Capitolo 12

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Ricordo che quel giorno stavo preparando le valigie per l'ennesima volta, ormai ero talmente abituata alle partenze che non provai nessun tipo di emozione all'idea di dovere ricominciare tutto da capo. Fin da piccola ero abituata a trasferirmi di continuazione con mio padre, andavamo di città in città in cerca di uno stile di vita migliore, ma i soldi mancavano sempre di più e lo stress aumentava in proporzione. Scappavamo per sopravvivere e, di conseguenza, non avevo mai avuto la possibilità di vivere un'infanzia stabile e serena come tutti i miei coetanei, non avevo nemmeno mai avuto dei veri amici perché sapevo che sarei dovuta partire nuovamente ed era essenziale mantenere le distanze per non soffrire, i rapporti umani sarebbero stati solamente una seccatura. Eravamo solo io e mio padre contro il mondo.
Avevo solo sedici anni quando gli diagnosticarono un tumore maligno al pancreas. Fu un duro colpo per me, mi dissero che non avrebbe vissuto più di altri quattro mesi, ma mio padre fu un vero e proprio combattente e sorprese tutti: riuscì a sopportare il dolore atroce per altri due lunghissimi ed estenuanti anni. Ogni singolo giorno mi presi cura di lui e della sua malattia, ma il compito si rivelò davvero snervante e logorante, soprattutto sapendo che non c'era alcuna speranza di cura. Odiavo stare ferma a guardarlo soffrire, vedendo che se ne stava andando via da me sempre più velocemente.
Il giorno in cui successe concretamente fu terrificante, un trauma che scombussolò radicalmente tutta la mia vita devastandomi l'anima. Non ero pronta a vivere una vita senza lui al mio fianco, ma effettivamente non lo sarei mai davvero stata. É impossibile prepararsi alla perdita di una persona cara ed io mi stavo aggrappando alla sua figura con tutte le mie forze.

Mi persi talmente nel mio turbine di pensieri che l'apparizione reale di Luke mi parse un sogno. Sì, era proprio lui. Fermo ed immobile sul ciglio della porta con lo sguardo fisso su di me. Bello da togliere il fiato, come sempre. Aveva un'aria diversa dal solito, tormentato, quasi vulnerabile, ed io avrei voluto che mi baciasse, finché non mi avessero fatto male le labbra, ma nessuno dei due mosse un singolo muscolo.

« Pensavi davvero di andartene senza dirmi nulla? » mi domandò smorzando il silenzio, leggermente imbarazzato. Supposi che Jack gli avesse raccontato della mia partenza.

« Non lo so. » risposi tentando di ricompormi.

« Qual era esattamente il tuo piano? Sparire e basta? »

« Luke... » tentai di rispondere.

« Non puoi sempre scappare, Emilie. » notai che stava tremando ed all'improvviso mi sentii terribilmente in colpa, perché fino ad allora mi ero comportata scegliendo deliberatamente di dimenticare quello che era successo tra di noi, come se fossimo due persone qualsiasi, senza considerare minimamente i suoi pensieri e le sue emozioni. Mi ero comportata da perfetta egoista.

«Hai ragione. La realtà é che sono una codarda e non avevo il coraggio di affrontarti. » dissi quella frase tutto d'un fiato senza pensarci due volte, abbassando completamente tutte le mie barriere nei suoi confronti, poi deglutii e mi inumidii le labbra preparandomi psicologicamente alla fase successiva « Anche perché tu avevi di meglio da fare. »

« Cioè? »

« Vanessa. » dissi freddamente fissando il pavimento, non avevo il coraggio di guardarlo dritto negli occhi.

« Non me ne frega nulla di lei. » rise acutamente « Dal primo istante in cui ho posato il mio sguardo su di te, non ho fatto altre che pensarti costantemente, ogni singolo secondo mi domandavo dove tu fossi e cosa stessi facendo. Ho provato a dimenticarti, a sostituirti, ma la verità é che é impossibile.» si fece improvvisamente serio e si avvicinò sempre più a me « Vedi, il problema é che io sono una persona terribilmente egoista ed il pensiero di vederti con qualcun altro che non sia io mi tormenta. Ti voglio solo mia. In tutti i modi che ti vengono in mente. » lo ascoltavo senza fiato, mentre fissavo, quasi ipotizzata, la sua bocca completamente scolpita. Lui voleva me, non le altre. Non voleva Vanessa con le sue curve da paura e i suoi capelli perfetti. Voleva me.

« Perché non me lo hai mai detto prima? » domandai con voce tremante.

« Ti vedevo con Isaac. » pronunciò quel nome sbuffando, alquanto infastidito.

« Mi sono comportata da stupida. Sono terrorizzata dall'idea di affezionarmi a qualcuno, ma nonostante questo non riesco neanche per un minuto a stare lontano da te. » ammissi ed, improvvisamente, sul viso di Luke si formò un seducente sorriso, poi mi prese per i fianchi ed avvicinò il suo corpo al mio, talmente tanto che trovai il mio viso a pochi centimetri di distanza dal suo. Bizzarro come l'essere umano si perda un sacco di occasioni a causa del proprio orgoglio e della paura di soffrire, non trovate?

«Sei pazza. » sussurrò. A tal punto non resistetti più alla tentazione e posai le mie labbra sulle sue. Fu un bacio lungo, incredibilmente intenso ed il più bello di tutta la mia vita. Mi sentii per la prima volta dopo tanto tempo al posto giusto nel momento giusto, in quell'esatto momento tutto il mondo svanii completamente ed eravamo solamente noi due. Purtroppo quell'incredibile attimo fu bruscamente interrotto nel giro di pochi secondi e, come se dovesse per forza andare qualcosa storto, quando la porta si aprii, ci trovammo davanti i nostri occhi Isaac, il segretario della scuola ed un uomo con un paio di baffi sottili. Non avevo idea di chi fosse, ma aveva un'aria cupa ed inquietante.

« Preside...» sibillò Luke paralizzato. All'udire quella parola raddrizzai all'istante la schiena e sentii il cuore accellerare improvvisamente. Tentai di inventarmi una scusa plausibile, ma l'espressione soddisfatta di Isaac mi distrusse del tutto. Era stato lui, ne ero sicura. Era andato a spiattellare la verità sul mio conto con l'obiettivo finale di umiliarmi di fronte a tutti e cacciarmi dal campus definitivamente. Ma per quale assurdo motivo? Perché celava tanto odio nei miei confronti? Non riuscivo a spiegarmi come una persona potesse essere così meschina ed indegna di fiducia. In quel momento mi resi realmente conto di come certe persone possano essere spregevoli e senza pietà.

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