Luke mi stava aiutando a perfezionare il mio travestimento prestandomi i suoi vestiti, addirittura aveva comprato apposta una piccola parrucca nera maschile, mi stava persino insegnando ad assomigliare il più possibile ad un ragazzo nei modi di fare, di camminare e di parlare. Guardandomi allo specchio a stento facevo fatica a riconoscermi, aveva fatto proprio un bel lavoro e se ne compiacque tutto soddisfatto guardandomi. E se qualcuno se ne fosse accorto? Onestamente non mi importava. Non mi importava delle conseguenze che potevo subire, ero pronta ad affrontare qualsiasi cosa e ad assumermi le mie responsabilità, volevo semplicemente vivere ed esperienze di questo tipo accadono di rado. Certo, avrei potuto scegliere una strada più semplice, ma ormai le cose erano andate così e non potevo perdere tempo a piangermi addosso. Quel che era fatto ormai era andato.
Il primo giorno di lezione non stavo più nella pelle e non riuscivo a contenere il mio entusiasmo, il quale Luke non riusciva assolutamente a comprendere, lui avrebbe preferito di gran lunga spendere quelle ore di studio in altri passatempi. A suo avviso, stavo sprecando l'opportunità di potere saltare ogni singola lezione.« Se qualcuno ti chiede il tuo nome, tu sei Emmet. » mi ricordò prima di entrare in un'enorme aula scalare. Appena entrammo un ragazzo salutò Luke e ci invitò a sederci vicino a lui, solamente quando fummo più vicini riuscii a riconoscere il suo volto: era Jack. Mi salii un po' di ansia pensando a come mi aveva guardato lo scorso giorno, ma lui apparí molto tranquillo e mi porse la mano presentandosi, così feci io a mia volta stringendogliela il più forte possibile. Non si ricordava per niente di me? Tirai un sospiro di sollievo tranquillizzandomi e mi dedicai per tutto il resto della giornata a seguire le lezioni prendendo il maggior numero di appunti.
« Finalmente, stavo ammuffendo! » sbrontolò Jack al suono dell'ultima campanella. Ci dirigemmo verso il cortile, probabilmente diretti nuovamente alla caffetteria, un gruppo di ragazzi ci raggiunse correndo e si aggregarono a noi. Tutti mi si presentarono entusiasti senza alcun tipo di sospetto, notai che Luke rise sotto i baffi per questa loro reazione nei miei confronti. Iniziarono a parlare della loro estate, dei luoghi che avevano visitato e anche di tutte le loro storielle estive facendo commenti alquanto volgari che mi fece venire voglia di zittirli tutti, ma tentai di trattenermi. La mia estate, a differenza loro, era stata alquanto turbolenta e distruttiva per me. Non avevo avuto l'opportunità di prendere le valigie e andarmene in qualche meta da sogno in giro per il mondo a divertirmi, bensí ero stata occupata ad organizzare il funerale di mio padre, continuare la sua attività lavorativa e vendere la casa dove avevo vissuto tutta la mia infanzia. Tutto questo mi aveva segnato molto psicologicamente, avevo passato un periodo senza uscire di casa: lavoravo solamente, non mangiavo, non parlavo e non vedevo nessuno. Necessitavo di un cambiamento, per questo motivo avevo deciso di andarmene. Mollare tutto e partire faceva paura, eppure era stata la decisione migliore della mia vita.
« Che noia questo posto senza ragazze! » sbraitò all'improvviso un ragazzo molto alto con capelli corti rasati. Ad udire quelle parole mi venne istantaneo drizzare la schiena e rimasi immobile come se mi avessero puntato una pistola alla tempia.
« Dai, Dave, venerdì alla festa potrai assetare tutte le tue voglie, resisti! » esordii un altro di loro.
« Non vedo l'ora! Verrai anche te, Emmet? » tutti mi fissarono ed io rimasi paralizzata. Di quale assurda festa stavano parlando?
« Che festa? » domandai confusa.
« Sarà in riva al mare, ci sarà tanto alcool e tante ragazze tutte per noi. Dai non puoi mancare! » rispose entusiasto Jack.
« Non lo so, vi faccio sapere. » dissi con gli occhi che mi si illuminarono. Nella mia mente frullò già una nuova brillante idea: questa era la giusta occasione per uscire dall'ombra e non aver paura di nascondermi agli occhi altrui. Luke mi guardò fulminandomi con lo sguardo, come per dirmi "non ci pensare neanche", ma non mi importò. Quando poteva ricapitarmi un'opportunità simile? Non potevo sprecarla.
Arrivati alla caffetteria mi offrii di andare in fila ad ordinare per tutti quanti, almeno in questo modo potevo allontanarmi da loro per qualche minuto e respirare liberamente, ma, come sempre d'altronde, avevo cantato vittoria troppo presto. Scorsi proprio accanto a me un ragazzo che mi guardò torvo, esattamente colui che avevo incontrato in segreteria e per cui ci avevano iscritti entrambi per sbaglio. Se mi avesse scoperto, sarebbe potuto essere nettamente la volta buona in cui mi avrebbero cacciato seriamente dal campus e avrei potuto dire addio ai miei buoni propositi. Cercai di essere il più naturale possibile, ma i miei sforzi furono del tutto inutili.« Scusa, ci conosciamo? » mi domandò facendomi sobbalzare.
« Mi hai confuso per qualcun altro. » cercai di avere il tono più maschile possibile.
« Scusa, hai un viso familiare, ma non ricordo di chi... » spalancò gli occhi come se gli fosse venuta una fulminea illuminazione. Ero finita.
« Me lo dicono spesso. » cercai di tagliare corto. Fortunatamente venimmo interrotti dalla commessa che mi domandò cosa volessi ordinare, cercai di essere rapida per potermi allontanare il quanto prima possibile senza dover scambiare altre parole con lui. Quando me ne andai sentii ancora lo sguardo fisso di lui sulla mia schiena che mi fece provare una forte stretta allo stomaco. Che cosa sarebbe successo se mi avesse scoperto? Lo avrebbe detto al preside? Mi avrebbero espulso? No. Non poteva succedere. Avrei fatto di tutto purché questo non accadesse, non avevo nessun altro posto dove andare e nessuno da cui tornare.
Casa mia era lí ormai.
STAI LEGGENDO
Rebellious
RomanceEmilie Tremblay, dopo la morte di suo padre, decide di riniziare la sua vita da zero trasferendosi in un campus in Arizona, lasciandosi in tal modo alle spalle tutto il suo passato. Si troverà costretta a frequentare un dormitorio maschile che la me...