Photograph, Nickelback

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Note dell'autrice


Non so cosa sto facendo làlàlàlàlà xD
Vabbè, spiego... inizialmente avevo scritto questa storia di getto, raggiungendo non so per quale follia le 300 pagine, ma comunque avevo deciso di tenerla per me perché... non so ultimamente sono afflitta da una carenza d'autostima artistico spaventosa. "Faccio sempre storie con nuovi personaggi e love story drammatico/passionali" pensavo e mi abbattevo di fronte alla poca originalità che temevo di dimostrare. Ma alla fine ho mandato tutto a quel paese ed eccomi qui! Mi piace un sacco il risvolto che ho dato a Nina/Machiko (sì, chiarisco subito il doppio nome per evitare confusioni... sono la stessa persona! xD) e alla sua storia, come ho integrato tutto alla storia principale e il significato e l'importanza che le ho dato, perciò pubblico e basta u.u E se voi riuscirete ad andare oltre alle apparenze e aspettare qualche spiegazione in più tra qualche capitolo, potrete capire. Nina è uno strumento che utilizzerò per approfondire la psiche di uno dei personaggi che immagino amiamo tutti... un certo Toshinori :P alias OOOOOOORMAITO... e con questo spero di aver stimolato un pochetto la vostra curiosità, ma non aggiungo altro per non spoilerare.
Scrivo queste note prima del capitolo solo per darvi qualche indicazione di percorso per permettervi di fruirne meglio:
-I capitoli hanno come titolo una canzone (con relativo cantante). Ho preso questa scelta non solo perché Nina è una cantante e mi piaceva rendere il tutto più musicale, ma anche perché in un certo senso ogni canzone scelta è la colonna sonora di quel capitolo. Le parole e l'atmosfera rispecchiano ciò che succede o un aspetto importante di esso, infatti in fondo riporto anche un piccolo estratto significativo per far meglio comprendere l'anima dello scritto.
-Ho riempito tutto di flashback perché in alcuni punti sono più importanti che il riportare il semplice "ricordava di quella volta che...". Sono veri e propri salti indietro e per differenziarli dal presente li ho scritti in corsivo. Perciò quando vedete il corsivo= passato, scrittura normale=presente.
 -Non ricordo cos'altro volevo dire, se mi viene in mente lo aggiungo più avanti xD

Grazie dell'attenzione fino a qui, vi lascio alla storia, buona lettura!
Ray :3
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«Ottima performance, Nina. Ora va' pure in camerino a riposarti» scimmiottò la donna, non appena fu a una distanza abbastanza sicura da non poter essere sentita da Drew. Si stava lasciando alle spalle un palco ancora acceso, una folla di persone sedute sulle seggioline che ancora non avevano smesso di applaudire e un presentatore entusiasta del suo lavoro che elogiava la cantante appena uscita di scena. Complimenti che rivolgeva a chiunque mettesse piede lì sopra, dopo un po' perdevano di credibilità, ma aveva imparato ad accettare quella sfaccettatura del suo lavoro molto tempo prima. Ormai neanche ci faceva più caso. Con un lamento si sgranchì il collo, indolenzito. Il riposo era proprio quello che le ci voleva, finalmente l'aveva capito anche quel rompiscatole di Drew ed era riuscita a strappargli un paio di settimane di permesso. Dopo quasi vent'anni di frenetica carriera era inverosimile che ancora non avesse accumulato almeno dieci giorni di ferie, quale sindacato permetteva un simile sfruttamento? Non che se avesse deciso di continuare a fare l'eroe avrebbe potuto avere di meglio. No, probabilmente non se la passavano bene nemmeno i suoi ex colleghi. Anzi, era quasi certa che poteva considerarsi fortunata... almeno lei aveva un buon stipendio a darle la motivazione giusta per non mandare a quel paese chiunque.
E qualche bella lettera dei fan, se si scartavano le molestie sessuali e gli stalker. I pazzi erano veramente ovunque.
«Signorina Nina!» squittì Tiffany, la sguattera personale di Drew, anche se lui preferiva illuderla con l'appellativo "segretaria". In piedi davanti alla porta dei camerini, l'attendeva con una manciata di lettere e una borsa piena di fogli bianchi e buste vuote da riempire, un paio di penne nel taschino, pronte all'uso, e un sorriso emozionato sul volto. Il suo lavoro, per quanto estenuante e al limite della legalità, la entusiasmava. Forse era il poter stare a fianco delle star la sua motivazione a non mandare a quel paese chiunque, in fondo aveva un diario pieno di cottarelle da prima liceo da enumerare tra cantanti e attori. Seguire Drew le permetteva ogni tanto di stringere la mano a uno di quei mariti invisibili che si portava nella testa e ciò le bastava. La sua ingenuità scaldava sempre il cuore di Nina, tanto che non riusciva a non sorriderle tutte le volte che la incrociava anche se non portava mai buone notizie. Drew era il poliziotto buono, "va' a riposarti un po'", e a Tiffany toccava fare il poliziotto cattivo: «Le lettere dei suoi fan e della carta per le risposte! Le auguro buon lavoro». Ovviamente doveva esserci l'imbroglio sotto quel "va' a riposarti", c'era sempre un imbroglio.
«Grazie, Tif! Gentilissima come sempre» disse con un velo di sarcasmo nella voce, cosa che la ragazzina non parve cogliere.
«È un piacere, Signorina Nina! Ah! Le ho tenuto questa da parte, in modo che non si confodesse con le altre!» aggiunse poi, estraendo una busta dalla tasca dei pantaloni.
«Sbirci nella mia posta e fai la selezione? Sei una stalker, per caso?»
«Cosa?» si agitò, cominciando già a tremare. Odiava commettere errori, odiava essere ripresa per qualcosa e non riusciva proprio a cogliere l'ironia nella voce di Nina. Eppure lavoravano insieme ormai da almeno due anni, possibile che ancora non avesse imparato a riconoscerla?
«Tranquilla» le fece un occhiolino, sperando di tranquillizzarla. «Non lo dirò a Drew».
La rassicurazione non parve servire a molto, ma la lasciò un po' confusa, in bilico tra la gioia di non perdere il suo lavoro e il rammarico per aver commesso un qualche errore di cui, sotto sotto, non ne era nemmeno totalmente colpevole.
«A dire il vero...» ammise imbarazzata, senza riuscire a proseguire.
«Queste le prendo io, che ne dici?» sorrise Nina, allungandosi a prendere la cesta di vimini colma di lettere. Visto che la ragazza si stava perdendo nel limbo della confusione non era sicura che avrebbe fatto quel passo di sua spontanea volontà nei prossimi minuti, e lei non aveva molto tempo a disposizione per quel lavoro prima che Drew fosse piombato nel camerino pretendendo le risposte completate e trascinandola da qualche altra parte. Magari alla festa di quel produttore di cui aveva parlato tanto la settimana prima. Erano belli i tempi in cui le feste erano momento di gioia e divertimento e non causa di altro lavoro. E finché si trattava di cantare ed esibirsi poteva anche farcela, quando si trattava di relazionarsi e fare colpo su qualche pezzo grosso del giro era già più impacciata e meno capace.
Fortuna che in vent'anni qualche trucchetto l'aveva imparato... bastava sorridere sempre.
Afferrò cesta, borsa e la lettera tenuta da parte da Tiffany, che ancora stringeva tra le dita, e si voltò per entrare finalmente nel suo loculo protetto.
«A dire il vero...» balbettò ancora Tiffany, un istante prima che Nina potesse entrare nella stanza. «Il signor Drew l'ha aperta» e solo allora Nina fece caso alla linguetta spiegazzata che era stata richiusa in maniera impacciata. «E aveva chiesto di buttarla via. Ma non me l'ha ordinato, perciò l'ho conservata!» si giustificò. «Non so... si tratta del suo vecchio liceo, ho pensato che potesse essere importante».
"La Yuuei?" pensò sconvolta Nina, roteando la busta e scoprendo solo in quel momento il logo dell'istituto. Era passato così tanto tempo dal diploma ed era stato quello l'ultimo momento in cui aveva avuto un contatto con loro... cosa potevano volere a distanza di così tanti anni?
Sapeva bene che Tiffany non avrebbe mai fatto qualcosa che Drew non avesse voluto, senza una motivazione valida. Il "ho pensato che potesse essere importante" solo perché veniva dalla sua vecchia scuola non reggeva, sicuramente doveva essere importante. Senza il "penso".
«Grazie Tif» bofonchiò perplessa. «Non lo dirò a Drew», promise e questo sollevò la ragazza. Entrò e si chiuse la porta alle spalle, spingendola con un piede. Lasciò cadere la cesta piena di lettere sul tavolo, rovesciandone una decina nel movimento, la sacca a terra con un tonfo, la lettera della Yuuei vicino alle altre e finalmente si concesse la meritata sedia. Sospirò, lasciando uscire tutta la stanchezza in quel gesto, e fece cadere indietro la testa. Il calore dei faretti sullo specchio le davano una bella sensazione, sembrava di sentire il sole sulla pelle, tiepido e delicato come nei primi cenni d'estate. Socchiuse gli occhi, si distese sulla sedia e si lasciò avvolgere da quel tepore.
"La Yuuei".
Era passato così tanto tempo...

Puppeteer || All Might X OC || Toshinori YagiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora