Capitolo 2

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«C'è stato un incidente, e i suoi genitori sono coinvolti». Chiusi gli occhi qualche secondo, sopraffatto dalla paura. Stava accadendo veramente? Le gambe iniziarono a cedere. Mi appoggiai disperatamente alla porta, cercando un sostegno più morale che fisico, che per anni era stato la mia famiglia.
I due agenti erano rimasti totalmente in silenzio, in parte per rispetto della situazione e molto probabilmente non trovavano nemmeno loro le parole giuste. Improvvisamente però spostarono lo sguardo da me alle mie spalle, e mi resi conto di non essere più solo.
«Piacere, Luca Marcuzzo» disse, porgendo la mano ai due agenti, che prontamente la strinsero.
«Cosa succede qui? Non dirmi che ti sei messo nei casini Riccardo, lo sai cosa ne pensa papà». A quelle parole serrai la bocca e mi sentii solo, abbandonato.
«I vostri genitori sono in ospedale» spiegò uno dei due poliziotti. Mio fratello sconvolto, forse più di me, prese una grande boccata d'aria e mi guardò dritto negli occhi. Notai qualche lacrima scivolare giù per il suo viso.
«Cos'è successo?» chiese, leggendo nel mio pensiero la curiosità che avevo di scoprire le dinamiche di tutto ciò che era accaduto.
«Stavano percorrendo la statale, presumiamo dentro i limiti, quando una macchina, che viaggiava nel senso contrario, ha invaso la loro corsia. Penso che il resto possiate immaginarlo voi...». Silenzio totale. Nessuno aveva il coraggio di parlare, di aprire bocca. Nulla di ciò che avremmo potuto dire, sarebbe stato opportuno e in grado di esternare tutti i pensieri che viaggiavano per la mia e sua mente.
Perché proprio i miei genitori? Perche quella macchina era sbandata?
«L'impatto è stato distruttivo, della vostra auto probabilmente non è rimasto nulla» ci informarono, sussurrando le ultime parole.
«Quindi i nostri genitori sono in gravi condizioni» chiese retoricamente mio fratello. Ormai sapevamo che la situazione era molto più che grave, ma speravamo che tutto quello che stava accadendo fosse solo un sogno.
«Sì» farfugliarono. Bastò una parola, quella parola per scatenare in me la tristezza e la debolezza che per anni nascondevo dietro ai miei genitori.
Corsi fuori dalla casa, dal cancello ed entrai in macchina, sotto gli occhi di Luca e degli agenti, che iniziarono a chiamarmi per fermarmi.
«Riccardo dove pensi di andare?» chiese mio fratello.

Chissà se ti arriva il mio pensiero♥️ #RedericaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora