Warrior, Beth Crowley

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Ci volle qualche minuto, ma alla fine tutte le coppie furono formate. Alcuni si erano scelti senza esitazione, come Midoriya e Uraraka, Jiro e Kaminari o Kirishima e Bakugou. Altri erano stati più lenti, avevano dovuto riflettere un po' prima di arrivare alla conclusione su chi dei loro compagni fosse il più indicato a entrare in sintonia con loro, come Tokoyami e Asui, o Todoroki e Yaoyorozu. Altri invece si erano ritrovati a stare insieme perché esclusi da tutti gli altri, come purtroppo era capitato a Mineta e Aoyama. Cosa che il primo non pareva accettarlo, piagnucolando disperato che nessuna ragazza avesse voluto accettare di far coppia con lui.
«Sai, Mineta caro» disse Nina, avvicinandosi a lui con lo sguardo compatito. «Penso dovresti rivedere il tuo metodo d'abbordaggio. È quello che spaventa le ragazze, sei troppo diretto. Dovresti provare a fare più il misterioso».
«Il misterioso!» si illuminò Mineta, felice di aver ricevuto un consiglio come quello proprio dalla donna più bella che avesse mai visto -nelle ultime ore, da quando aveva perso di vista Midnight-. «Hai ragione! D'ora in avanti farò così!» si infervorò.
«Non ti starai prendendo gioco di lui, vero?» chiese All Might, preoccupato, quando la vide tornare sghignazzante.
«Ehy! Il mio era un consiglio serio. Almeno con la scusa del misterioso smette di molestare le ragazze» sospirò lei, sapendo benissimo che in realtà non avrebbe resistito neanche per dieci minuti e che la sua era una speranza vana.
«Ora che siete tutti divisi in coppie possiamo cominciare la prima prova e per rendere il tutto ancora più difficile useremo queste!» disse All Might alla classe e Nina mostrò loro delle bende scure.
«Privandovi completamente del potere della vista non potrete far altro che affidarvi completamente alla fiducia che avete nel vostro compagno» disse lei, cominciando a bendarsi per fare una dimostrazione pratica al volo. «Non c'è sbirciatina che tenga!» disse e in quell'istante si lasciò cadere all'indietro, con rapidità, decisione e soprattutto sicurezza. Sentì le mani di All Might afferrarla al volo e impedirle di cadere a terra, esattamente come aveva previsto a inizio caduta, ma qualcosa di invisibile le aveva turbato il cuore in quei centesimi di secondo in cui si era ritrovata a mezz'aria. Per un istante, i muscoli si erano irrigiditi, aveva sussultato e una bizzarra paura le aveva solleticato il cuore, mentre nella sua mente era per un attimo rimbombata la sua stessa voce, vecchia almeno vent'anni, che con speranza ma dolore chiedeva: «Toshinori... prometti che ci sarai?»
Lui aveva promesso. Prometteva sempre, era bravo a farlo. Ma poi...
Si tolse la benda e sorrise ai ragazzi che li guardavano, decisa a lasciar perdere ciò che era appena successo, certa che nessuno se ne fosse accorto. Era stato un istante troppo breve per essere colto, era già in caduta, non c'era stata esitazione nel corpo, solo nel cuore.
Si rialzò e consegnò ai ragazzi le loro bende, mentre comunicava: «Questo sarà il vostro esercizio. A turni, prima l'uno poi l'altro, farete ciò che abbiamo fatto noi. Uno cade all'indietro e l'altro l'afferra. Non comunicate in nessun modo, scegliete i vostri tempi, cadete quando volete e starete a vedere che l'altro è lì a prendervi in qualsiasi momento. Se indugerete, significherà solo che la vostra fiducia non è ancora stabile. Potete riprovarci tutte le volte che volete, fintanto che non vi daremo lo stop».
Un po' titubanti per la banalità del compito e dubbiosi sulla sua utilità i ragazzi obbedirono comunque, chi più entusiasta perché comunque sarebbe stato divertente e chi meno, perché la vedeva come una perdita di tempo. Ma in pochi minuti tutti i "cadenti" furono bendati e gli altri si erano posizionati dietro di loro, pronti e reattivi, anche se un po' agitati all'idea di sbagliare qualcosa o che la fiducia che credevano instaurata si rivelasse in realtà falsa. Era un giochino banale, ma scoprirono presto che diceva molte cose su di loro. Il fatto di non poter vedere o non poter comunicare con l'altro metteva una gran paura e faceva nascere un sacco di domande. Domande simili nascevano in coloro che avrebbero dovuto salvarli: si sarebbero davvero fidati? E se in realtà avessero mostrato esitazione? Se in realtà quella fiducia che credevano insaldabile era in realtà una menzogna? Se avessero sbagliato e avessero distrutto quella che in realtà c'era?
Presto la tensione cominciò a essere palpabile, tensione che andava scemando man mano che i ragazzi cadevano e constatavano di essere presi.
«Nina» mormorò All Might, pochi minuti dopo, quando ormai tutti i ragazzi erano presi dal loro esercizio e nessuno poteva più sentirli. «Hai usato il tuo Quirk su di me per farti prendere».
Nina sobbalzò, rendendosi conto che, no, non era vero che nessuno lo aveva notato. Il suo istinto aveva cercato di proteggerla, imparando da quei ricordi, e senza controllarsi aveva usato i suoi fili per essere sicura che lui non l'avrebbe tradita... di nuovo.
Poteva sembrare un esercizio banale, ma diceva molte cose su di loro.
Abbassò lo sguardo, costernata a incapace di mentire. All Might aveva ragione, aveva avuto paura, aveva dubitato non tanto della sua fedeltà ma quanto della sua presenza. Aveva dubitato della sua promessa di esserci, ancora una volta, a sorreggerla.
«Mi dis...» cominciò lei, mossa dai sensi di colpa, ma lui la interruppe chiedendole addolorato: «Ti ho fatto male a tal punto?»
Cosa poteva dirgli? Non c'era un modo meno duro di confessarglielo. Sì, le aveva fatto male a tal punto. Le aveva fatto così male che lo squarcio aperto nel petto aveva sanguinato per anni e mai si era rimarginato del tutto, lasciando una cicatrice sensibile e dolorante. Sì, le aveva fatto un male terribile. Non esisteva un modo meno duro per confessarlo.
Schiuse le labbra, provando a elaborare velocemente una risposta, ma la voce di Kirishima irruppe nella palestra e riuscì a salvarla da quella dolorosa conversazione.
«Insomma, ti lasci cadere o no?» gridò al compagno. «Sono qui da almeno un quarto d'ora!»
«Se ti azzardi a lasciarmi cadere ti ammazzo, capelli a punta!» gridò Bakugou, irritato.
«Ti dico che ti prendo! Secondo te, perché dovrei lasciarti cadere?»
«Ohi!» li richiamò Nina, avvicinandosi ai due. «Non si comunica, vi ho detto!»
«Non si lascia cadere!» spiegò Kirishima.
«Bakugou, cadi» gli disse Nina con tono quasi annoiato.
«Ti ammazzo! Hai capito, Kirishima?» disse e provò a rimettersi di spalle all'amico.
Poteva sembrare un gioco banale, ma diceva molte cose su di loro. Davvero molte. Nina sorrise, intenerita, prima di mimare con le labbra a Kirishima, in modo che Bakugou non la sentisse: «Se la sta facendo sotto».
Kirishima sorrise, in parte divertito in parte scoraggiato. Che doveva fare per assicurargli che non l'avrebbe fatto cadere? Che poteva fidarsi di lui?
«Forza non abbiamo tutto il giorno» insistè Nina e con un colpo di piede lo colpì dietro le ginocchia, facendogli perdere l'equilibrio e cadere all'indietro. Si dimenò, urlò e cercò di afferrare il vuoto, ma come promesso Kirishima fu dietro di lui a prenderlo.
«Visto? Non è stato difficile» disse Nina, scompigliando i capelli del biondo con fare affettuoso. Cosa che lo fece incazzare ancora di più: non sopportava essere trattato come un bambino.
«Prossimo esercizio! Non toglietevi le bende» ordinò e cominciò a camminare per la palestra, disseminando piccoli ostacoli, fino a creare un vero e proprio percorso. «Chi ha le bende non ha visto come sono disposti gli ostacoli, perciò non potete anticipare niente. Dovrete camminare nel buio, nell'ignoto, con la consapevolezza che potrete cadere da un momento a un altro incontrando qualsiasi cosa io abbia disposto in giro. L'unico modo che avete per uscire indenni dal percorso e arrivare alla fine, che si trova lì dov'è All Might, è farvi guidare dal vostro compagno. Compagno che potrà comunicare con voi solo a parole e al massimo tenervi per mano o posarvela su una spalla. Partite esattamente da dove siete adesso, quando vi sentirete pronti».
Un attimo di raccoglimento e di preparazione, prima che uno alla volta pronunciassero la frase: «Sono pronto».
«Uraraka, cammina dritta, lentamente».
«Todoroki-kun! C'è uno scalino di fronte a te, alza il piede. Un po' di più. Perfetto così».
«Mineta, segui il fantastico suono della mia voce» e il ragazzino inciampò sullo spigolo di uno sgabello, cadendo a terra con un urlo terrorizzato.
«Perché non mi hai avvertito?» pianse il piccoletto.
«Ti avevo detto di seguirmi».
«Ma non posso vederti!» e i due continuarono a bisticciare, fintanto che non fu costretta a intervenire Nina con un rimprovero: «Mineta, rimettiti in piedi! Aoyama, sii più chiaro la prossima volta! E ora basta fare confusione, distraete gli altri».
«Jiro, vado bene così?» chiese Kaminari.
«Sì» rispose apatica l'amica.
«Sicura? Metto il piede qui, allora?»
«Ti ho detto di sì».
«Vado?»
«Forza! Cammina!!!» si scocciò l'amica e cominciò a spingere di forza il ragazzino lungo il percorso, che preso dal panico cominciò a urlare e puntare i piedi per non fare un solo passo di più.
«Accidenti, è una strage» sospirò Nina, portandosi una mano alla testa, senza riuscire però a nascondere un sorriso divertito. Sapeva che non sarebbe stato semplice, era certa che solo una coppia tra tutti avrebbe portato a termine il compito indenne, invece si stupì di scoprirne qualcuna di più. Yaoyorozu e Todoroki non avevano mai parlato o relazionato molto, eppure proseguivano tranquilli e senza esitazione. Forse era la meticolosità delle indicazioni di Yaoyorozu a rendere il ragazzo così sereno, era come avere davanti il percorso perfettamente disegnato al millimetro. Asui procedeva un po' intimorita, ma non aveva osato dubitare del compagno nemmeno per una volta. Uraraka era un vero e proprio burattino mosso dalle parole di Midoriya, con una sicurezza che la portava a procedere perfino a mani basse e testa alta. A farla sospirare ancora affranta fu di nuovo la coppia Kirishima-Bakugou. Il biondo non sembrava essere in grado di calmare i bollenti spiriti, sempre più su di giri per il fastidio che quei compiti gli stavano recando. Camminava quasi accovacciato a terra, tanto che Kirishima era costretto a procedere inginocchiato per riuscire a tenergli una mano sulla spalla, e procedeva tastando ciò che aveva davanti con le mani, ignorando le indicazioni -corrette- del compagno.
«Insomma, basta con questa pagliacciata!» si stufò infine Bakugou e saltando in piedi, frustrato, si tolse la benda dagli occhi. «A che serve tutto questo? Camminare a occhi chiusi non mi farà diventare il migliore!»
«La fiducia è importante, un eroe non lavora mai da solo, perfino All Might ha avuto degli assistenti. Devi imparare a collaborare con gli altri, anche se non ti interessa imparare il combattimento coordinato».
«Stronzate!» gridò Bakugou, furioso. Quel gioco poteva sicuramente sembrare banale, ma rivelava decisamente molte cose di loro stessi. E Bakugou stava appena rivelando la frustrazione che provava nel rendersi conto che da solo non poteva fare tutto e la paura di doversi affidare completamente agli altri con la consapevolezza che forse non tutti l'avrebbero afferrato. La paura a farsi avvicinare, la paura di avere nemici nascosti ovunque, e non si rendeva conto che accanto aveva chi avrebbe potuto aiutarlo. Kirishima era il suo Toshinori.
«Kirishima è un ottimo compagno e un'ottima guida, perché non ti fidi di lui?»
«Non ho bisogno di fidarmi di lui e non ho bisogno di perdere tempo in questi stupidi giochetti delle elementari! Non ho bisogno di niente! E tu avevi promesso che mi avresti reso il migliore, a che cazzo mi serve tutto questo? Perché mi fai perdere tempo?»
"Non hai bisogno di niente e di nessuno, però hai bisogno di me" pensò Nina, cogliendo quell'insignificante sfumatura. Assottigliò gli occhi, scrutandolo in maniera inquietante, come se avesse voluto scavargli dentro e scoprire ogni singolo angolo della sua anima. Ma Bakugou in quel momento era troppo incazzato per rendersene conto.
«E di cosa hai bisogno, allora?» gli chiese con tono di sfida, mentre continuava a studiarlo.
«Di combattere!» rispose semplicemente Bakugou.
Quella mania di essere il numero uno, di superare chiunque gli si parasse davanti, non lo rendeva simpatico a nessuno. Kirishima era l'unico in grado di accettarlo, ma lui ancora non era stato in grado di capirlo. Vedeva nemici ad ogni angolo, avversari, nessuno che gli avesse mai facilitato il compito e lui con quel suo carattere duro affrontava tutto a pugni stretti. Per la prima volta una sola persona gli aveva detto apertamente che credeva in lui e non l'avrebbe affrontato, ma l'avrebbe aiutato a liberarsi la strada. Anche se Kirishima si era affezionato, anche se Kirishima era un buon amico, anche lui combatteva quella battaglia e non prendeva sul serio i suoi deliri di onnipotenza. Nina sì, l'aveva fatto, e forse per quello era l'unica di cui avesse davvero bisogno.
«Va bene, allora» rispose semplicemente lei, lasciando perplesso perfino lo stesso Bakugou che certo non si sarebbe aspettato tanta accondiscenza. Non da lei, almeno, che appena poteva amava dargli una lezione e prenderlo a parole. Nina odiava chiunque cercasse di ergersi sopra di lei, chiunque provasse a lasciare la scena da lei allestita, chiunque provasse a superare il potere del burattinaio o a ribellarsi. I suoi fili erano sempre tesi, era una maniaca del controllo e tutto doveva andare come aveva premeditato e deciso. Toshinori la contraddiceva sempre e per questo non facevano che litigare.
Per questo parve assurdo che avesse concesso a Bakugou di dire la sua, senza rimetterlo al suo posto.
«Todoroki» chiamò, voltandosi verso il ragazzino. «Togliti la benda, per favore» e il ragazzo obbedì.
«Se non sbaglio tu sei uno dei migliori della classe, sotto il punto di vista del combattimento. Giusto?» chiese con un'inquietante serietà in volto. Todoroki annuì, sicuro di sè, anche se dubbioso sul dove volesse andare a parare.
«Combatti contro di lui» ordinò secca e si fece da parte, osservando Bakugou a braccia incrociate.
«Va bene» rispose semplicemente Todoroki, che certo non si sarebbe tirato indietro di fronte a un'altra sfida. Non aveva paura di combattere e se affrontare quell'ennesima prova gli sarebbe servita a diventare un grande eroe, migliore di suo padre, andava bene.
«Mi stai mettendo alla prova? Credi che non sia capace di batterlo?» chiese Bakugou con aria di sfida.
«Sorprendimi» sibilò Nina, facendo venire i brividi a tutti i ragazzini. Tramava qualcosa, il burattinaio stava sgranchendo le dita, pronto a dare il via al suo spettacolo. La situazione era sotto il suo controllo, tutto filava secondo i suoi piani e Bakugou non riusciva a capire cosa avesse per la testa. La cosa lo faceva incazzare ancora di più ma non si sarebbe tirato indietro: se credeva che si sarebbe intimorito aveva sbagliato di grosso. Avrebbe combattuto e vinto contro Todoroki, alla faccia sua.
«Potete usare i vostri Quirk» disse Nina, facendo sobbalzare perfino All Might. Permettere a quei due di lottare utilizzando i loro poteri voleva dire rischiare di far crollare la palestra. Aveva idea di quanto potessero essere forti?
«Sei sicura di quello che fai?» le chiese, avvicinandola e assicurandosi che il suo turbamento non trapelasse perfino ai ragazzi. «Non conosci il potere di quei...»
«Toshinori!» scattò lei con una tale decisione da farlo per un attimo tremare. Lo fulminò, prima di ordinare: «Taci».
Poche volte l'aveva vista così infervorata, poche volte aveva assistito al vero potere di controllo del burattinaio e tutte le volte faceva un effetto terrificante. Era come trovarsi di fronte a un animale feroce, un animale da cui sai che non avresti avuto speranze di uscirne vivo. Ma di una cosa era certo: aveva perfettamente tutto sotto controllo. Il palcoscenico era allestito, il sipario era appeno stato aperto... i burattini si stavano muovendo sulla sua scena.
I due ragazzi si posizionarono l'uno di fronte all'altro, mentre il resto della classe si faceva da parte per lasciare loro spazio. In molti si guardavano preoccupati, chiedendosi come ne sarebbero usciti da quello scontro e per quale motivo Nina stava rischiando tanto. Con Todoroki non c'era da scherzare, con Bakugou ancor meno.
«Si va in scena» mormorò Nina un istante prima che Bakugou partisse carico contro il suo avversario. Todoroki prese lo slancio e fece scivolare la punta delle sue dita contro il suolo, scatenando tutto il suo potere in una lastra di ghiaccio che andò ad estendersi fino all'avversario. Bakugou sorrise, pronto ad accoglierlo, e tirò indietro il pugno caricando la detonazione delle sue esplosioni. Avrebbe distrutto il ghiaccio e gli sarebbe arrivato dritto in faccia, per colpirlo e stenderlo in pochi secondi. Un colpo secco e rapido e avrebbe vinto. Ma improvvisamente un formicolio tanto potente da sembrare una scarica elettrica, il corpo vibrò, e perse il suo controllo.
«Ma che...» balbettò confuso e con uno scatto laterale schivò il getto di ghiaccio dell'avversario. Corse verso Todoroki, affiancando la lastra creata, ma non fu lui a decidere di farlo. Sicuro di ciò che stava accadendo, si voltò verso Nina: muoveva le dita della mano destra proprio come un burattinaio. Esperta e sicura, aveva preso possesso del suo corpo, ancora una volta, e lo stava usando per combattere contro Todoroki. Saltò, schivando un altro getto di ghiaccio, e con una mano afferrò uno spuntone nel primo muro creato. Si tirò su, coordinando gambe e braccia lo scalò, restando nascosto dall'altro lato rispetto all'avversario. Arrivato in cima, si lanciò e scivolò sulla lastra, prendendo velocità verso il ragazzo bicolore.
«Lasciami andare!» gridò Bakugou, guardando Nina, ma lei lo ignorò. Todoroki lo vide arrivare verso di lui a tutta velocità e creò un altro muro di ghiaccio davanti a sé, per fermarlo. Nina fece alzare le braccia di Bakugou di fronte a sé e lui, per evitare lo schianto, fece detonare una delle sue esplosioni distruggendo il muro e passandoci attraverso. Nessuno aveva detto a Nina che lui avrebbe usato le esplosioni, ma era sicura che l'avrebbe fatto per questo non aveva esitato in quell'azione. Con un salto Todoroki riuscì a evitare il colpo di Bakugou e gli puntò subito la mano contro, pronto a congelarlo. La mano di Bakugou si sollevò nello stesso istante e afferrò Todoroki per la caviglia. Un movimento secco e circolare per lanciare il ragazzo contro il muro e Bakugou rese il tutto più intenso usando ancora una volta le sue esplosioni. Nina poteva controllare i suoi muscoli, ma non il suo sudore e il suo potere. Quelle erano tutto ciò che poteva usare. Usando nuovamente del ghiaccio, Todoroki riuscì a evitare l'impatto, fermandosi in tempo, anche se non del tutto e si ritrovò comunque a battere la schiena.
«Lasciami andare! Devo essere io a combattere! Non tu!» continuò Bakugou, ma ancora rimase inascoltato. Urlò, imprecò, ma Nina continuava a usarlo per combattere contro Todoroki. Schivava, tirava pugni, afferrava e calciava. Come un bravo burattinaio, riusciva perfino a prevedere -o forse decidere, e Bakugou inconsciamente faceva ciò che lei voleva- quando avrebbe usato le sue esplosioni e le sfruttava nei momenti giusti, mettendo Todoroki in forte difficoltà.
«Todoroki, fermo» ordinò infine, bloccando anche Bakugou, che non aveva smesso un attimo di urlare e sbraitare come un animale. Col fiatone, Todoroki obbedì e si raddrizzò.
«Kirishima!» chiamò Nina, attirando l'attenzione del ragazzino che guardava lo scontro con un velo di preoccupazione negli occhi. Bakugou era un vero animale, si meritava di subire quel trattamento, però continuava a non capire perché volerlo umiliare a tal punto. «Bendalo».
«Cosa?» saltò il ragazzino, sorpreso.
«Che intenzioni hai? Che cosa vuoi dimostrare?» lamentò ancora Bakugou, usando tutta la forza che aveva per ribellarsi a quei fili. Perché Deku ci era riuscito a lui no? Perché non poteva far a meno di essere quel dannato burattino.
«Fa' come ti dico o te lo faccio fare con la forza» sibilò, facendo venire a Kirishima i brividi. Annuì vigorosamente e si avvicinò al biondo, che continuava a urlare incazzato come non mai.
«Scusami, amico» mormorò un istante prima di legargli la benda sugli occhi, sotto lo sguardo preoccupato del resto della classe.
«Adesso togliti» disse a Kirishima, facendolo fuggire via. «Todoroki» quasi mormorò, accennando un sorriso soddisfatto. Avrebbe zittito per sempre quel moccioso. «Riprendi a combattere».
«Eh?» saltò Uraraka, guardando Nina sconvolta.
«Che cazzo dici? Non vedo niente e non posso muovermi, come posso combattere?» ringhiò Bakugou, ora più spaventato che incazzato. In quelle condizioni era completamente in balia di Nina, privo di qualsiasi potere. Poteva esplodere, ma non avrebbe saputo nè quando farlo, nè come. Si sentiva un vero e proprio fantoccio e la cosa gli chiudeva lo stomaco. Era terrificante.
Todoroki esitò, guardando Nina poco convinto. Ma lei ricambiò lo sguardo fiduciosa e annuendo gli disse con più serenità: «Fa' quello che ho detto».
Sapeva quello che stava facendo e voleva arrivare da qualche parte, non era solo pura umiliazione. In qualche modo si sentì tranquillo e comunque il suo senso del dovere gli impose di obbedire. E corse incontro all'amico cieco.
«Arrivo!» gridò e Bakugou sussultò. Da dove arrivava? Cosa avrebbe fatto? Cosa sarebbe successo? Cosa avrebbe colpito e come? Le esplosioni partirono dalle sue mani, non sapendo che altro fare, e tutta quella carica irrigidì Nina che poteva perfettamente percepire i contraccolpi lungo i suoi fili, fino alla punta delle sue dita. Faceva male. Si corrucciò, ma non mollò la presa e fece in modo che Bakugou potesse schivare il colpo e saltare via.
"Adesso" pensò e ritirò parte dei suoi fili, permettendo a Bakugou di usare nuovamente le proprie braccia.
«Che succede?» si chiese lui, rendendosi conto della libertà concessa. Ma il resto del suo corpo era ancora in balia di Nina. Fece la prima cosa che gli venne in mente: tentò di raggiungere il suo viso e togliersi la benda, ma quello era un gesto che il burattinaio non acconsentiva: riprese il suo braccio e lo ricacciò indietro, lasciandolo di nuovo libero solo quando era lontano dal viso. Provò ancora e ancora, ma ogni volta era la stessa cosa. Nina non gli avrebbe permesso di togliersela. Cercò allora nel vuoto i fili che lo incatenavano e riuscì a trovarli. Erano tesi come corde di violino, poteva sentirli, sottili da sembrare quasi inconsistenti. Eppure c'erano. Provò a tirare, inutilmente. Non si staccavano. Nel frattempo Todoroki continuò ad attaccarlo, mettendo per un attimo da parte il proprio potere, forse impietosito dalla situazione del suo compagno o forse per infierire ulteriormente. Tirò un pugno, Bakugou lo schivò e potè sentire il vento smosso dal colpo sfiorargli il viso. Ancora un altro pugno, due passi indietro e schivò anche quello. Todoroki calciò e lui saltò via. Poteva sentirli quei colpi, poteva sentirne l'aria che si muoveva, poteva sentire l'odore del compagno sudato vicino a lui e il rumore dei suoi respiri. Ma nessuno di quei colpi lo raggiungeva, salvato appena in tempo da una forza esterna, che non era lui. Faceva una paura folle e lo faceva incazzare, ma cominciava a capire. Era quello ciò che si provava quando ci si lasciava andare alla fiducia che qualcun altro ti avrebbe aiutato. Se solo avesse avuto meno rancore e terrore dentro, forse sarebbe persino riuscito ad apprezzarlo. In quel momento, lui, però, non desiderava altro che poter tornare se stesso. Un calcio partì sotto il controllo di Nina e Bakugou poté sentire il contatto con l'avversario: l'aveva colpito. Todoroki si inginocchiò, tenendosi la gamba colpita, dolorante: gli avrebbe lasciato un bel livido.
«Todoroki, ci stai andando troppo piano!» lo rimproverò la donna. «Datti da fare, moccioso!» e sotto quella sollecitazione Todoroki tornò a fare sul serio, deciso a ignorare il fatto che il suo avversario non fosse davvero chi aveva di fronte ma la donna che lo manipolava. Avrebbe battuto anche lei, se necessario. Colpì il vuoto e ancora un'ondata di ghiaccio e ancora un'altra, fintanto che l'intera palestra non ne fu quasi sommersa. Ma Bakugou non venne colpito nemmeno una sola volta. Corse e scivolò sul ghiaccio, senza farsi nemmeno fermare dalle esplosioni che lui tentava di detonare per contrapporsi alla forza che lei usava per sfruttarlo. Tutto inutile, quei dannati fili erano troppo forti. Todoroki si preparò a colpirlo ancora, ma non seppe come invece di sbucare da davanti a lui, Bakugou comparve al suo fianco.
«Bakugou, adesso! Alla tua sinistra! Esplodi!» gridò Nina con tutto il fiato che aveva. Una frazione di secondo, in cui Todoroki si rese conto che aveva perso. L'aveva in qualche modo preso di sorpresa, sfruttando la sua stessa arma per nascondersi e depistarlo. Era stato colpito solo una volta, mentre lui aveva sferrato attacchi su attacchi, ma adesso il perdente sarebbe stato lui. Non avrebbe resistito a un'esplosione a tale vicinanza. Digrignando i denti provò a voltarsi, per riuscire a prenderlo con un'altra folata di ghiaccio, ma sapeva già che sarebbe arrivato troppo tardi. Bakugou aveva vinto.
Il biondo urlò, colmo di rancore. Aveva le mani libere, eppure non poteva fare niente per liberarsi. Oltretutto lei gli aveva appena ordinato di usare le sue esplosioni nella direzione che aveva decretato. Odiava essere il suo burattino, lo era già per il resto del suo corpo, non le avrebbe permesso di avere potere anche sull'unica cosa che aveva per sè. Esplose, ma verso il basso e non nella direzione indicata, solo per il gusto di sfogarsi e dar contro agli ordini della persona che al momento detestava più di chiunque altro. L'onda di ghiaccio di Todoroki però lo raggiunse e lo travolse in pieno.
Cadde a terra, semi congelato, e solo allora Nina lo lasciò libero. Todoroki cadde seduto, prendendo fiato e forse per cercare di riprendersi dallo spavento. Muovendosi a malapena, a scatti, Bakugou si afferrò la benda da davanti agli occhi e se la tolse. Digrignò i denti, mormorando un «Cazzo».
«Scusami» disse Todoroki, avvicinandosi e posandogli la mano sinistra, più calda, addosso. «Pensavo che mi avresti colpito, credevo di aver perso e ho usato tutto il mio potere senza pensarci. Non credevo di prenderti» confessò, mentre lo scongelava.
«Bakugou!» lo chiamò Nina, avvicinandosi a lui. Il viso corrucciato e severo, le braccia nuovamente incrociate. «Mi hai chiesto di renderti il numero uno. Ed era quello che stavo facendo. Stavi avendo la meglio, Todoroki era in difficoltà e avresti addirittura vinto. Avresti vinto, saresti arrivato primo se solo avessi fatto ciò che ti ho detto. Invece hai deciso di disobbedirmi e questo ti ha fatto perdere».
«Avrei vinto se tu non mi avessi usato» mormorò lui, ancora troppo congelato per riuscire a fare di più.
«No, non l'avresti fatto! Ti sei lanciato a capofitto contro la prima lastra di ghiaccio, senza considerare che era troppo spessa per essere abbattuta. Avresti perso tempo e anche se fossi riuscito ad aprirti un varco non avevi considerato l'altezza e la sua pesantezza: ti sarebbe crollata addosso schiacciandoti!» gridò, colma di rabbia e desiderosa di fare al ragazzo uno bella strigliata. «Ti ho già detto che non devi correre alla carica e abbattere tutto ciò che hai davanti, ti ho già detto che il numero uno è colui che arriva primo non quello che si rende più fico e tu non mi hai ascoltata! Avresti perso al primo pugno, ma io ti ho comunque voluto portare alla vittoria. Ti stavo facendo vincere, saresti arrivato primo se solo tu mi avessi ascoltato! Come cazzo pretendi che riesca a renderti il migliore se non fai quello che ti dico?! Se solo tu ti fossi fidato e avessi colpito dove ti avevo detto e come ti avevo detto avresti vinto sul primo della classe e invece hai fatto di testa tua e adesso guardati. Su di te mi ci posso pulire le scarpe» disse con astio, facendo aumentare a dismisura la furia del ragazzino. Una furia che non riuscì a calmare in altro modo se non digrignando i denti, consapevole che non avrebbe potuto controbattere, che tutto ciò che aveva detto era vero.
«Per te la lezione finisce qui» disse voltandogli le spalle. «Puoi andartene» e non era riferito solo alla lezione di quel pomeriggio. Se Bakugou non era intenzionato a seguirla, lei non ci avrebbe speso più neanche un solo minuto. La sua promessa poteva considerarsi infranta e abbandonata, Bakugou poteva sparire dalla sua vita.
«Qui dentro è un macello. Noi continuiamo fuori» disse, avviandosi verso l'uscita. I ragazzi si guardarono intimoriti e dispiaciuti per quanto appena accaduto, ma la lezione era servita anche a loro: Nina non scherzava e Bakugou se l'era veramente andata a cercare. Con il carattere che si ritrovava era inevitabile che prima o poi si sarebbe scontrato con un muro più duro di lui e ne sarebbe uscito a pezzi. Todoroki finì di scongelare il biondo, poi corse dietro il resto dei compagni, lasciando Bakugou alle spalle. Furioso, incazzato, tanto da avere gli occhi lucidi e tirare pugni a terra. Quanto avrebbe voluto farla esplodere, quanto avrebbe voluto far esplodere ogni cosa. E l'essere lasciato così indietro, l'aver subito l'umiliazione di essere stato sconfitto e allontanato, di essersi sentito dire che non serviva più, che ormai era solo uno scarto... come poteva tollerare tutto quello?
Kirishima guardò l'amico preoccupato e fece un passo verso di lui, desideroso di andargli a dare conforto, ma Nina l'anticipò chiamando imperativa: «Kirishima!»
Il ragazzino rabbrividì e intimorito da quella donna che, in un certo senso era anche più spaventosa di Bakugou quando dava di matto, decise di seguire il suo ordine. E uscirono tutti, lasciando il biondo solo con la sua rabbia e la sua umiliazione.
«Gli hai dato una bella lezione» commentò All Might, seguendo il gruppo di ragazzini insieme a Nina, distante da loro quel tanto da non essere sentito. Discorsi da adulto, meritavano di restare tra loro. «Ma abbandonarlo era necessario? Mi pareva d'aver capito che gli avevi fatto una promessa. Non credi che ora sarà peggio?»
«Bakugou è un ragazzo impulsivo e ribelle, mettermi al suo stesso livello era l'unico modo per riuscire a parlargli e farmi ascoltare. È una di quelle persone che finché non si spacca la testa continua a tirar testate. Sì, era necessario. Ma sta' tranquillo, nonostante il suo caratteraccio è sveglio, intelligente e troppo orgoglioso per accettare di essere lasciato indietro» e con un sogghigno, aggiunse: «Tornerà e quando lo farà non si azzarderà mai più a mettersi contro di me».
Il burattinaio non aveva chiuso il sipario. La commedia era ancora in atto e i suoi burattini non erano stati riposti nella scatola.
Era davvero raccapricciante, ma lasciava col fiato sospeso.
Quale sarebbe stata la conclusione del suo copione?


Put me to the test
I'll prove that I'm strong
Won't let myself believe
That what we feel is wrong
I Finally see what
You knew was inside me
All along



NDA.


Eccomi di nuovo! Questo capitolo è un'importante svolta nella storia, la scenata di Nina e Bakugou avrà le sue conseguenze più tardi (come è possibile immaginare).
Questa volta la canzone è per Nina da parte di Kacchan. E' lui che le dice di metterlo alla prova e le farà vedere che è forte.
Anche questa volta le note saranno brevi, questo non è proprio proprio periodo felice e riesco a stare poco concentrata. Però ci tenevo a darvi una piccola spiegazione della canzone e ringraziare i lettori silenziosi che sono approdati da queste parti e soprattutto ringraziare delle stelline <3
Grazie mille!
Vi saluto


Ray Wings 

Puppeteer || All Might X OC || Toshinori YagiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora