Era morto. Eppure era stato lì. Mi aveva stretta a se, mi aveva provocata, sentivo ancora le sue braccia avvolte intorno al mio corpo, il suo calore, il suo profumo, di sicuro c'era un equivoco. Poteva essere suo fratello, magari, oppure qualcuno che si era spacciato per il figlio del proprietario. Non entrai nemmeno nella mia casa, ero troppo sconvolta, avevo paura di trovare quell'uomo ancora lì, in procinto di uscire e di aggredirmi nuovamente. Lo so era un'idea assurda ma d'altronde era assurda tutta quella storia. Passai accanto alla fontana, era ormai buio, ed ebbi come l'impressione che i due avvinghiati nell'abbraccio infinito mi osservassero. Che inquietudine, ero un fascio teso di nervi. Decisi di andare da Marco, dovevo capire qualcosa di più. Chiusi con tre mandate il cancello del giardino, controllai a destra e a sinistra che non ci fosse nessuno e iniziai a camminare a passo veloce. Mettevo i piedi uno dietro l'altro con meccanica precisione evitando accuratamente di inciampare e ottimizzando al massimo il movimento con l'intento di metterci meno tempo possibile nel consumare i due km che mi separavano dalla casa di Marco. Forse dovevo avvisarlo del mio arrivo ma preferii non farlo, volevo guardare la sua espressione mentre gli raccontavo l'accaduto.
Suonai il campanello della sua abitazione, una, due, tre volte. Poi vidi scostarsi il cancello e apparve il suo viso che mi scrutò inespressivo. «Cosa vuoi?» «Parlare di tuo figlio» gli dissi senza mezze misure, urtata dalla sua freddezza. «Ti ho detto tutto quello che c'era da dire» rispose lui. «Ha un fratello? Magari era lui» «Non esiste nessun fratello e nessun figlio, sono stato chiaro?» La porta era rimasta semi-chiusa, non voleva farmi entrare e trapelava dal tono di voce la sua agitazione e la sua collera che saliva ad ogni mia domanda. Ma non riuscivo a capire perché fossimo arrivati a quello stato di cose, perché l'odio si fosse gonfiato tra noi che ci conoscevamo appena ed avevamo condiviso solo conversazioni cordiali sulla casa fino a quel momento. Mi calmai e cercai di modificare i miei toni tentando di recuperare un po' di civiltà. «Io mi scuso se non l'ho avvisata prima e di essermi presentata qui senza invito ma...capisce, mi sono spaventata, ho trovato uno sconosciuto nella casa che ho affittato che mi ha stretta e bloccata per poi presentarsi come suo figlio che lei mi dice essere morto. Io...non so cosa pensare» «Signorina mi ascolti bene. Io non so cosa sia successo e cosa lei abbia visto o capito, io posso solo ribadirle che mio figlio è morto e quindi non poteva essere nel giardino della casa. Non so cos'altro farle» Capii che non avrei ottenuto nessun'altra risposta così lo salutai. Ma prima che la porta si chiudesse mi girai e gli feci l'ultima domanda: «Signore, come è morto suo figlio?» «Avvelenato. E' stato avvelenato»
Sentii vibrare il cellulare e saltai come se mi avesse punto un insetto. 'Merda, devo stare calma' pensai tra me e me. Risposi senza nemmeno leggere il nome sullo schermo del telefono: «Pronto» Riconobbi la voce, era Luca. «Lu-luca ciao» risposi balbettando. «Sara cosa c'è ti sento strana?» «No tranquillo non ho niente. E' solo stata una giornata complicata». Non sembrava convinto ma continuò: «Io volevo salutarti, sono passato da casa tua. Domani parto per Londra e sono via per una settimana. Appena torno vengo a vedere quella casa di cui mi parlavi oggi, se vuoi...così ti do il mio parere» Tornai alla realtà, e mi venne alla mente il bar, il lavoro di Luca, la sua continua assenza, le mie sensazioni e mi ricordai anche di averlo mollato al tavolo senza pagare per la prima volta. Mi vergognai un po' ma ciò che mi bruciava di più in quell'istante era sentire di nuovo la sua mancanza. Era pensare che avrei potuto perdermi tra le sue braccia per qualche ora se fossi rimasta seduta al tavolino del bar e invece ero finita tra le braccia di uno sconosciuto, in una casa che mi spaventava senza che nemmeno ci avessi ancora messo piede ed ero per di più sola in mezzo ad una strada buia in preda a dubbi e domande senza risposta. Come era potuto succedere? Dall'altra parte della cornetta Luca mi chiamava insistentemente perché non sentiva risposte. Così feci uscire un filo di voce interrompendo i miei pensieri «Va bene Luca, appena torni ne parliamo ti aspetto e...buona fortuna...per il tuo lavoro» Sperai che non si accorgesse che quelle parole fossero fuoriuscite insieme alle lacrime e che il groppo alla gola che sentivo mi stava impedendo di continuare la conversazione. Ma non era così sensibile da leggere tra le righe così mi salutò risollevato dalla risposta ed io chiusi la conversazione e me ne andai a dormire nella mia vecchia dimora. Chiusi gli occhi e sognai l'uomo misterioso per quasi tutta la notte. Non era stato un buon modo di trascorrere la mia giornata di libertà dal lavoro.

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Il segreto
FantasíaUna giovane donna innamorata incontra un misterioso ragazzo nel giardino della sua casa appena affittata. Una fontana al centro del giardino farà da cornice ad un mistero che a poco a poco la introdurrà in un mondo che aveva solo sognato e che pensa...