16. Supermarket Flowers

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Mentre Tony parla al telefono con Gibbs io, Aaron e Ziva prepariamo qualcosa da mettere sotto i denti per pranzo.

"Non ho ancora capito come hai fatto ad entrare senza che io né l'Agente DiNozzo ce ne accorgessimo." Commenta Aaron mentre aggiunge l'insalata al suo sandwich.

"Dimentichi che io sono cresciuta in questa casa, conosco tutte le scorciatoie."

Prendo dal fondo della credenza un barattolo di ketchup e controllo la scadenza, fortunatamente è ancora mangiabile. Abbiamo reperito il necessario per i panini dal retro della macchina di Aaron, sempre ben rifornita per le emergenze, ma che purtroppo non aveva il ketchup.

Faccio per spruzzarne un po' sul mio panino, ma schiaccio talmente forte che lo schizzo arriva a sporcarmi la felpa.

"khara!" esclamo guadagnandomi uno sguardo di scherzoso rimprovero da parte di Ziva "Vado a pulirmi..."

Salgo al piano di sopra e faccio per dirigermi in camera mia, quando il mio sguardo cade sulla porta chiusa dello studio di mio nonno.

Dopo un attimo di esitazione varco tentennante la soglia, ritrovandomi in una stanza familiare, anche al buio. Anche qui le tapparelle sono state abbassate. Faccio entrare la luce e mi guardo intorno; la scrivania e il divanetto in pelle nera sono sempre lì, così come la libreria e il televisore attaccato al muro.

Sulla scrivania non c'è niente, non più un documento ai quali ero abituata, c'è solo l'angolo di quella che sembrerebbe una busta bianca che spunta da uno dei cassetti.

Lo apro lentamente e la busta cade al suo interno. Dev'essere stata messa così apposta, per farla notare da uno sguardo attento.

La prendo in mano e noto con stupore che sul fronte della busta c'è scritto il mio nome. La apro senza esitazione e al suo interno trovo un foglio di carta bianco, pieno di parole vergate con una calligrafia fitta ed elegante.

"Mia carissima Sarai,

 se stai leggendo questa lettera è perché ancora non ci siamo rincontrati o perché forse non ci rincontreremo mai più. Chissà quanti anni hai, o con che espressione stai leggendo queste mie parole.  

Continuo a pensare a quel giorno in cui ti lasciai andare per sempre, abbandonandoti nella giungla di questo mondo assurdo e ingiusto. Continuo a pensare che le cose sarebbero potute andare diversamente se solo io avessi fatto caso a certe cose. 

Ho sempre pensato in grande, al giardino in cui tutti vanno per sentirsi al sicuro, talvolta trascurando il mio piccolo orticello che nel frattempo moriva.

Spero che tu possa perdonare le mie responsabilità verso il nostro paese, da cui non posso tirarmi indietro. Il peso di questa nazione costantemente sotto attacco sulle mie spalle è talmente gravoso da farmi mancare il respiro ogni tanto.

Ti scrivo perché non mi sono mai perdonato la mia scelta, anche se obbligata, del mio paese prima del mio stesso sangue. Io non ho mai smesso di fidarmi di te, né ho mai esitato della tua lealtà, nemmeno per un secondo, ma sai bene che c'è qualcosa di molto più grande in mezzo.

Lo so, sono tutte parole che non potranno mai riempire quel vuoto che ho lasciato nella tua vita, ma ti prego di continuare a leggere.

Ho scoperto che ti hanno fatto, cosa ti hanno indotta a fare...ma il tuo dolore posso solo immaginarlo. Ti scrivo per lasciare una prova del fatto che giuro di uccidere fino all'ultimo uomo che ti ha anche soltanto toccata. Fosse l'ultima cosa che farò. Ho rintracciato l'organizzazione del Kuwait e sono già su una buona pista. Sto per partire a Washington, per salutare Ziva con la quale spero ti ritroverai, dopodiché andrò a fare quello che mi riprometto di fare da tanto tempo, renderti giustizia.

Se c'è qualcosa che rimpiango della mia vita sono le mie scelte. Avrei dovuto essere un padre, un nonno prima di essere il Direttore del Mossad. Ma spero non sia troppo tardi per rimediare.

Spero di rivederti un giorno, se mai tu lo vorrai.

Non ti dimenticherò mai bambina mia,

Saba Eli."

NCIS: Nesikha [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora