui lei continuava a fissare Jean.
-Sono parenti?- chiese Jun cercando di non essere ignorato
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ISLAND - The Hotel
Science Fiction#26 in FANTASCIENZA (...) -La probabilità è uguale per tutti, nemmeno ci spero che esca il Giappone- - Mi dispiace per te ma spero proprio che non venga pescato il Giappone, ci sono nato, ci vivo e per quanto dicono i miei genitori ci dovrò anche mo...