Presi un giorno di ferie dal pub per poter seguire Zairon la notte successiva. Avevo paura. Ma Zairon mi era entrato dentro come un chiodo fisso. Ricordavo perfettamente ogni sensazione provata in sua presenza, il buco allo stomaco che ogni volta mi paralizzava e mi rendeva vulnerabile. Non avevo mai provato niente del genere fino a quando non lo avevo incontrato.
Squillò il cellulare. Erano le cinque del pomeriggio e sullo schermo lampeggiava il nome di mia madre. Mia madre. O quella che credevo fosse mia madre? Per me lo era e lo sarebbe sempre stata. Ricordai un gesto della mia infanzia che mi rasserenava sempre. La spazzola morbida che quella donna mi passava ogni sera sui capelli ribelli, un gesto rituale che racchiudeva il suo amore per me, la sua venerazione, un gesto che mi riappacificava con quel mondo a volte turbolento e crudele. Lei era il mio modello, la mia ispirazione e non l'avrei mai abbandonata, tanto più per una strega senza cuore capace di uccidere sua figlia e l'uomo che amava solo perché non contenta del legame. Non ero sicura di quella storia e di certo non mi sentivo una sirena, non riuscivo nemmeno a immaginare le mie gambe tramutate in una enorme pinna, né di dover trascorrere il resto della mia vita nel fondo dell'oscurità del mare. Per quanto l'acqua fosse sempre stata il mio elemento fin da bambina non credevo potesse sostituire l'aria o il sole. Ma volevo scoprire chi era Zairon perché, nonostante tutto, stranamente, la sua versione dei fatti continuava a non sembrarmi così assurda. Poteva essere solo il suo carisma ma...quella voce che mi aveva parlato, quel freddo che mi aveva pervasa quando Alyssa mi aveva rivelato il suo messaggio, i poteri dell'angelo che mi avevano inchiodata sul divano...non erano frutto di una mia fantasia. C'era qualcosa di strano e di inusuale e sentivo il bisogno di dover approfondire.
Risposi al telefono: «Mamma»
«Tesoro come stai? E' un po' che non ti sento. Stai bene» quella voce aveva un tono così dolce che rimasi in silenzio per qualche secondo prima di coprirlo con la mia risposta.
«Si mamma sto bene, sono solo...molto impegnata, sai, il trasloco, il pub...»
«Se ti serve aiuto...»
«Non mi serve aiuto, lo so che per me ci sei sempre. Mamma...»
«Dimmi...»
«Niente. Volevo solo dirti che...ti voglio bene. E che, qualsiasi cosa succeda...sappi che per me sei la mamma migliore del mondo. L'unica»
«Io...tesoro...lo so...e anche io ti adoro ma...perché mi dici queste cose...mi fai preoccupare...»
«No, no. Scusami, non era mia intenzione. E' solo che volevo dirtelo, tutto qui» Sentii la sua ansia farsi spazio tra i cavi telefonici ma dovevo essere sicura che lo sapesse. Quella sera la mia vita sarebbe potuta cambiare per sempre, avrei corso un rischio del quale non conoscevo le conseguenze. Dalla mia parte avevo solo delle sensazioni. I miei genitori non mi avrebbero mai permesso di seguire Zairon se glielo avessi raccontato, perciò non glielo dissi, mi limitai a quel 'ti voglio bene' che mia madre meritava più di chiunque altro al mondo.
Chiusi la telefonata con un groppo in gola e decisi di bere un tè caldo prima dell'arrivo dell'angelo. Mi sentivo agitata, inquieta, ma anche eccitata dall'idea di sapere che in quel mondo c'era qualcosa di più. Lo avevo sempre immaginato, ma averne certezza era tutt'altra cosa.
Sentii un rumore provenire dal saloncino. Mi affacciai e al centro della stanza vidi Zairon. Non era più cupo come il giorno precedente, era tornato alla normalità.
«Pronta per un giro nel mondo sommerso?» accennò il suo sorriso irresistibile tra l'ironico e il sensuale.
La sua presenza mi calmò e mi fece desiderare di essere con lui, ovunque mi portasse quella sera.
Uscimmo nel giardino, le nuvole bianche e grigie nascondevano una luna tonda e gialla, grande come un'enorme arancia. Faceva freddo anche con la felpa e il cappotto, un brivido mi attraversò dalla testa ai piedi. Zairon se ne accorse e mi abbracciò appoggiando il suo petto sulla mia schiena e avvinghiandomi con le sue braccia. Mi sussurrò qualcosa all'orecchio che non capii, poi sentii un fruscio lento e continuo. Mi voltai e vidi delle enormi ali dorate ondeggiare nell'aria, agganciate alla schiena di quell'uomo dagli occhi misteriosi.
Non pronunciai una parola. Rimasi incantata a fissarlo senza fiato. Fu lui a rompere il silenzio. «Te la senti?»
Non me la sentivo, no. A malapena riuscivo a distinguere la realtà dalla fantasia. Il suo corpo vicino al mio mi aveva destabilizzata e quelle ali che non smettevano di fluttuare gentilmente sull'alito di vento che le accarezzava mi ammutolivano. Feci un cenno con la testa in segno di assenso.
La fontana raggomitolata sotto il verde prepotente dell'edera brillava di fronte ai miei occhi, l'odore pungente di legna bruciata addensava l'aria. Una mano forte e sicura mi cinse la vita e un colpo al cuore mi fece perdere un battito quando i miei piedi si staccarono dal terreno e la mia casa iniziò a rimpicciolirsi sotto il mio sguardo attonito e perso.
«Non aver paura» quella voce rassicurante mi fece tornare il respiro anche se mi aggrappai con tutte le mie forze al corpo di Zairon.
Lui mi sorrise gentile e io ebbi l'istinto di baciarlo, di perdermi tra le sue braccia. Rimasi a guardare avanti per un po' per paura di cadere. Poi lo sguardo si posò, dapprima fugacemente, poi meno esitante, sulle luci che coprivano una distesa enorme che era la mia Roma. Uno spettacolo mozzafiato che mi fece uscire dalla bocca un'esultazione: «Wow» Non l'avevo mai vista così.
«Meraviglioso, vero?» Mi portò verso il centro città, dove si scorgeva via del Corso che da piazza Venezia si snodava fino a Piazza del Popolo che si mostrava in tutta la sua imponenza.
Villa Borghese era un tappeto buio di alberi e stradine per le quali avevo passeggiato spesso anche con Luca.
Scendemmo lentamente sul Pincio desolato e restammo a guardare il panorama che da quell'altezza ci donava uno squarcio del centro di una Roma notturna e addormentata che ci incantava.
Per quei lunghi minuti di silenzio in cui restammo assorti non mi lasciò mai, restò ancorato a me con il suo braccio attorno alla mia vita. Poi ci voltammo l'uno verso l'altra ancora in silenzio e le nostre labbra si avvicinarono lentamente fino a sfiorarsi.
Chiudemmo gli occhi. Mi sentii sprofondare in un abisso di pace. Lo baciai e continuai a farlo come se non lo avessi mai fatto con nessuno, senza voglia di smettere, senza pensieri. Mi sembrava di essere ancora in volo tra le nubi e l'oscurità e quella luna a illuminarmi il viso di tanto in tanto.
«E' ora di andare. Ci stanno aspettando» mi disse d'un tratto. Non sapevo chi o per fare cosa, e nemmeno dove ma mi aggrappai forte al suo corpo e mi lasciai trasportare via senza opporre resistenza. Ovunque, pensai. Ovunque con te.
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Il segreto
FantasyUna giovane donna innamorata incontra un misterioso ragazzo nel giardino della sua casa appena affittata. Una fontana al centro del giardino farà da cornice ad un mistero che a poco a poco la introdurrà in un mondo che aveva solo sognato e che pensa...