Ritorno a Silver Lake. (1)

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Il cielo è sereno, di un azzurro quasi accecante.
Mi trovo su una distesa di nuvole e non c'è niente di più rilassante. Appoggiata al mio sedile, volgo lo sguardo nel blu, quando la voce del pilota ci informa che stiamo per atterrare di lì a poco e di riallacciare le cinture di sicurezza.

Inizialmente avevo paura di volare, ma una volta fatta l'abitudine, scoprì che mi aiutava molto a rilassarmi e a pensare.
Sto tornando, finalmente.

Il sole splende su Los Angeles, a differenza di Chicago, e per la prima volta dopo tanto tempo mi sento finalmente a casa e in pace con me stessa.
Ho lasciato Chicago, quella che è stata la mia città, la mia casa per sei anni, eppure non né sento la mancanza. Non l'ho mai sentita davvero mia. Aspettavo questo momento da molto tempo, ritornare a vivere finalmente nella mia terra. Silver lake.
Parecchi anni prima dovetti lasciarla per colpa del lavoro di mia madre e dell'azienda di cui ne fa parte.
Le avevano offerto un posto nell' Illinois.
Ma non dovetti lasciare solo la mia casa ma molto di più, i parenti e i pochi amici che avevo.
Si, soprattutto gli amici, con cui rimasi in contatto ma che poi con il passare del tempo smisi di sentire.

Mi trovo davanti la mia bella casetta, con il suo piccolo vialetto che ci divide, ansiosa di entrare dentro e farne parte nuovamente.
Ho sempre amato vivere in questo posto.
Mia madre scende dalla macchina e finisce di portare dentro gli ultimi bagagli e gli ultimi scatoloni rimasti.
Corro ad aiutarla.
Entrare dentro è come fare un tuffo nel passato.
Tutto è come ricordavo, solo con qualche strato di polvere in più. Basta ripulirla da cima a fondo e ritornerá a splendere come prima.
Purtroppo, domani inizierò il quarto anno nella nuova scuola, la John Marshall High School.
Sono un po' agitata a riguardo, perché non conosco ancora nessuno e entrare a far parte di una classe all'ultimo non è sempre il massimo, ma sicuramente prenderò confidenza facilmente.
Non è mai stato uno dei miei problemi, grazie al cielo.
Al liceo di Chicago mi trovavo abbastanza bene, avevo degli amici, l'unica cosa che ho lasciato a malincuore e che non vedo l'ora di rivedere. Non ero di certo una popolare, ma neanche una che viene derisa e poco considerata.
Salgo di corsa le scale ed entro nella mia vecchia e nuova camera.
Butto i borsoni contenenti i miei vestiti sul pavimento e apro la finestra.
L'odore di chiuso mi sta soffocando.
Spalanco la finestra e lascio entrare l'aria fresca, quasi primaverile.
Mi metto a dare una spolverata veloce nel mio armadio e inizio a disfare i miei bagagli.
L'ultima volta che sono stata qui, avevo dodici anni, ora invece ne ho diciotto, non sono più una bambina.
Sono cambiate così tante cose.
Mi sdraio sul letto, esausta, quando
sento un rumore provenire da fuori, mi avvicino alla finestra spalancata.
Sento il rumore di un oggetto che va in frantumi e lo sbattere di una porta.
Ed è lì che lo vedo, allontanarsi a passi veloci verso un'auto. Avrei riconosciuto il suo viso in mezzo a milioni di persone, nonostante non lo veda da diversi anni.
Mette in moto e sfreccia veloce, lontano dalla sua abitazione.

Hello, sono ritornata con una nuova storia.
È da parecchio che non scrivo, quindi ci ho perso un po' la mano.
Probabilmente troverete qualche errore, ne sono consapevole. Sorry.
Spero davvero che questa storia sia di vostro interesse, fatemelo sapere con una stellina.
Un bacione.

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