Accesi il telefono accecandomi con la sua luce e mi accorsi di quanto fosse effettivamente tardi, precisamente l'ora di pranzo. Avevo dormito quasi dodici ore, ma nonostante tutto mi sentivo ancora stanca, priva di energie ed avrei voluto solamente continuare a dormire fino alla mattina seguente, tanto non avrei avuto di meglio da fare per il resto della giornata, tranne che nascondere la mia esistenza all'intera razza umana. Bizzarro, non trovate?
Mi alzai controvoglia dal letto, il mio compagno di stanza non c'era fortunatamente, probabilmente era a lezione o a flirtare con qualche ragazza in quel momento. Riflettendoci, notai di non avere una vaga idea di quale fosse il suo nome, non che me ne importasse chissà quanto alla fine dei conti, ma sarebbe stato carino associare un nome ad un volto.
Mi affacciai alla finestra che offriva una vista panoramica su tutto il campus, supposi che fosse la pausa pranzo dato che tutti i ragazzi erano in giro e provai una sensazione di invidia nei loro confronti. Mi sentivo soffocare senza la mia libertà, chi erano loro per tenermi chiusa in gabbia come un animale? Non avevo mai preso ordini da nessuno e nemmeno allora lo avrei fatto, così andai nell'armadio del ragazzo con i capelli corvini e, dato che lui non si era fatto scrupoli a ficcare le mani nella mia valigia, non vidi il motivo per cui avrei dovuto farmene io. Presi la prima felpa che mi capitò sotto gli occhi: nera, abbastanza larga da nascondere tutte le mie forme e mi infilai il cappuccio cercando di nascondere tutte le ciocche dei miei capelli ramati. Mi misi anche i suoi jeans strappati e un paio di scarpe rigorosamente nere, come tutto il resto del suo vestiario d'altronde. Per finire con un tocco di classe indossai degli occhiali neri per completare il mio nuovo look. Mi guardai allo specchio ed avevo un aspetto assolutamente orribile: sembravo un tossico. Era perfetto.
Uscii dalla stanza cercando di non dare nell'occhio e apparentemente sembrava che io ci stessi riuscendo positivamente, nessuno faceva caso alla mia presenza. Finalmente ero alla luce del sole, per modo di dire, e mi sentii immediatamente più viva, l'aria profumava di salsicce e caffè facendomi brontolare lo stomaco, avevo una fame da lupi. Cercai di esplorare quell'ambiente a me sconosciuto con l'intento di trovare una caffetteria, ma più camminavo più avevo l'inquietante sensazione di essere osservata, così mi guardai attorno e scorsi un gruppo di ragazzi con gli occhi fissi su di me, mettendo a fuoco mi resi conto che tra di loro si trovava il mio presuntuoso compagno di stanza. Merda. Mi guardò intensamente come se stesse cercando di scrutarmi l'anima, cercai di non perdere il controllo e continuai per la mia strada facendo finta di nulla, ma percepivo il suo sguardo fisso su di me. Proseguii dritto senza guardarmi intorno cercando di camminare con decisione, ma all'improvviso qualcuno mi prese il polso trascinandomi in un angolo.« Che diavolo stai facendo? » mi urlò in faccia il ragazzo dai capelli corvini. Beccata, Emilie.
« Avevo fame, dovrei forse morire affamata in quella camera infernale?» mi liberai dalla sua presa.
« E hai avuto la brillante idea di vestirti come uno spacciatore di cocaina? Non dai per niente nell'occhio, guarda. »
« Ma cosa te ne frega di quello che faccio? » a quella mia domanda il suo sguardo diventò improvvisamente serissimo paralizzandomi di soggezione.
« Ragazzi, tutto a posto? » ci trovammo davanti un ragazzo molto alto e robusto, probabilmente un giocatore di rugby, aveva i capelli biondi leggermente lunghi che facevano risaltare la sua pelle abbronzata.
« Tutto a posto, Jack. É solo un mio vecchio amico. » disse mentendo.
« Va bene, Luke. Ci sentiamo dopo allora. » finalmente avevo scoperto il suo dannato nome. Rimasi immobile dalla tensione, mentre il suo amico mi guardava torvo squadrandomi dalla testa ai piedi come se dovesse scannerizzarmi, poi fece un cenno a Luke e si diresse dall'altra parte del campus.
« Ci metterai nei guai tutti. » sospirò.
« E allora? Cosa mai potrà accadere? »
« Tu non ne hai idea. » rispose cupamente, forse c'era davvero qualcosa in più di cui io non ero a conoscenza « Non voglio andare nei casini per le tue idiozie premature, quindi d'ora in poi chiedi prima a me.»
« Non ho bisogno di te. » risposi freddamente.
« Sicuramente andando in giro con mezza scuola che ti fissa non otterrai nessun risultato. Vieni, ti offro il pranzo. » non mi diede neanche il tempo di rispondergli che si incamminò dalla parte opposta alla mia. Possibile che dovessi farmi aiutare dalla persona più presuntuosa di tutto il campus? Eppure non avevo altre alternative, dovevo fare in modo di riuscire a farmelo andare a genio per non peggiorare ancora di più la mia permanenza in quel luogo, anche se non riuscivo ad immaginarmi come potesse andare peggio di così.
Ci sedemmo in una deliziosa caffetteria ed ebbi l'opportunità di godermi tranquillamente il paesaggio mentre Luke ordinò il pranzo. I tavoli erano tutti bianchi con dei tulipani rossi come centro tavola, l'atmosfera era alquanto piacevole: certi alunni studiavano, altri, invece, stavano facendo semplicemente quattro chiacchiere tra amici. Nemmeno l'ombra di una ragazza. Mi domandai come fosse possibile che esistessero luoghi con ancora la mentalità talmente arretrata e chiusa, ma i miei pensieri vennero interrotti bruscamente dal ritorno di Luke con in mano un vassoio con due tacos e due spremute d'arancia.« Buon appetito. » bofonchiò addentando il suo pranzo, poi si fermò a guardarmi per un istante e scoppiò a ridere.
«Che c'è?! » chiesi quasi irritata.
«Niente, mi stavo domandando con quale astuta idea tu abbia deciso di conciarti in questo assurdo modo. »
« Beh i vestiti sono tuoi, non di certo miei. » alzai un sopracciglio in segno di sfida.
« Questo l'avevo notato. »
« Non voglio rimanere chiusa lì dentro. » ammisi a bassa voce improvvisamente.
« Se vuoi che le cose funzionino dobbiamo fare a modo mio. »
« Cioè? Mi vorresti aiutare a cammuffarmi da ragazzo? »
« E perché no? Come ti ho detto se vai nei casini tu ci vado pure io, non voglio correre il rischio con le tue stupidaggini. »
«Perché mi aiuti?» gli domandai senza pensarci due volte.
«So quanto sia importante la libertà di una persona. »
«Ti ringrazio. » mi venne spontaneo sorridergli. Forse avevo ancora una possibilità. Forse potevo farcela davvero questa volta.
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Rebellious
RomanceEmilie Tremblay, dopo la morte di suo padre, decide di riniziare la sua vita da zero trasferendosi in un campus in Arizona, lasciandosi in tal modo alle spalle tutto il suo passato. Si troverà costretta a frequentare un dormitorio maschile che la me...