SAKURA;Erano passati tre giorno da quando lo vidi l'ultima volta. Mio padre non faceva altro che tormentarmi per l'imminente guerra, ed io non sopportavo più bella situazione. Avevo iniziato a lavorare in quella fabbrica per incontrarlo, ed invece eravamo sempre più distanti. Quel giorno decisi di rimanere fino a tardi in fabbrica per sistemare le ultime scartoffie poiché mio padre era partito per un viaggio di lavoro.
Il telefono non finiva di squillare e le frequenti chiamate di mio padre mi irritavano. I miei capelli legati in uno chignon ormai erano completamente disordinati ed uscivano ciocche rose da tutte le parte. Non ero abituata a stare da sola, soprattutto in fabbrica.
Erano quasi le 22 quando sentii bussare alla porta dell'ufficio.
Istintivamente decisi di non aprire, ma chi c'era dall'altra parte non aveva intenzione di fermarsi, per un breve momento pensai che la porta di mogano crollasse, per i frequenti sussulti.
In quel momento tremavo, ed non riuscivo a capire questa mia paura, ma avevo una brutta sensazione.
Appena apri la porta si scagliò un uomo contro, non mi resi conto di cosa stesse succedendo in quel momento, ma sentii solamente il suo urlo che rimbombava per tutto l'ufficio.
"-Dov'è Haruno?"
Lo sapevo che non dovevo aprire la porta, dovevo dare ragione al mio istinto.
Decisi di non dirgli d'essere la figlia del proprietario, non so perché ma in quel momento mi sembrò la cosa più giusta, o meglio il mio istinto mi consiglio così.
-Il signor Haruno è partito questa mattina per un viaggio.
Risposi.
-Bastardo! Dove sono i miei soldi?
Domandò con irruenza
Soldi? Di che soldi stava parlando?-
Non avevo la minima idea di quali soldi chiedesse. Ma lui non era molto convinto , tanto che per la paura iniziai a tremare.-Non so di quali soldi stia parlando...
Continuai ad affermare.
Gli stavo dicendo la verità, poiché mi occupavo della contabilità degli ultimi tre mesi.-Non fare la finta tonta, sei la sua assistente e non sai dei suoi innumerevoli debiti nei miei confronti?
Debiti, eravamo indebitati? Non potevo credere a quello che stava dicendo quell'uomo.
-Bambolina se non può pagarmi in questo momento, accetterò un altro tipo di pagamento.
Mi sospirò all'orecchio, era disgustoso.
- Non avrai nulla da me!
Cercai subito di dirigermi verso la porta, ma l'uomo la blocco con il suo peso.
-Bambolina dove credi di andare? Devo riscuotere il mio debito.
Cercando di ficcare le sue sudici mani nella mia camicetta di sera rosa.
-Io non ho nessun debito con te!
-Che lingua tagliente, bambolina. Estinguerai una piccola parte del debito del mio padrone.
Cercai di dimenarmi in tutti i modi, ma con uno scatto fulmineo mi blocco i polsi, l'unica cosa che potevo fare era urlare. Continuò a bloccarmi i polsi con una mano, mentre con l'altra cercava di toccare l'interno coscia per poi risalire fino all'inguine.
-Vi prego aiutatemi! Aiuto!
Esclamai. Cercai di far uscire tuttala voce che avevo in corpo.
-Bambolina non ha senso urlare, in questo momento stiamo solo io e te.
Le lacrime iniziarono a scorrermi sul viso, non volevo perdere la mia verginità in questo modo.
SASUKE
Ero intenzionato a dirigermi verso casa, quando mi ricordai di aver dimenticato alcuni attrezzi in fabbrica.La mia mente in quei giorni vagava verso altri pensieri, non riuscivo a dimenticare dell'incontro. Tornato in fabbrica notai che era deserta, ma più mi avvicinavo all'ufficio del capo e più sentivo delle voci sovrapporsi, decisi di avvicinarmi per capire cosa stesse succedendo. Non erano delle semplici voci, ma urla, urla di una donna.
"Vi prego aiutatemi, aiutami"
Non sapevo se sfondare la porta o no, ma chiunque stava urlando aveva bisogno d'aiuto, del mio aiuto.
Senza pensarci due volte mi fiondai contro la porta. E la scena che si presentò davanti era inimmaginabile.
Sakura distesa sul pavimento con i vestiti strappati e un uomo accanto a lei, semi cosciente.
Involontariamente sfondando la porta lo colpii sulla testa, facendolo svenire.
Appena mi vide, mi abbracciò. E con le lacrime agli occhi disse;
"Ho avuto tanta paura...tanta, per fortuna mi hai salvato."
La presi tra le mie braccia e continuai a stringerla a me. La feci sedere su una sedia e le diedi il mio cappotto per coprirsi.
Il mio cappotto nero era troppo grande per quella esile figura, ed la faceva sembrare ancora più minuta. Ormai i sui capelli erano completamente sciolti e i suoi occhi iniettati di sangue che andavano in contrasto con le sue grandi iridi verdi. Avevo paura a lasciarla là, in quello ufficio con quell'uomo.
Quindi decisi di prenderla in braccio e di portarla fuori, in un posto più sicuro.
-Senti io ora devo occuparmi dell'uomo là dentro...
Le dissi. Prese la mia mano e con gli occhi lucidi rispose;
-Per favore rimani con me, non lasciarmi da sola...
-Non aver paura, mi allontanerò solo per pochi istanti.
E le accarezzai la guancia, per poi dirigermi dentro l'ufficio. L'uomo era ancora incosciente e la prima cosa che feci fu legargli mani e piedi, per poi chiamare la polizia.
Aveva un colorito quasi cadaverico infatti pensai che fosse morto, dei capelli così lunghi da sembrare una donna e dei segni violaceo che contornava gli occhi, mi ricordava vagamente un serpente. La polizia arrivò prontamente, insieme al signor Haruno, che appena vide la figlia in quelle condizioni sbiancò.
-Sakura tesoro mio mi dispiace tanto...come stai?
-Padre...se non fosse stato per Sasuke ...io...
E scoppiò di nuovo a piangere, ma con voce rauca chiese;
-Padre chi era quell'uomo?
-Quell'uomo si chiama Orochimaru, un paio di anni fa eravamo soci in affari ma per una serie di disguidi litigammo. Ed ora pretende dei soldi per ripagare i suoi debiti.
Il signor Haruno si giro verso le mia direzione e guardandomi negli occhi disse;
-Ragazzo se non fosse stato per te la mia bambina, non voglio neppure pensarci. Domani parleremo della tua posizione in fabbrica, questo tuo gesto non può passare inosservato.
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the letter
RomanceDue realtà differenti, una situazione di crisi e guerra. Un amore complicato e troppe di difficoltà. Sasuke e Sakura due anime tormentate dal loro destino.