Per tutto il viaggio io e Jack rimanemmo in silenzio, lui non era mai stato il tipo di persona che amasse parlare molto, era un ragazzo abbastanza taciturno che se ne stava sempre per i fatti suoi, una caratteristica che mi era sempre piaciuta di lui. Ringraziai il cielo che mi trovassi con lui in macchina e non con qualcun altro, in quel momento non avevo voglia di parlare con nessuno, avevo troppi pensieri che mi tormentavano l'anima e troppe domande senza risposta. Ero completamente terrorizzata dall'idea di vedere di nuovo Luke e suo padre, avevo paura di quello che sarebbe potuto succedere, non volevo che lui rinunciasse a nulla per me, ma avevo estremamente bisogno di vedere il suo viso ed assicurarmi che stesse bene. Non eravamo abituati a stare lontani l'uno dall'altro per così tanto tempo, anche perché ci riusciva impossibile. Dipendevamo l'uno dall'altro.
Notai in lontananza una grande villa bianca su due piani con un grande giardino e un colonnato impressionante all'ingresso, immaginai che fossimo arrivati a destinazione e mi si formò un nodo in gola. Non sapevo cosa aspettarmi e come avrei dovuto atteggiarmi, suo padre mi avrebbe distrutto nel momento stesso in cui avrei sorcato la soglia della porta, dovevo essere pronta a combattere a testa alta, completamente indifferente alle sue parole di pietra. Jack suonò il campanello e ci aprii una piccola signora con i capelli tutti arruffati, all'inizio supposi fosse la madre di Luke ed il cuore iniziò ad accelerare più velocemente del normale, ma poi notai che indossava una divisa nera con una targhetta con sopra inciso "Olivia" ed immaginai che si trattasse semplicemente della domestica. Ci sorrise con gli occhi pieni di luce ed abbracciò Jack affettuosamente come se fosse suo figlio, poi posò gli occhi su di me e mi sorrise teneramente stringendomi la mano. Quella sua dolcezza mi alleggerì per un attimo dall'enorme macigno che mi stavo portando dentro da svariati giorni.
« Olivia, possiamo vedere Luke? » domandò Jack, improvvisamente il volto di lei si fece tristemente serio, notai una lieve malinconia nei suoi occhi ed iniziai a preoccuparmi. Non riuscivo a capire cosa stesse accadendo, era come se mi stessero nascondendo qualcosa. Ci fece cenno di seguirla e ci dirigemmo verso un'enorme scala a chiocciola che conduceva verso il secondo piano. La casa era enorme ed estremamente moderna, piena di oggetti di valore, ma notai che non c'era nessuna foto di famiglia, solamente qualche quadro che ritraeva qualche probabile antenato di famiglia. Ero tutto molto diverso rispetto all'ambiente in cui ero nata io e mi sentivo leggermente a disagio, tutto quel lusso non faceva per me, ero abituata a vivere in piccole case con solamente tre stanze in croce, io e mio padre non avevamo bisogno di molto, stavamo bene nella nostra semplicità, mentre questa casa assomigliava quasi ad un palazzo reale. Mi domandai per quale assurdo motivo non mi avesse mai fatto cenno della sua famiglia. Al piano superiore contai otto porte e alla nona, in fondo al corridoio, entrammo in una grande stanza luminosa da cui si percepiva della musica rock. Era piena di poster, chitarre acustiche, cd e qualche libro sparso per il pavimento. E poi lo vidi. Dopo giorni di attesa finalmente lo vidi proprio di fronte a me, ma non era come me lo ricordavo. Era steso sul letto, completamente immobile, la bocca asciutta, il respiro affannoso, continuò a fissare supino il soffitto senza curarsi minimamente di noi.
«Luke...»dissi ad un fil di voce. Appena sentii il suono della mia voce si girò di scatto e in quel momento riuscii a notare un grande livido intorno all'occhio ormai giallognolo e in via di guarigione. Gli corsi incontro ed il cuore mi si spezzò. «Che diavolo ti é successo?» domandai con la voce spezzata senza rendermi conto che le lacrime avevano già cominciato a rigarmi il viso. Lui non disse una parola, mi guardò dolcemente, ancora incredulo che fossi davvero lì con lui, avvicinò una mano sulla mia guancia e con il pollice mi asciugò le lacrime dal viso. Percepii il calore che emanava il suo corpo, quel profumo dolce, così riconoscibile tra mille, che mi inebriò. Mi avvicinai al suo volto e lo baciai, premendo delicatamente le mie labbra contro le sue, aprendole e chiudendole lentamente, mi era mancato così tanto. Lui ansimò dal dolore e mi allontanai di scatto.
« Non te ne andare, ti prego. » disse con la voce tremante. Lo guardai tristemente, non riuscii a capire come fosse finito in quelle condizioni pietose, e gli accarezzai i capelli per rassicurarlo. In quel preciso istante giurai a me stessa che non lo avrei mai più lasciato da solo, qualsiasi cosa fosse accaduta, e quando girai lo sguardo vidi suo padre davanti a me. Il suo sguardo non trapelava alcun tipo di emozione, ma sapevo che ero l'ultima persona che voleva vedere.
« Ecco la donna che ha distrutto mio figlio. » sibilò. Non riuscivo a capire per quale motivo per cui mi odiasse tanto, mi girai verso Jack in cerca di una risposta sul suo volto, ma lui si voltò immediatamente a fissare il pavimento.
« Qualcuno mi vuole spiegare cosa diavolo é successo? » urlai disperatamente con le lacrime che continuavano a scorrere. Percepivo i loro sguardi gelidi fissi su di me.
« Mio figlio se é in queste condizioni é per colpa tua. » mi sputò in faccia quelle parole come se fossero veleno « Ha perso completamente la testa a causa tua. Non ragiona più e se ora non potrà più camminare sarà solo ed unicamente per colpa tua. » rimasi ferma ed immobile a fissarlo. Mi sentivo precipitare in un abisso. Non volevo crederci. Tremavo, stavo male, era come se qualcuno mi avesse dato un pugno nello stomaco. La persona a cui tenevo più al mondo stava male solo ed unicamente per colpa mia. Non me lo sarei mai perdonata.
« Lei non c'entra nulla, papà.» Luke ruppe improvvisamente il silenzio gelido che si era creato in quella stanza « Sono stato io che sono andato da Isaac. Sono stato io che ho preso la moto e ho cercato di raggiungerla. Tutto questo perché la amo. Amore. Un sentimento di cui tu non sei a conoscenza. »
Il cuore iniziò a battermi più velocemente del solito. Non riuscivo a capire di cosa stessero parlando. Vedevo solo Luke, costretto a stare su quel letto per colpa mia, ma nonostante tutto aveva detto che mi amava. Ai miei occhi i loro visi iniziarono a confondersi l'un l'altro ed iniziò a girarmi la testa. Mi spaventai, iniziai ad indietreggiare ed il senso di vertigine aumentò sempre più. Ed improvvisamente buio totale. Non sentii più nulla.
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Rebellious
RomanceEmilie Tremblay, dopo la morte di suo padre, decide di riniziare la sua vita da zero trasferendosi in un campus in Arizona, lasciandosi in tal modo alle spalle tutto il suo passato. Si troverà costretta a frequentare un dormitorio maschile che la me...