Il cuore di Sara si riempì di nuovo di forti emozioni.
Tutti quanti si alzarono e con un sorriso a trecentosessanta denti si misero il giubbotto, pronti per scendere.
-State tranquilli, non vi libererete di me, indovinate un po' chi vi accompagnerà di nuovo a Londra tra un mese? Vi auguro una buona permanenza e vi mando tanti baci baci!- disse allegramente il pilota.
Essendo seduti sulle prime file dell'aereo, Sara e i suoi amici, soprannominati la "Jajihu Squad" da Lizzy furono i primi ad uscire. Nonostante fosse il primo di maggio, la temperatura era fredda. Nessuno di loro era mai stato in Alaska, quel paesaggio era nuovo per tutti.
L'aeroporto non rendeva bene l'idea dell'Alaska nel modo in cui tutti la potrebbero immaginare. Jun, ad esempio, immaginava un aeroporto circolato da alti alberi ricoperti di neve. L'aeroporto invece si trovava in città, sicuramente non nel centro, però comunque si potevano vedere palazzi nelle vicinanze.
Tutti i Cento erano finalmente scesi dall'aereo e si erano radunati insieme davanti all'aereo per una foto ricordo. Dopo averla scattata, arrivò un muletto dalla quale scese un uomo che si dirise dritto verso di loro.
-Salve, sono onorato di poter incontrare tutti quanti voi, io sono Matthew Volaybal, sono qui per ordine del Signor Hamilton. Innanzitutto vi augura buon viaggio, poi però, mi ha chiesto di darvi delle dritte in modo da farvi abituare subito a questo cambiamento momentaneo di vita. Innanzitutto qui sono le 15:04, a Londra in questo momento sono le 00:04. Al fuso orario non c'è rimedio, vi direi di fare un pisolino, ma penso che lo abbiate già fatto. Poi vorrei informarvi che qui ci sono zero gradi. Solitamente in questo periodo si hanno dai sette ai dieci gradi in media, però siete stati sfortunati, sta arrivando una perturbazione artica che porterà un po' di fresco nei prossimi giorni. Come ultima cosa vi dico che tra meno di un ora sarete nel vostro hotel. Ci vediamo tra poco fuori dall'aeroporto-.
Finì il discorso e tornò indietro con il muletto.
Sara si guardò intorno, tutti sorridevano e avevano gli occhi lucenti, c'era gioia nell'aria. Gioia c'era negli occhi di tutti, tranne che in quelli di Lizzy, che indossava vestiti troppo leggeri per sopportare quelle temperature come tutti gli altri.
In gruppo si dirisero verso la porta che li avrebbe condotti all'interno dell'aeroporto. Una volta entrati, gli occhiali di tutti quanti si appannarono a causa dello sbalzo termico.
Sara tolse i tuoi e se li pulì al maglioncino. Appena se li indossò però, notò che gli altri non si erano accorti che del fatto che si era fermata, e avevano continuato ad andare avanti. Riprese a camminare seguendo gli altri prendendo il corridoio a sinistra. Nel mentre camminava però, uno di loro, davanti a lei, si fermò, e Sara inciampò sulla sua valigia.
-Oddio, mi scusi!- disse il giovane
-Non preoccuparti! E poi passeremo un bel po' di tempo insieme, non c'è bisogno che mi dai del Lei- rispose Sara sorridendo.
Il giovane le lanciò un'occhiataccia che Sara, troppo allegra e spensierata, non notò. Continuarono a camminare finché non raggiunsero una grande stanza in cui al centro vi era il nastro trasportatore che faceva girare le valigie.
Sara avvicinò, si guardò intorno e... "Ma noi non abbiamo viaggiato con le valigie!" pensò Sara tra se e se. Era allo stesso tempo sia imbarazzatissima, poiché aveva appena fatto l'amicona con un perfetto sconosciuto, sia era spaventata perché non aveva idea di dove tutti gli fossero. Sara di corsa cercò di tornare indietro nel corridoio nella quale era stata prima per poi prendere la strada a destra, ma venne bloccata da una guardia.
-Questo corridoio è a senso unico signorina! Torni indietro- disse la guarda dietro di lei.
Sara si girò di scatto e cercò di spiegare la situazione alla guardia, ma lui sembrava non ascoltare. Era rimasto a bocca aperta a fissarla, e nel frattempo la sua ansia cresceva ancora di più.
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ISLAND - The Hotel
Ciencia Ficción#26 in FANTASCIENZA (...) -La probabilità è uguale per tutti, nemmeno ci spero che esca il Giappone- - Mi dispiace per te ma spero proprio che non venga pescato il Giappone, ci sono nato, ci vivo e per quanto dicono i miei genitori ci dovrò anche mo...