Capitolo 12

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Federica prese le chiavi della sua stanza d'hotel e si allontanò. Per me la sua distanza era come una boccata d'aria fresca. Era la materializzazione di tutto ciò che non sopportavo, eppure eravamo così simili.
Non appena mi voltai, notai che la receptionist mi stava fissando in attesa di sapere cosa volessi.
«Buongiorno sono Riccardo Marcuzzo, credo che il mio amico Andreas abbia prenotato da voi una zona per la nostra tenda» dissi.
Digitò qualcosa sulla tastiera, rimase per qualche minuto a fissare lo schermo, e poi iniziò a scorrere velocemente quella che mi sembrava una lista di nomi.
«È molto strano. Qui c'è il bonifico, vede?» chiese indicandomi con la freccetta il simbolo del movimento bancario proveniente dal conto corrente della mia famiglia.
«Ma qui il suo nome non appare tra quelli dei terreni affittati. Non so spiegarmelo, adesso chiamo il direttore e vediamo di sistemare tutto». Questa magnifica vacanza dedicata solo a me stesso e al mio relax, era già iniziata nel peggiore dei modi. Lo sapevo che sarebbe stata una pessima idea, ma ormai non potevo più tornare indietro e di certo non avrei mai fatto spendere così tanti soldi alla mia famiglia invano.
«Buongiorno, sono Matteo De Santis, il proprietario di questo campeggio» si presentò prima di andare ad informarsi sul problema. La sua voce portava un marcato accento spagnolo, e ciò mi indusse a riflettere sulle sue possibili origini, mentre attendevo una risposta.
«Ci scusiamo per il disagio» mi interruppe dai miei pensieri il proprietario, mentre la segretaria stava rispondendo ad una chiamata.
«Mi scusi, abbiamo un altro problema. Uno degli istruttori non potrà venire perché ha avuto un incidente». Disse la receptionist al proprietario. A quelle parole sbiancai. Ero qui solo da pochi minuti e già questa vacanza non mi sembrava una buona idea. Perché tutto doveva ricordarmi i miei genitori?
Il direttore imprecò sottovoce, e si voltò nella mia direzione.
«Lei ha competenze sportive?» mi chiese. Io giocavo a calcetto e avevo frequentato un liceo sportivo da giovane. Ma da aver studiato alcune discipline a metterle in pratica per lavoro c'era una bella differenza. Nonostante tutto risposi: «Si, ho frequentato un istituto superiore di indirizzo sportivo». Alle mie parole gli si illuminò il volto e apparse un sorriso.
«Vorrei proporle un lavoro. Si tratta di fare da istruttore per qualche ora, 2-3 giorni alla settimana, dipende quando e se verrà chiamato dalle persone. Se accetterà le verrà assegnata una delle stanze del nostro hotel a 5 stelle. La differenza la paghiamo noi ovviamente» disse prima di stringermi la mano.

Chissà se ti arriva il mio pensiero♥️ #RedericaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora