GRACE' P.O.V:
Siamo su questa fantastica macchina lussuosa da venti minuti ormai e Lei non ha ancora smesso di parlare. La ascolto attentamente, annuendo e assecondandola, chi meglio di me sa che non è un bene fermarla quando inizia questi discorsi infiniti, apparentemente insensati ma che in realtà un senso ce l’hanno.
Sorride spontaneamente quando parla del suo lavoro, di quanto vada bene, nonostante l’ambiente non le piaccia per nulla, di come vorrebbe trovare delle amiche sincere, ma che si dimostrano sempre troppo altezzose o con secondi fini. Gesticola continuamente, spostandosi nervosamente i capelli dietro le orecchie. Ha sempre avuto questo vizio e credo che ormai non le passerà più, è un po’ come il mio inserire aggettivi inutili in una stessa frase quando sono nervosa. In realtà so per certo che non cambierà mai, rimarrà la stessa ed è una cosa fantastica, una certezza fondamentale per me che in questo periodo non cerco altro.
“Amica mi stai ascoltando?” mi chiede sventolandomi una mano davanti al viso.
Sorrido quando utilizza quell’espressione a mio parere meravigliosa. Ci chiamiamo da sempre così, con una semplice parola che descrive il significato vero e sincero di quello che siamo l’una per l’altra. Ho sempre pensato che non sarebbe cambiato nulla una volta che lei fosse partita e ne ho avuto la certezza quando ho ricevuto la sua prima chiamata. Da allora non ha mai smesso di farmi avere sue notizie. Arrivano in tutti i modi possibili e immaginabili, messaggi, telefonate, messaggi vocali, e-mail e persino lettere. Si, me ne ha mandate molte, sostenendo che quando le scriveva si sentiva ispirata, si sentiva come Jane Austen e non ha potuto resistere. Spesso fa questo gioco di immedesimarsi nei personaggi della storia che ama, e io la amo anche per questo.
“Si, ti sto ascoltando e mi sei mancata tanto” rispondo sinceramente.
Non ho tempo di rendermene conto che le sue braccia sono intorno a me.
Rido, rido io e il mio cuore con me. La stringo forte inspirando il suo profumo fruttato. Mi è mancata davvero, mi è mancato essere me stessa mentre sono con lei, mi è mancato tutto, anche i suoi scleri nel cuore della notte.
“Saranno tre settimane fantastiche te lo prometto, non avrai nemmeno il tempo di soffermarti a pensare ai tuoi viaggi mentali assurdi, mi seguirai ovunque e giuro che quando tornerai a casa sarai pronta ad affrontare quell’ultimo esame del cavolo!”
Mi punta un dito contro e giuro che, quando lo fa, riesce sempre a spaventarmi tantissimo. Non voglio pensare a quell’ultimo esame, non dico che sia per la delusione che porta con se che sono qui, ma sicuramente ha inciso. Voglio togliermi dalla mente quel breve incubo che ha contribuito a farmi dubitare di tutto, voglio solo vivermi queste tre settimane con la mia migliore amica e basta.
“Eccoci, siamo arrivate, dobbiamo sbrigarci, stasera siamo invitate ad una festa e tu verrai con me” mi dice prendendomi per mano e trascinandomi fuori dalla macchina.
Non mi da il tempo di prendere la mia valigia e nemmeno di ringraziare quello che dovrebbe essere il suo autista.
“C’è un motivo per cui stiamo facendo le scale di corsa?” le domando mentre cerco di starle dietro.
“So che amerai il mio appartamento, non vedo l’ora di vedere la tua faccia” mi risponde senza perdere il ritmo.
“Amica, io non vanto di allenamenti settimanali per tenermi in forma, non sono una modella come te e non devo tenermi in forma anche se forse ne avrei bisogno, quindi se mi vuoi viva, dovresti decelerare” le spiego.
“Usi ancora questi termini eruditi?” mi chiede fregandosene completamente della mia richiesta.
“Preferirei definirli specifici” rispondo.
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A kind of magic
FanfictionAmore è tutto ciò che aumenta, allarga, arricchisce la nostra vita, verso tutte le altezze e tutte le profondità. L'amore non è un problema, come non lo è un veicolo; problematici sono soltanto il conducente, i viaggiatori e la strada. (Franz Kafka)