Chapter thirteen

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D N A

Sono stanco di questa situazione.
Sono stanco di dovermi sempre sentirmi il colpevole.
Sono stanco di questa scommessa.
Sono stanco di non riuscire a dirgli che lo amo seriamente.
Sono stanco di dovergli girare attorno.
Sono stanco di tutto.
Ho bisogno di lui, non riesco a stare da solo con me stesso. Non mi fido di me. Nessuno si fiderebbe mai di me come fa lui.
Sospirai pesantemente lasciando uscire l'aria come vapore talmente del freddo che fa. Sento a malapena i miei stessi piedi che strisciano sull'asfalto, osservo la strada dinanzi a me cercando di arrivare il prima possibile di nuovo da lui.
Mi perdonerà?

Svolto nel nostro isolato quando lo vidi. Lui. L'unico che non mi andava di vedere: Kim Taehyung.
Si tocca la guancia abozzando una smorfia, potrei giurade di aver visto una lacrima.
I nostri sguardi si incrociarono e esitante decise di attraversare la strada per raggiungemi sul marciapiede opposto.

"Min Yoongi"

"Kim Taehyung"

Furono le uniche due parole che ci dicemmo entrambi lasciando poi calare un silenzio interminabile.

"Ho detto tutto ad Hoseok"

Agrottai la fronte rialzando lo sguardo sullo spilungone dalle goti arrossate, che gli ha detto?

"Non so di cosa tu stia parlando" affermai senza alcuna esitazione quando Taehyung fece appena un sorriso aggiungendo poco dopo:
"Non dirmi che hai dimenticato quello che hai detto su di lui a casa di Jimin"

Mi si geló il sangue nelle vene, le mie labbra si schiusero senza dir nulla. Ricordavo perfettamente le mie parole e non mi sono mai pentito in vita mia cosí tanto come quel giorno.

"Hoseok doveva sapere che il ragazzo che tanto ama in realtà pensa una cosa simile"

Taehyung si continuava a toccare la guancia non guardandomi nemmeno in faccia, questa cosa mi dava particolarmente su i nervi. Feci un grosso sospiro prima di prendere parola: "Quindi gli hai detto una stronzata, bravo"

"Stronzata?!" Disse alzando il tono di voce "Definirlo in quel modo fu veramente orribile, specialmente alle sue spalle"

"Tu sei uno stupido Taehyung, sono fatto cosí" urlai "se tengo a qualcuno non voglio che lo sappia, non volevo far capire a tutti voi razza di idioti che non ero etero, ma che mi ero preso una cotta per lui." Mi passai una mano tra i capelli per poi stringere le mani in due pugni.
Di nuovo quel silenzio imbarazzante di due persone che non hanno niente da dirsi.

"Senti, fa come cazzo ti pare. Io non posso parlarci con lui, ora dopo la sberla che mi ha dato, posso solo andarmene" mi disse abbassando il tono. Mi accorsi pochi secondi dopo che stavo sorridendo, sorrido perché Hoseok ha dato uno schiaffo sulla guancia di Taehyung? Probabile.

Non gli risposi dopo la sua affermazione, ma gli annuii solamente prima di iniziare a correre da lui. Avrebbe accettato il mio arrivo? Ho paura di perderti Hoseok.
Non ho mai corso cosí rapidamente in tutta la mia vita, il vento sembrava non esserci, appena mi sfiorava il viso dolcemente mentre il mio sguardo é puntato sulla fine di questa stradina. Non ho mai sentito cosí tanto nostalgia di casa come oggi, la mia casa é lá, è in quelle quattro mura, in quella stanza.
Jung Hoseok è la mia casa.

Sento i miei piedi fermarsi dinanzi all'appartamento, cerco nelle mie tasche le chiavi quando prima di riuscire ad afferrarle sentii un rumore netto. Fitto.  Come se qualcosa si fosse appena scaraventato al suolo.
Degludii pesantemente sperando che Hoseok stesse bene, decisi di non bussare e di aprire direttamente la porta.

Cocci di vetro sono sparsi sul suolo insieme a petali di fiori e pillole. Di nuovo un suono fitto proveniente dalla cucina, lentamente mi avvicinai alla camera sentendo piccoli singhiozzi espandersi come ossigeno nell'aria. Hoseok è seduto a terra con le ginocchia al petto, come farebbe un bambino che ha paura dei mostri nell'armadio che in quel caso non é altro che il suo dolore, la sua tristezza. Le sue dita sottili stringevano il tessuto della felpa grigia che indossa in quel momento, i suoi singhiozzi si fanno sempre piú numerosi mentre dalle nocche tracce di sangue scendevano.

Cosa gli avevo fatto.

Jung Hoseok, l'unica persona al mondo con il sorriso sempre sulle labbra, è stato appena ucciso dall'ultima persona che avrebbe voluto ció.

Non lo avrei mai creduto possibile, eppure eccolo per terra a piangere per colpa mia.
Mi avvicino sfiorando appena le sue dita, ma si scosta come se avesse appena sfiorato con i polpastrelli una spina. Abbasso lo sguardo sul pavimento e mi rendo conto che quel cretino é scalzo tra cocci di vetro.

"Hoseok, mi dispiace"

"Non importa, sto bene"

Afferma il ragazzo flebilmente mentre la voce spezzata lasciava intendere tutt'altro.

"Hoseok, lascia che io ti ai-"

"Perchè lo hai fatto?" Chiese Hoseok senza aggiungere altro. Yoongi confuso alzó lo sguardo verso il piú piccolo.

"Cosa ho fatto?"

"Perché hai scommesso sul mio amore quando in te non c'è nemmeno un briciolo di quell'amore che io provo per te nei miei confronti."

Yoongi finalmente puó osservare gli occhi arrossati del più piccolo che lo osservano impaziente di una risposta sincera, almeno lo sperava.
Non sa in realtá cosa rispondergli, agí d'istinto e lo tiró a sè fregandosene di tutto e lo strinse tra le sue braccia; Hoseok non oppose resistenza e si abbandonó ad un lungo pianto tra le sue calde braccia che lo hanno sempre rassicurato.

"Hoseok, stai sbagliando. So che sono stato un completo coglione, davvero un disastro, ma uno di quelli enormi... ma merito l'occasione di parlare, di dirti la verità in tutto e per tutto"

"Farà male?"

"No, non voglio vedere il mio sole in queste condizioni mai più."

Sospiró il maggiore per poi cullare con dolci carezze Hoseok che inizió lentamente a calmarsi. Non riusciva a non pensare a quelle parole, alle situazioni che si sono create, a Hoseok , a Taehyung e sí, anche a Jimin. Come ha potuto distruggere tre persone in questa maniera.

Yoongi ora voleva solo chiarire con il suo piccolo raggio di sole prima che si affievolisse.

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