10. Demons

391 12 12
                                    

TONY'S POV

Apro gli occhi a fatica, sento le palpebre pesanti. Ho un cerchio alla testa e tutto attorno a me sembra girare. Chiudo di nuovo gli occhi e quando li riapro vedo una fievole luce filtrare da uno spiffero. In questa piccola stanza c'è un caldo opprimente.

Qualcuno sta combinando qualcosa dall'altra parte della cella. Ancora stordito cerco di mettere a fuoco l'immagine e quando capisco che si tratta di Sarai diventa tutto più chiaro, ricordo tutto. Sarai si sta guardando intorno, un po' barcollante e con la fronte lucida di sudore, ha le mani legate come le mie.

Cerco di mettermi seduto a fatica, continua a farmi male la testa e ogni minimo movimento mi provoca un capogiro.

"Ma cosa diavolo mi hanno fatto?"

Lei smette di muoversi per un istante e si gira verso di me "Oh, buongiorno. La tua dose doveva essere più potente"

Si sdraia a pancia in giù e si avvicina allo spiffero della porta.

"La mia dose di che? Cosa c'era esattamente in quel panno bagnato che ci hanno messo in faccia?"

"Acido gamma-idrossibutirrato, una droga da stupro."

Sta cercando di vedere qualcosa dall'altra parte della porta, ma lo spiffero è troppo piccolo.

"E tu lo sai perché...?"

Resta in silenzio per qualche secondo poi si gira a guardarmi "Senti, tu non dovresti essere qui, non centri niente."

"Nemmeno tu credo, a proposito, sai anche chi sono i nostri rapitori?"

La sento sospirare, ma dopo un attimo di esitazione risponde "Hamas"

Sto per ribattere ma qualcuno ha infilato la chiave per aprire la porta e Sarai si scansa velocemente per non farsi colpire.

"Bene bene, vi siete svegliati finalmente." Con una luce accecante alle sue spalle l'uomo fa la sua entrata. E' alto, grosso, barbuto e con un forte accento arabo.

Mi squadra rapidamente, poi si rivolge a Sarai "Cosa vuole l'americano?"

In tutta risposta Sarai sputa per terra e gli lancia uno sguardo tagliente. L'uomo ride sotto i baffi e le si avvicina. Sarai indietreggia fino a trovarsi seduta per terra, spalle al muro.

"Bella idea farti aiutare dal Mossad per fingerti morta, l'unica cosa è che avresti dovuto anche cambiare identità."

Vedo il contatto visivo di Sarai vacillare per un attimo, ma poi incatena i suoi occhi a quelli dell'uomo con prepotenza.

L'uomo si alza in piedi e con le mani dietro la schiena fa qualche passo lungo il perimetro della cella.

"Inizialmente non sapevo che farmene di lei, Agente DiNozzo. Pensavo semplicemente di ucciderla, ma poi ho scavato affondo nella sua vita e ho visto che dopotutto potrebbe tornarmi utlie. È un'agente federale degli Stati Uniti, potrà senz'altro darmi qualche informazione interessante."

Senza riuscire a controllarlo scoppio a ridere "Mi creda mio caro signore Al-qualcosa, non c'è niente che lei verrà a sapere, perché non c'è niente che io sia intenzionato a dirle. Ma lei potrebbe dirmi qualcosa, come ad esempio il perché ci troviamo qui."

"Lei non sembra molto intelligente Agente DiNozzo" un ghigno malvagio gli si stampa in viso "se io voglio qualcosa riesco sempre ad ottenerla. Lei non era previsto, ma non è un problema. Tuttavia posso proporle un accordo" avvicina spaventosamente il suo viso al mio, non sembra uno particolarmente legato al concetto di spazio vitale "Mi dica dove posso trovare Ziva David e sarà libero."

Il mio cuore perde un battito nel sentire pronunciare quel nome da un uomo così meschino. Vorrei sapere anch'io dove trovare Ziva.

"Mai" rispondo a denti stretti.

"Benissimo," si allontana con un falso sorriso "vuol dire che la troveremo noi e le faremo molto molto male."

Si gira per andarsene, ma Sarai lo blocca "Fermo! Cosa volete da Ziva? Cosa centra lei in tutta questa storia?"

"Devi essere proprio sakhif" ride l'uomo "E pensare che ti abbiamo pure mandato un messaggio. Noi volevamo che tu venissi qui, per questo abbiamo ucciso il tuo informatore Jonathan Cohen. È vero, volevamo ucciderti, ma i soldi ripagano più della vendetta. Ora ci serve solo la figlia di Eli David e tutto sarà pronto. Godetevi le vostre ultime ore di vita."

Esce sbattendo la porta e lasciandomi perplesso.

"Perché sei nella loro lista nera?"

Non mi risponde. Si raggomitola in se stessa e si gira verso il muro "È finita."

"Se è così non credi che almeno dovrei sapere il perché?"

Voglio sembrare sfacciato e menefreghista, ma in realtà ho paura. Ho paura di morire, di morire prima di aver trovato Ziva e averla salvata.

"La colpa è tutta mia. Sono un'assassina, per un periodo ho fatto parte della grande 'famiglia' di Hamas. Mi sentivo sola, incompresa, volevo vedere se la famiglia di mio padre poteva darmi una nuova vita e così è stato. Quando mi sono accorta delle cose sbagliate e orrende in cui mi stavano facendo credere era troppo tardi, mio nonno non si fidava più di me e per Hamas ero solo una da far esplodere da qualche parte. Sono scappata guadagnandomi il loro odio e sono stata catturata da un'agenzia illegale del Kuwait che addestrava bambini perduti come me alla vita da killer. Nulla di tutto ciò sarebbe mai successo se mi fossi fidata di mio nonno, della mia vera famiglia."

Anche attraverso il buio della stanza posso vedere che sta piangendo, singhiozzando silenziosamente. E' tanto da apprendere in una volta. Immaginavo che la sua vita fosse stata molto dura, ma non così tanto.

"Mi dispiace davvero tanto Tony, è finita. Il Mossad troverà questo covo e appena succederà lo farà saltare in aria, non sanno che ci siamo anche noi."

NCIS: Nesikha [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora