The little pack

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Questa mattina al mio risveglio sento una strana sensazione, come se qualcosa fosse cambiato. Scendo dal letto e vado in cucina. Sono troppo assonnato per accorgermi che mio padre era già andato a lavoro e che aveva già fatto coazione. In conclusione..... avevo preparato da mangiare per un plotone. Avevo appena finito di fare i pancake e di preparare la tavola che il campanello suona. Guardo dallo spioncino ed apro la porta. Non vedo nessuno e faccio per richiuderla quando sento qualcosa che dovrebbe somigliare ad un ringhio. Lentamente abbasso lo sguardo ed incontro sette paia di occhietti guardarmi scocciati e leggermente arrabbiati. Erano sette bambini piccoli, di svariate età. Il più grande sembrava avere sugli otto anni e teneva in braccio un bambino di quattro anni. Tra tutti quegli occhioni mi accorsi di due di un verde bosco difficile da non riconoscere. Questo si fece in avanti, con un'espressione buffa in viso che dovrebbe essere seria e corrucciata. Si ferma di fronte a me e mi guarda. Mi abbasso alla sua altezza ed incrocio i suoi occhi.

-Derek?- il bambino cerca di ringhiare ma gli esce una sorta di miagolio, troppo dolce. Era sicuramente lui. Sposto lo sguardo sugli altri bambini. Riconosco subito Scott perché avevamo passato l'infanzia insieme quindi era difficile dimenticarsene. Vicino a lui c'era una bambina dagli occhioni verdi che dovrebbe essere Cora. Poi c'era Jackson. Avrà avuto sui... sei sette anni credo. In successione c'erano Isaac, in braccio a Peter, e poi Liam, nascosto dietro a Scott. Credo che sia il più piccolo tra tutti. Sposto la mia attenzione di nuovo su Derek che mi stava tirando per i pantaloni.
-Cosa c'è?

-Vorremmo entrare.- mi "miagola" contro. Riesco a stento a trattenere una risata. Prendo Isaac e Liam in braccio e faccio entrare gli altri. Appena Derek vede la montagna di pancake i suoi occhi si sgranano e diventano lucidi. Ridacchio e ne afferro uno.
-Tieni.- mi fissa diffidente mentre lo mordicchia per poi divorarselo letteralmente in un boccone. Gli scatto una foto, era troppo carino con le guanciotte piene di cibo ed una faccia colpevole. Poi faccio sedere anche gli altri e do a ciascuno una porzione di pancakes ancora caldi con lo sciroppo. Sento il telefono squillare e apro la chiamata. Il mio povero timpano ne risoffre perché appena prende la linea la voce acuta della mia migliore amica me lo perfora senza pietà.

-Stiles! Ma ti rendi conto di cosa è successo?!?! Sta mattina mi sveglio e vedo la versione rimpicciolita di Jackson vagare per casa per poi uscire, così senza salutare!
-Heyhey hey! Calmati che ti sento anche se non urli! Non preoccuparti per Jackson, me lo sono trovato davanti alla porta insieme al resto del branco miniaturizzato.

-COSA?!?!- ecco, sento dei singhiozzi e quando mi giro incontro gli occhi tutti lucidi di Isaac che mi fissano e poi il finimondo. Esplode in un pianto isterico ed io mi chiedo cosa diamine ho fatto di male. Lo prendo il braccio ed inizio a cullarlo.
-Ma brava, hai fatto piangere Isaac! No no no, non ce l'ho con te piccolo. Non piangere su.- non ricevendo alcuna risposta dalla biondo fragola termino la chiamata e torno in cucina dove trovo tutti i presenti seduti sul tavolo e Derek che sta facendo il punto della situazione. Anche da ridotto rimaneva il solito scorbuticone. Poggio Isaac vicino a Scot, e appena lo mollo inizia a ciucciarsi il dito. Vado verso Derek e lo prendo in braccio.

-Mettimi subito giù idiota di un ragazzino!- mi grida contro. Alzo gli occhi al cielo.
-Senti Mister- son un Alpha scorbutico a cui non piace la gente. Non posso sedermi sul tavolo come voi ed altro posto non ho, quindi... ora tu stai buono in braccio a me o ti lancio dalla finestra.- in risposta ricevo un no quindi mi alzo e faccio per aprire quest'ultima quando lo sento aggrapparsi con forza a me.

-Bene, così va meglio. Adesso, mi spiegate cosa è successo?- a prendere parola per primo fu Peter.
-La sera scorsa siamo andati a contrattare con una tizia strana....- sollevo un sopracciglio.- Te lo avremmo detto sai, solo che ultimamente sei troppo occupato a pensare a mio nip........

-Peter!- lo riprende Derek.

-Ok ok. Allora, siamo andati nel bosco e tutto d'un tratto degli esserini appaiono dal nulla e ci soffiano della polvere in faccia. All'inizio non succede niente, torniamo a casa e ci addormentiamo. Al risveglio siamo tutti così, ma la cosa più strana è che abbiamo avuto tutti l'impellente bisogno di venire subito da te. Quando sono arrivato con Derek e Cora, Jackson era già davanti alla porta che gongolava impaziente. Avrei giurato che stesse per iniziare a pian.....
-Peter!- esclama Jacson con le guance imporporate. In un moto di tenerezza gli scompiglio i capelli e lui sembra gradire.
-Se avete finito con le vostre smancerie....- brontola Derek. Gli do uno schiaffo. Mi fissa con gli occhi lucidi mentre si strofina la guancia, il suo labbro inferiore trema. Oh mio dio, sta per piangere! Sta per piangere per colpa mia! Non va bene...... Oggi non me ne andava una giusta. Proprio in quel momento il campanello suona e Lydia entra con un tornado seguita da Allison.
-Ma che succede qui?- guardo Derek che si alza nella sua piccola statura e si asciuga il naso sulla manica della maglietta.

-N-niente, andatevene.- dice. Le ragazze mi guardano sbigottite ed io mimo loro di fare come dice. Appena escono da casa mia Derek corre al piano di sopra. Peter si avvicina a me mentre sorseggiava un cartone di succo. Lo guardo storto.

-Hey! Non è un margaritas ma è comunque buono! Ah, dovresti andare da lui, ci rimarrebbe male.- sospiro e gli scompiglio i capelli.
-Hey! Non hai idea di quanto tempo ci abbia messo per sistemarmeli eh!

The little pack and his alphaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora