Waiter.

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«È davvero necessario Dana?».
La mia coinquilina è sopra il mio letto mentre strappa tutti i miei poster appesi al muro con foga. Mentre io guardo lei appoggiata sull'uscio della porta.
Gira la testa guadagnandomi un'occhiataccia da parte sua.
«Secondo te Grace, Luke uscirebbe con una fangirl sfegatata?».
«Non usciamo insieme» dico per la sesta volta annoiata.
«Perché non dovreste? A te piace, a lui piaci...».
«Mi ha scritto solo che sono bella. Non lo conosciamo dal vivo, magari lo dice a tutte» alzo le spalle. Anche se spero che le mie parole non siano vere.
«Perché non sperarci? No?».
Alzo gli occhi al cielo.
«Va bene, ma almeno smetti di strappare tutti i miei poster» mi lamento guardando tutti i poster raccolti in 2 anni che riquadrano solo i 5 seconds of summer farsi in mille pezzettini.

Dana in risposta ne stacca uno dal muro sbattendomelo in faccia.
«Luke Hemmings uscirebbe con una ragazza che ha il poster del pene di Calum secondo te?».
Mi gratto la testa imbarazzata. Forse ho un po' esagerato a stampare quello screenshot.

Scende dal mio letto con un balzo per poi avvicinarsi a me.
«Ora passiamo alle fanfiction».
Un ghigno si fa spazio sul suo volto.
«No» dico capendo a cosa sta alludendo.
«Sì Grace. Dobbiamo».
«Non ci penso neanche!» urlo nascondendo il mio telefono.
«Cosa penserebbe Luke se scoprisse che hai scritto 17 fanfiction dov'è un daddy?» mi guarda con sguardo severo.

Sorrido innocentemente in risposta.
«Che mi eccita molto».

Lei sospira.
«Regola numero 1: Fingere di non conoscere né lui né la sua band.
Regola numero 2: Niente poster sul muro che li ritraggono.
Regola numero 3: Niente fanfiction su di loro».
Allunga la mano verso di me, sospiro consegnandoli il mio telefono controvoglia.

«Oh andiamo. Los Angeles è così grande. Chissà quando lo incontrerò di nuovo».
«Scommetto 10 dollari che domani sarà di nuovo lì per incontrarti».
Aggrotto le sopracciglia perplessa.
«Ma domani non hai lezione al college?».
«Infatti ci andrai da sola».

L'idea di incontrarlo è molto intrigante. Ma se dovesse essere di nuovo lì sul serio perderei il controllo, agitandomi così tanto da scappare via.

«Anche se fosse non credo verrebbe da me a parlarmi».
«Credo di sì. Ma per essere sicuri, fai vedere un po' le tette e il sedere. Così anche tu lo ecciterai» ghigna.
«Questa cosa ti sta sfuggendo di mano» noto.

«Tu non capisci Grace! È la tua occasione, non puoi rinunciare prima di averci provato» mi prende per le spalle incitandomi.
«E va bene. Ci proverò».

🍆

Cammino per le strade di Los Angeles fino ad arrivare davanti alla porta del bar di ieri. Prendo un lungo sospiro non sapendo cosa aspettarmi.
Dana mi ha anche costretto a indossare una gonna di American Apparel volendo che mostrassi di più le mie gambe. Non credo che a Luke Hemmings interessino le mie gambe, ma l'ho indossata comunque.

Metto la mano sulla maniglia della porta tirandola verso di me. Non riuscendola ad aprire ci metto più forza possibile, per quanto ne possa avere alle 9 di mattina. Fin quando non noto la scritta "spingere". Iniziamo bene.

Entro notando il cameriere di ieri dietro al bancone che mi sta fissando. Mi avvicino lentamente imbarazzata per quello che è successo ieri.
Quando mi ritrovo abbastanza vicina a lui, inizia a ridere leggermente.
«Non hai letto la scritta spingere?».
«Beh... era troppo piccola» incrocio le braccia facendo finta che non mi importi.
«Ah mi dispiace. Proporrò di mettere una scritta più grande solo per te» mi stuzzica.
«Probabilmente dopo oggi non tornerò mai più» sussurro.

«Se ti offrissi un caffè gratis torneresti?».
«Non credo cambierebbe molto».
«Bene. Perché non lo farei comunque» mi sorride innocentemente.
«Tanto fa comunque schifo».
«Allora perché vieni?» mi punta gli occhi addosso.
«È un luogo pubblico come un altro. Posso tranquillamente stare qui ammirando tutto il posto».

Alza un sopracciglio.
«Certo che sei strana».
Roteo gli occhi sedendomi sullo sgabello.
«Il mio obbiettivo nella vita non è piacere a te».

«Ah già. Vuoi piacere alla giraffa di nome Luke?».
Mi blocco sul posto iniziando a sudare.
«Cosa? Chi? Come sai il suo nome?».
«Perché è seduto a quel tavolo laggiù dolcezza» indica un punto dietro di lui con nonchalance.

Sposto il mio sguardo su di lui, che beve tranquillamente dal suo bicchiere e controllando il telefono. Come fa una persona a essere così dannatamente bella? Come fa una persona a resistere dal saltargli addosso?

«Non che mi interessi» fingo anche se so che non mi crederà neanche lui.
Inizio a ticchiettare con le unghie il bancone, mangiandomi quelle dell'altra mano.
«Ha davvero scritto lui che sono bella ieri sul mio bicchiere?» dico di scatto non resistendo.
«Veramente sono stato io a scriverlo. Lui mi ha solo detto di farlo».
«Cosa ti ha detto?! » urlo prendendolo per le spalle avvicinandolo a me.
«N-Nulla ha solo chiesto come ti chiamassi. Ha chiesto se il bicchiere fosse il tuo e poi mi ha detto di scriverlo. Ora puoi lasciarmi? Sei inquietante».
Lo spingo lasciando la presa su di lui.

«Quindi pensa che io sia bella?» dico entusiasta.
«Credo?» risponde titubante.
Inizio ad agitarmi sudando sempre di più. Spero di non iniziare a puzzare davanti a lui. Mi eviterebbe. O magari lo fa già.
«E ora cosa dovrei fare secondo te?».
«Studio architettura, non psicologia. Se ti può interessare».

In effetti non mi interessa.

«E ora smettila grazie. Sei davvero una rompipalle»

Prima che io ribatti una figura mi sovrasta dietro di me. Mi blocco capendo che dietro di me si trova la giraffa di due metri. Appoggia il suo bicchiere vuoto sul bancone davanti a me.

Sento di star per morire vedendo per la prima volta da vicino la sua mano. Ha anche una mano bellissima.

«Non credo questo sia il modo adeguato di parlare con una cliente». Guarda il cameriere alzando le sopracciglia accusandolo.
I suoi occhi azzurri si spostano in basso incrociando i miei, per poi sorridermi.

Luke Hemmings mi ha difeso.
Luke Hemmings mi ha sorriso.
Luke Hemmings mi ha guardato.
Questo è meglio delle fanfiction.

Sta per ribattere, pentendosi subito dopo restando zitto. Probabilmente perché ha paura di perdere il lavoro.
Luke mi guarda come se si aspettasse che dica qualcosa.
«G-Grazie».
Più che un tono dolce e suadente mi esce un tono come se mi fossi strozzata.
Ma ricevo comunque una reazione positiva, notando il suo sorriso diventato più accentuato, mostrando la fossetta accanto ad essa.

Senza dire più nulla si allontana da me ma con il suo sguardo che mi rimane addosso.
Esce dal bar e io continuo a sentire la scia del suo profumo, chiudo gli occhi beandomi di esso.

«Stavo per perdere il lavoro per colpa tua» borbotta infastidito.

I'm not a fan, maybe //Luke Hemmings Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora