La festa

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Attraversammo di nuovo i lunghi corridoi della tenuta ma vicino a Ginevra mi sembrava tutto meno cupo e meno inquietante. I suoi lunghi capelli biondi si muovevano flessuosi sulla sua figura snella imbrigliata in un vestito viola di raso tutto brillantini che la faceva sembrare una principessa. Il suo viso era grazioso, i lineamenti delicati che riflettevano una perfezione quasi artificiale che lasciava senza fiato. Ma ciò che la rendeva davvero speciale era la luce che emanava pur camminando in mezzo alla cupezza nera di quel luogo; non aveva bisogno di lampade, di candele, di torce, bastava lei ad illuminare tutti i contorni. Anche le statue mi parvero amichevoli e le zanne di Gemma lasciarono il posto all'allegria sommessa di una festa speciale come quella che ci attendeva.

Quando uscimmo nel giardino la luna era alta e gialla, uno spicchio nel cielo senza stelle che ci sovrastava. Ginevra si guardava intorno sorridendo in cerca di visi amici. Si voltò verso un gruppetto di quattro persone, due uomini e due donne, tutti con una Tennent's in mano che confabulavano animatamente. L'uomo sulla destra ci guardò con curiosità o forse guardò me incuriosito dal fatto che fossi nuova. Mi scrutò da capo a piedi poi prese un aperitivo dal tavolo posto a qualche metro da lui e si diresse verso di noi. Camminò continuando a fissarmi e regalando un sorrisetto malizioso a Ginevra, di tanto in tanto. Ce lo trovammo davanti e subimmo entrambe il suo baciamano. Era chiaro che tentasse di apparire galante. Ginevra sembrava soddisfatta di aver catturato finalmente le prime attenzioni, poi vide altri amici e mi lasciò da sola con lo sconosciuto. L'uomo si presentò: «Onorato di conoscerti...», mi disse facendo intendere di voler sapere il mio nome. «Sara» specificai un po' imbarazzata mentre con gli occhi cercavo disperatamente Zairon che sembrava essere scomparso.

«Io sono Lucas, sei nuova di queste parti?»

«Si...sono nuova» risposi.

«E come mai una 'normale' si diletta a frequentare un gruppo di strane creature come noi?» mi guardò incuriosito e indagatore facendomi sentire palesemente osservata e fuori luogo.

«Io sono venuta con Zairon»

«L'angelo. Allora, che scusa ha trovato questa volta per far infiltrare un'umana tra di noi?» risentii nelle sue parole lo stesso astio di David, l'amico di Zairon; mi sentivo come racchiusa in un mondo sconosciuto incastonato nel mio reale, solo che qui ero io l'aliena. Così, in un impulso improvviso decisi di spiegare a quell'uomo che anche io forse ero come loro, o almeno lo ero stata in passato. Avevo bisogno di essere accettata, di non sembrare così banale come pareva mi vedessero tutti. La mia vita si svuotava di significato in quel luogo, così come tutta la mia esistenza e non potevo permetterlo.

«Io non sono soltanto un'umana» replicai animatamente mentre Lucas mi fissava attento e vagamente ammiccante, lasciando dondolare la sua Tennent's tra il pollice e l'indice quasi di fronte al mio viso illuminato dalle fiaccole tremolanti.

«Io sono la reincarnazione di Dalia, la sirena...» non mi lasciò terminare e completò lui la frase.

«...figlia di Alyssa, giusto?»

«Sì» aggiunsi io continuando a guardarlo negli occhi.

«E tu che prove hai di questa storia? Te l'ha raccontata l'angelo?» disse facendomi intendere che potesse essere solo una bugia per portarmi lì.

«Io...non ricordo niente. Ho solo...sentito la voce di Alyssa. E'...apparsa nella mia casa, ha bloccato lo scorrere del tempo e il mio fidanzato per dirmi che era tornata e che mi rivoleva» dissi, ripensando al terrore provato in quel momento che doveva trasparire dai miei occhi visto che Lucas aveva smesso di dondolare la bottiglia e mi fissava incredulo.

«Storia interessante...ma, se posso, ti do un consiglio da amico. Non raccontare in giro chi sei veramente. Qui sono tutti spaventati al solo nominare tua madre...»

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