Capitolo 6

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Sentivo il sangue gelarmi completamente nelle vene, la testa mi girava, il mio corpo tremava e la mia bocca non riusciva a pronunciare nemmeno una misera sillaba. Non sapevo cosa fare o cosa dire, non sapevo nemmeno più chi fossi in quell'istante. Volevo solo non essere lì.
Jack mi guardava in cagnesco e mi stava studiando scrupolosamente, percepivo tutti i suoi dubbi e le sue perplessità che lo affliggevano sul mio conto. In effetti, come dargli torto? Non poteva neanche lontanamente immaginare che una semplice ragazza come me avesse frequentato tutte le lezioni sotto copertura prendendoli tutti in giro, dal primo all'ultimo, persino lui ogni singolo giorno. Poteva mai immaginare che quel ragazzo che aveva come compagno di banco durante biologia in realtà fossi io? Crudele scherzo del destino.

« Lei é mia, trovatene un'altra per questa notte. » esordii Luke sbucando da dietro le mie spalle mettendomi un braccio intorno al collo e, come ormai di sua abitudine, mi trascinò in camera sbattendo la porta rumorosamente. Non mi guardò in faccia neanche per mezzo secondo, come se gli facessi ribrezzo.

« Non osare dire mai più che sono tua! » gli urlai addosso.

« Ti ho salvato il culo. » sillabò freddamente.

« Non ho bisogno di te. »

« Ah davvero? » si alzò e mi afferrò i polsi facendomi sbattere contro la porta del bagno « Jack non é tonto, se fossi rimasta ancora un minuto in più imbambolata davanti a lui ti avrebbe scoperto. »

« Avevo i miei... »

« Eri troppo impegnata a fare pensieri zozzi sul tuo nuovo principino? » a quella sua domanda mi venne spontaneo spingerlo con tutta la mia forza, ma lui rafforzò ancora di più la presa. Mi continuò a guardare negli occhi con una serietà inquietante.

« Vaffanculo, Luke. » gli sputai in faccia quelle parole come se fossero veleno e lui non ebbe nessun tipo di reazione. Rimase lì. Fermo. I suoi grandi occhi mi fissavano in un modo assurdo da mettermi soggezione, avrei voluto così dannatamente entrare nella sua testa e decifrare i suoi pensieri.

« Vi ho visto come flirtavate tutta la sera. »

« E allora? Non sono affari tuoi. Lui mi tratta come una ragazza normale, a differenza tua. » lasciò la presa e mi fece sgattaiolare lontano da lui.

« Tu non sei come le altre, Emilie. E non potrai mai esserlo. »

« Pensi che non lo sappia? Lo so che non potrò mai avere una vita normale, ma almeno per un minuto mi farebbe piacere non pensarci. » mi venne istintivamente da abbassare la testa per nascondere i miei occhi che diventarono lucidi. Nessuno poteva capire come mi sentissi da mesi. Così orribilmente e completamente sola.
Luke si avvicinò a me per la prima volta con delicatezza e mi prese dolcemente il mento costringendomi a guardarlo negli occhi. Nessuno mi aveva mai visto piangere e provai una sensazione di vergogna assoluta, non volevo che pensasse che fossi una debole. Probabilmente stava anche godendo del mio dolore.

« Questa non é la Emilie che conosco. Quella che non molla mai qualunque cosa accada. »

« Tutti crolliamo a volte. »

« Mi sa che il biondino non abbia una buona influenza su di te. » mi asciugò con il palmo della sua mano le guance e non potei fare a meno di sorridere timidamente.

« Isaac é un bravo ragazzo. »

« Sì, ho visto come ti stava incollato stasera. » disse acidamente allontanandosi.

« Che c'é? Ci osservavi? »

« Ti controllavo. Non mi fido di quello. »

« E perché mai? »

« Non mi convince. »

Il mattino seguente ebbi per tutto il tempo una forte stretta allo stomaco, avevo una brutta sensazione, come se stesse per accedere qualcosa di tragico, eppure la mattina passò serenamente e alquanto rapidamente.

« Qualcuno ha passato una bella notte eh? » domandò Jack maliziosamente a Luke.

« Sono rimasto deluso, non ci sapeva molto fare la ragazzina. » rispose sghignazzando.

« In effetti era un po' sotto la media rispetto ai tuoi canoni. » esordiò Jack facendomi sobbalzare. Luke mi guardò alquanto divertito, probabilmente il mio viso esprimeva tutta la mia frustrazione nei loro confronti. Fin da bambina non ero mai stata brava a nascondere le mie emozioni, persino uno sconosciuto potrebbe capire cosa mi stia passando per la testa semplicemente guardandomi negli occhi. Ho sempre odiato questo mio lato, anche perché ha portato ad allontanare molte persone da me, in questo sono sempre stata la migliore: non sono in grado di tenermi accanto le persone che amo e, molto spesso, le ferisco. A differenza mio padre riteneva  che fosse un simbolo della mia purezza questo mio modo di fare, mi definiva come una ragazza spontanea, senza doppie facce, come poche se ne trovano al giorno d'oggi e questo suo pensiero mi ha sempre fatto sorridere.

« Non c'eri ieri sera, Emmet. »  mi disse Jack interrompendo i miei pensieri bruscamente.

« Uh... Ero impegnato. »

« Ah sì? Cosa hai fatto? »

« Dai, Jack, sarà stato con una ragazza!» esordió un ragazzo del gruppo, mentre giocherellava con un pallone da basket.

« Esatto... » sillabai titubante.

« Davvero? Perché non ce la presenti? Dai! Facciamo una serata a coppie! Luke, tu puoi portare la tua nuova amica di letto! » tutti furono immediatamente entusiasti di quella folle proposta di Jack, tranne io e Luke. Ci guardammo entrambi stralunati, evidentemente c'era qualcosa che non andava, forse era questa la brutta sensazione che avevo percepito per l'intera giornata.

« Ma che cazzo dici. » sbraitò Luke.

« E perché no? Facciamo domani sera al ristorante giapponese. »

« Non so se può venir... » cercai di dire.

« Niente scuse! »

Ci guardammo, entrambi cercando di trovare una scusa alquanto credibile, ma tutto sembrava inutile. Luke aveva ragione, Jack era molto sveglio ed era evidente che stava tramando qualcosa. Dubitava di noi e se non avessimo partecipato a quella cena sarebbero aumentati notevolmente le sue incertezze. Una bruttissima sensazione mi logorava l'anima. Eravamo fottuti.

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