Capitolo 13

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Isaac se ne stava fermo ed immobile davanti a me con un sorriso beffardo stampato sul volto, probabilmente stava provando piacere nel vedermi sprofondare nel vuoto totale. Quale razza di mostro avrebbe fatto una cosa del genere? Perché voleva vedermi fallire miserabilmente a tutti i costi? Mi sentii completamente umiliata al pensiero che mi ero fidata della persona sbagliata per tutto quel tempo e lui, invece, mi aveva calpestata come se non avessi valore. Non gli era mai realmente importato di me, non era mai stato leale nei miei confronti, aveva sempre seguito un perfido piano per arrivare al suo scopo finale, ma per quale assurdo motivo? Cosa gli avevo fatto da farmi odiare così tanto? Le persone sanno essere veramente spregevoli ed ingrate, soprattutto chi sa quali tasti toccare per farti male e ci schiacciano sopra tutto il peso della loro cattiveria.

All'improvviso il presunto preside, uomo alquanto indecifrabile e freddo come il ghiaccio, pronunciò  le due famose parole che mi tagliarono il cuore come lame affilate e mi uccisero l'anima senza alcuna pietà: "sei espulsa" . Rimasi completamente immobile con migliaia di pensieri che si rincorrevano nella mia testa. In un attimo tutto il mio mondo era crollato. Mi tenni lo stomaco con un braccio e guardai Luke cercando un'ancora a cui aggrapparmi, ma lui sembrava più frastornato di me, stava fissando il vuoto con occhi totalmente assenti e notai che stava leggermente tremando. In un attimo mi passarono davanti tutte le immagini degli ultimi mesi trascorsi: le lacrime, i baci rubati, i sorrisi, le infinite litigate, i sacrifici compiuti, le mille bugie e mi domandai che cosa avrei dovuto fare adesso, come avrei potuto anche solo pensare di ricominciare da capo una vita senza di lui al mio fianco. Come potrebbe mai una persona allontanarsi dalla propria fonte di felicità appena la scopre? Tentai di ricompormi e sembrare rilassata, dopodiché guardai Isaac dritto negli occhi senza provare nessun tipo di emozione, volevo dimostrargli che lui non aveva alcun potere su di me e non sarebbe mai riuscito a distruggermi. Non gli avrei mai dato questa soddisfazione.

« Allora me ne vado anche io. » esordii Luke e, inaspettatamente, mi prese la mano stringendola forte, in tal modo riuscì a rassicurarmi come nessuno seppe fare prima d'allora. Fissai la sua mano sulla mia, la sua pelle era estremamente liscia e leggermente sudata dall'agitazione, fu la prima volta che fece quel gesto nei miei confronti e mi sentii stupidamente importante, così gliela strinsi ancora più forte, anche per fargli capire di non fare sciocchezze di cui si sarebbe potuto pentire in futuro, ma non sembrò volenteroso a cambiare idea. Aveva gli occhi pieni di dolore e rabbia.

« Signorino Luke, cosa sta... » sbraitò il preside.

« Basta, papà, a me non é mai importato nulla di questo posto. »  Papà?  Mi si gelò il sangue nelle vene, non me ne aveva mai parlato prima, anche perché, riflettendoci, non gli avevo mai posto domande sulla sua vita personale e me ne pentii amaramente di non essermene interessata maggiormente. Mi domandai di quante altre cose ero all'oscuro sul suo conto, quali altri segreti e cicatrici erano a me sconosciuti. « Sono rimasto solamente per tranquillizzarti, ma lo sai benissimo che non é il posto adatto a me. »  Tranquillizzarlo per cosa? Una marea di domande mi stavano tormentando, il caos stava riempendo il senso di vuoto che aveva logorato la mia anima negli ultimi giorni, ma non ero in grado di darmi nessun tipo di risposta. Avevo sempre avuto il sospetto che ci fosse qualcosa del quale io fossi completamente all'oscuro, ma non riuscivo a darmi una plausibile soluzione. Avevo bisogno di risposte.

« Precisamente, quale sarebbe il luogo adatto a te? » gli domandò alzando un sopracciglio con aria di sfida. 

« Sicuramente non qui. » controbatté risoluto Luke facendo un gesto di provocazione. Per un momento rimanemmo tutti in silenzio, scambiandoci occhiate interrogative, tranne Isaac il quale non aveva tolto lo sguardo fisso su di me, nemmeno per un secondo, dall'istante in cui erano entrati nella stanza. Il preside fece un passo deciso verso di noi, guardò prima Luke e successivamente posò il suo gelido sguardo su di me, mi studiò dalla testa ai piedi come se fossi uno strano essere da analizzare. Mi resi conto che non era il caso di starsene a guardare senza far niente, di conseguenza decisi di farmi coraggio e mi avvicinai a quell'uomo di ghiaccio.

« Salve, io sono Emilie Tremblay. »  tentai di sembrare il più confidente possibile. Non doveva vedere che mi incuteva timore, non dovevo stare al suo gioco.

« Questo lo sappiamo. » rispose acidamente senza degnarsi nemmeno di guardarmi negli occhi, ora capivo da chi avesse preso tutta la sua presunzione Luke.

« Allora dovreste anche sapere che sono all'interno della scuola da almeno quattro mesi,  il suo segretario ne era a conoscenza. » controbattei indicando il piccolo uomo dietro di lui il quale iniziò a toccarsi buffamente le orecchie preso dall'agitazione.

« Non avresti dovuto metterti così tanto sotto i riflettori. » rispose risoluto l'uomo di ghiaccio senza battere ciglio, le mie accuse gli scivolarono addosso come se non avessero valore.

« A cosa si riferisce?» domandai titubante, non avevo la minima idea di che cosa stesse parlando.

« Girano delle foto di voi due all'interno del campus, sarebbe alquanto deplorevole per l'istituto se si venisse a sapere che il figlio del preside nasconde una ragazzina all'interno dell'edificio.» esordii Isaac con un inquietante ghigno stampato sul volto. Non ci volevo credere. Era arrivato al punto di fotografarci di nascosto? Ma come avevamo fatto a non accorgercene? Ero inorridita e scioccata su come una persona potesse avere una mente talmente perversa. Luke fece uno scattò verso di lui pieno di rabbia, ma lo fermai in tempo. Non ne valeva nemmeno più la pena di discutere con un essere simile.

« Va bene. » mi voltai e guardai dritto negli occhi il preside, non avevo paura di lui « Me ne andrò, non si preoccupi, non le recherò più alcun danno. » uscii dalla stanza senza voltarmi, senza guardare nessuno. 

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