So what, Pink

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Nina suonò al campanello. La casetta era deliziosa, aveva un piccolo giardino a circondarla e degli scalini che dal vialetto d'ingresso portavano alla veranda dove appeso sopra le loro teste c'era un dolce scacciapensieri. Tende alle finestre e vasi sui balconi, sembrava la casa delle bambole.
Attese qualche secondo, chiedendosi cosa l'avesse portata lì. Era anche quasi ora di cena, sicuramente li avrebbe disturbati. Ma cosa le aveva detto la testa? Fece un passo indietro e si allontanò dal cancello esterno, quando la voce di Heikichi la raggiunse dal vialetto: «Machiko! Aspetta, non andartene! Caspita che impaziente».
«Scusate, non volevo disturbare. Non avevo notato l'ora».
«Ma no! Vieni! Il citofono non funziona di nuovo, a quanto pare. Non mi sentivi che ti rispondevo?»
«No, a dire il vero» ammise Nina, mentre Heikichi la trascinava dentro casa.
«Devo ricordarmi di aggiustarlo. Satsuki! Tesoro, c'è Machiko!» gridò, mentre entrava in casa. Nina si tolse le scarpe all'ingresso e si preparò a indossare le ciabatte per gli ospiti, quando sentì un vero e proprio bisonte correre verso di loro dalla cucina. Una donna dai capelli neri, a caschetto, uscì dalla stanza in fondo al corridoio e le corse incontro con tutta la grazia che solo un animale di almeno settecento chili poteva avere, anche se non ne portava la stazza.
«Machiko!» urlò la donna, saltandole al collo con tale euforia da farle perdere l'equilibrio e cadere entrambe a terra. Nina sbatté le palpebre, confusa, prima di balbettare: «Akane?»
«Sei a Tokyo solo qualche giorno e non dici niente a nessuno! Sei una bella egoista!» brontolò la donna.
«Sono su tutte le riviste di gossip del momento, non pensavo avessi bisogno di annunciarmi» disse, alzando il mento in modo vezzoso.
«Ma quanto te la tiri!» le ringhiò contro Akane e Nina scoppiò a ridere: «Sto scherzando. Mi dispiace non aver avvertito. Non pensavo che... ecco...»
«La stupida pensava che noi ce l'avessimo con lei e non volessimo vederla» disse Heikichi per lei, togliendola dall'imbarazzo di doverlo ammettere.
«Stai scherzando, spero! Ti prego dimmi che scherzi! Satsuki, l'hai sentita?»
«Purtroppo!» gridò l'altra donna dalla cucina.
«Vieni!» disse Akane, alzandosi e prendendo Nina per mano la tirò in cucina. «Satsuki, che dici, riusciamo ad aggiungere un posto a tavola?»
«Un posto in più si trova sempre. Al massimo la mettiamo a mangiare nel seggiolone del bambino!»
«Bambino?» chiese Nina, sorpresa, un istante prima di entrare in cucina. Satsuki era ai fornelli, da dove arrivava un profumo davvero invitate. Un profumo di casa, un profumo di buono.
«Machiko, lui è Kentaro, mio marito» presentò Akane, indicando un uomo seduto al grande tavolo al centro della cucina. Aveva sulle ginocchia un bambino che non aveva, ad occhio e croce, neanche tre anni e fu lui che Akane indicò successivamente, presentando: «E invece il piccoletto è Nobuo, il secondogenito. Se sapevo che venivi costringevo quello scansafatiche di Seishiro a restare per conoscerti! Ormai ha diciassette anni, e chi lo tiene fermo?»
«Ciao, molto piacere!» salutò Kentaro, alzando una mano. «Ma noi... non ci siamo già visti da qualche parte?» chiese poi, aguzzando gli occhi.
«Dai, tu credi?» lo canzonò Akane, avvicinandosi per prendere Nobuo dalle sue braccia.
«Eh? La conosciamo allora! Dove ci siamo visti?» insistè Kentaro.
«Forse in qualche soggiorno!» disse Satsuki, unendosi alla beffa che stavano facendo al pover'uomo.
«Soggiorno?» chiese lui, non capendo.
«O magari a qualche festival musicale!» disse Akane, mettendo il piccolo Nobuo a terra e aiutandolo a camminare fino ad arrivare da Nina. «Dì ciao alla zia Machiko» disse al piccolo, che ripeté lentamente e timido: «Ciao».
Nina l'osservò, che a malapena si teneva sui suoi piedi, aiutato dalla madre che lo teneva per mano. Sorrise e infine si chinò, per raggiungere la sua altezza.
«Ma ciao bel giovanotto» e in tutta risposta Nobuo cominciò a dondolare sulle ginocchia, concentrato nel seguire un ritmo nella sua testa, e a borbottare alcune parole incomprensibili, completamente inventate, ma con un ritmo che poteva anche abbinarsi bene a quello delle sue gambe. Ci volle qualche secondo, prima che Nina scoppiasse a ridere, divertita: «Oh, ma non ci credo!»
«Che fa? Canta?» chiese Satsuki.
«Tuo figlio è più sveglio di te, pelandrone che si addormenta davanti alla tv invece che guardarla» rise Akane, accompagnando i movimenti del bimbo.
«Perché? Di che parlate?» continuò a chiedere confuso l'uomo, lamentoso che fosse l'unico a non capire che stesse accadendo.
«I'm here waiting for you, even if the future is different from now» cantò Nina, accompagnando con la testa il dondolio del bimbo che rispose più convinto: «Iii eeeitiioooo ooo uuu»
«Continuing to shout» l'accompagnò ancora Nina, dando spazio alle sue parole in un inglese completamente inventato e mangiato dall'infanzia che stava vivendo, fintanto che convinto non concluse: «Ooooo iiiii tucraaaaa»
«Bravissimo, Nobuo!!!» applaudì Nina, entusiasta, e Satsuki, armata di mestolo, tentò di fare altrettanto.
«Il corista migliore che abbia mai avuto» gli disse e preso dall'entusiasmo Nobuo tentò l'arduo tentativo di lasciare le mani di sua madre e lanciarsi in avanti, camminando un paio di passetti da solo, prima di atterrare tra le braccia di Nina.
«Oh, attenzione» disse lei, aiutandolo a tirarsi in piedi. Nobuo le si avvinghiò al collo e lei lo abbracciò, poco prima di mettergli un braccio sotto al pannolone e sollevarlo da terra. Che strana sensazione, non ricordava se avesse mai tenuto un bambino in braccio prima di allora. Profumava di camomilla, i capelli neri erano talmente sottili e leggeri che svolazzavano a ogni movimento. Lo guardò in viso, restando incantata dalle guance tonde e morbide. Le labbra, agli angoli, formavano due fossette tenerissime e le mani erano altrettante cicciotte e infossettate sulle nocche. Lo trovò adorabile, incredibilmente somigliante ad Akane e alla faccia tonda che aveva quando era ragazzina. Un viso come quello veniva sempre scambiato per una bambina, anche quando invece era stata quasi maggiorenne. In molte la prendevano in giro per quelle caratteristiche tanto adorabili e infantili, chissà che Kentaro non si fosse innamorato di lei proprio per quel motivo. Nobuo si sistemò in braccio alla donna, e la sua attenzione venne subito catturata dall'enorme ciondolo a forma di sole che Nina teneva al collo. Lo prese tra le mani e cominciò a rigirarselo tra le dita, incuriosito.
Era davvero adorabile, di una bellezza incomprensibile e questo le riportò alla mente che c'era stato un periodo della sua vita a cui aveva addirittura pensato ai bambini. A una famiglia.
Un tempo molto lontano, prima che preferisse scegliere l'immortalità dei cd per la sua voce. Chissà come sarebbe stato, avere un figlio.
«Trust in me. Under different skies we meet the break of day. Will you trust in me? In our dreams we can meet however many times we want, right?» continuò a cantare Nina, soffusamente, come una ninna nanna. E solo allora Kentaro, finalmente, si illuminò: «Ma queste non sono le canzoni di quella tua amica famosa?» chiese alla moglie.
Nina scoppiò a ridere, prima di alzare la mano libera e dire: «Ciao, sono l'amica famosa».
«Eh?» saltò l'uomo sulla sedia. «Ma dici sul serio?»
«Eh già. Puoi chiamarmi Nina, se ti fa sentire più a tuo agio. Avete fatto sentire le mie canzoni perfino a Nobuo» disse Nina, imbarazzata ed emozionata. Allora davvero non l'avevano mai detestata per ciò che era successo, per la sua fuga. Allora davvero avevano continuato a volerle bene.
«Le adora! Si addormenta solo con quelle».
«Dai, adesso esageri!» rise Nina.
«No, no! Dico sul serio. Vero, Kentaro?» e solo allora Akane, voltandosi vide il marito impegnato in un'impazzita ricerca dentro la borsa della moglie. «Che combini?» gli chiese sconvolta.
«L'ho trovato!» disse l'uomo, estraendo un cellulare. «Nina posso chiederti... ecco... non voglio essere avventato, ma potremmo...» e indicò il proprio cellulare.
«Akane non ho capito se tuo marito mi stia chiedendo una foto o qualcosa di più sconveniente» rise Nina, facendo arrossire l'uomo.
«Kentaro! Non fare l'imbecille! Mi metti in imbarazzo!» lo sgridò la moglie.
«Ma io non volevo!» lamentò lui, più imbarazzato che mai. «È una famosa, insomma!!! A lavoro mi invidieranno tutti!»
«È una mia amica!»
«Va bene Akane, non preoccuparti. Mi fa piacere. Facciamoci pure una foto insieme, Kentaro» disse Nina, ridendo sempre più divertita dalla situazione. L'uomo saltellò letteralmente al suo fianco, mettendosi vicino a lei con un certo imbarazzo e mettendo l'autoscatto fece la foto. «Oh, no! È sfocata! Aspetta! Riproviamo, per favore!»
«Kentaro, se tremi non verrà mai bene!» lo punzecchiò Satsuki. «Oh, qui è quasi pronto. Heikichi! Vieni!» chiamò.
«È sempre così, avresti dovuto vederlo quando ha incontrato All Mi...» cominciò Akane, ma poi si interruppe, portandosi una mano alle labbra con un certo terrore negli occhi. Cosa stava per dire! Stava per nominarlo davvero, di fronte a lei? Ormai All might era diventato un simbolo, parlarne tra loro non era più un tabù da anni, da quando era diventato un estraneo famoso qualunque. Ma di fronte a Nina avrebbe dovuto fare più attenzione, era certamente diverso dalla normalità.
«Quando ha incontrato... Midnight!» provò a correggersi.
«Noi non abbiamo mai incontrato Midnight!» la riprese il marito, storcendo il naso. «E chiudi quella bocca, no? L'hai fatta 'sta benedetta foto?» si irritò Akane non sapendo dove altro battere la testa.
«Va bene così, Akane!» rise Nina, notando quell'imbarazzo così spesso che sarebbe stata in grado di tagliarlo con un coltello. «Sono passati tanti anni, non c'è più niente di cui preoccuparsi. È tutto chiuso. Anzi... vi dirò: oggi io e Toshinori siamo riusciti anche a parlare come ai vecchi tempi».
«Vi siete incontrati?» chiese Akane con stupore.
«E che vi siete detti?» chiese Satsuki, dimenticando il pentolone sul fuoco.
«Mah, solite cose...» disse Nina schiva, cercando di sorridere per la terza foto che Kentaro tentava invano di scattare. «"Come stai?", "Come stai tu?", "vorrei prenderti a calci fino a domani"... o forse quest'ultimo l'ho solo pensato» sghignazzò, divertita, ma la cosa non parve far ridere anche le sue amiche. Sospirò, mostrando la sua debolezza ma anche la sua tranquillità: «È tutto a posto, vi dico. Sul serio, tra noi è tutto risolto».
«Comunque noi non abbiamo mai incontrato Midnight» intervenne Kentaro, controllando la nuova fotografia e incapace di seguire effettivamente quei discorsi. «O me ne ricorderei! Oh, questa è venuta bene» e si avviò verso la borsa della moglie per riporre all'interno il cellulare.
«Non ho dubbi, Kentaro. Non ho dubbi» rispose la moglie, guardandolo storto.
«Akane, mi passi i piatti per favore?» chiese Satsuki, tornando al suo pentolone.
«Certo che se sapevamo che Machiko si sarebbe unita potevamo chiamare anche Yamada e Kamatari! Sarebbe stata bella una rimpatriata tra noi. Yamada è in pensione anticipata, lo sai, Machiko?»
«Sì, me l'ha detto Heikichi. Un infortunio, giusto?» chiese Nina, prendendo posto a tavola e posizionandosi il piccolo Nobuo sulle ginocchia, ancora impegnato a giocare con la sua collana.
«Heikichi, vuoi scendere?» gridò Satsuki.
«Già. Durante una missione gli è caduto un traliccio addosso e ora non riesce più a camminare senza stampelle. Poveraccio» spiegò Akane.
«Kamatari invece che fine ha fatto?» chiese Nina.
«A Kyoto! Trasferito per lavoro e per amore» sghignazzò Akane.
«Avresti dovuto vederlo, si era completamente rincitrullito! È una ragazza che ha conosciuto durante un tirocinio fuori città e da allora non se l'è più tolta dalla testa» disse Satsuki, mettendole il piatto sotto al naso. «Heikichi! Eddai!»
«Eccomi, non c'è bisogno che urli» mormorò l'uomo, comparendo dalla porta sbadigliando.
«Ti eri già addormentato in sala!» lo brontolò Satsuki.
«Ho solo chiuso gli occhi pochi minuti» mormorò lui, sedendosi. «Che profumino delizioso!» parve risvegliarsi. Satsuki si chinò sul suo viso e i due si incontrarono in un bacio, prima che lei gli posasse il piatto di fronte. «È calda, soffia».
«Lo so come si mangia una zuppa!» brontolò lui, prima di iniziare a soffiare sul vapore a pelo della zuppa.
«Insomma, tutti accasati e felicemente maritati, eh» disse Nina, lasciandosi sfuggire un filo di tristezza nella voce. Vederli così felici, con le loro dolci metà, i figli, era una sensazione che scaldava il cuore. Un'ondata di tenerezza, felicità per la gioia che riusciva a scorgere nei loro occhi e una punta di invidia che quel pargolino tra le braccia trasformava in qualcosa più che una punta. Lo fece cavalcare sul proprio ginocchio, guardandolo completamente persa mentre parlottava tra sè e sè, chissà cosa si stava dicendo, e giocava con quel ninnolo tanto affascinante.
«Mh! Yamada no!» si affrettò a dire Akane, impaurita che tutta quella felicità potesse farle del male. «Mai trovato una donna che riuscisse a sopportarlo, come biasimarle, poverette».
«Poveretto lui, non era poi una cattiva persona» rise Nina.
«Col tempo è peggiorato e la pensione l'ha fatto completamente uscire di testa» disse Satsuki, sedendosi finalmente anche a lei.
«Buon appetito!» dissero in coro, prima di prendere le proprie posate. «Machiko, dammi pure Nobuo, lo metto nel seggiolone così mangi tranquilla» disse Akane, avvicinandosi all'amica.
«Oh, no! Non mi da fastidio, sul serio. Lascia che zia Machiko se lo spupazzi ancora un po'», niente da fare, ormai quel pargoletto aveva il suo più completo amore.
«Sei sicura?» chiese Akane, poco convinta.
«Sicurissima! Davvero, non ti preoccupare» e tornò a farlo saltellare e a giocherellare insieme a lui con la propria collana.
«Yamada l'ho incontrato la settimana scorsa!» disse Heikichi. «Era seduto al parco e si divertiva a fare di nascosto lo sgambetto ai ragazzini che gli passavano davanti con il suo bastone».
«Accidenti, è diventato peggio di me!» commentò Nina, ridendo divertita per quella scena. «Io almeno con i ragazzini ci litigo apertamente».
«Te la prendi con i mocciosi anche tu? La solitudine deve fare proprio male» commentò Heikichi e in tutta risposta Satsuki, al suo fianco, gli tirò un calcio a una gamba talmente potente che il sobbalzo dell'uomo fece tremare l'intera tavola. Infine aggiunse un'occhiataccia a cui l'uomo rispose con il tipico sguardo da "ma che ho detto?". Perché non riusciva a essere un minimo sensibile su certe cose?
«C'è questo ragazzino alla Yuuei» disse Nina, ignorando i due. «Con cui credo di aver chiuso del tutto i rapporti proprio oggi. Pensate che mi ha fatto addirittura richiamare dal preside, neanche quando ero studentessa ho preso una ramanzina come quella di oggi» sospirò.
«Momento! Che ci fai alla Yuuei?» chiese Akane.
«Sta tenendo un corso supplementare sulla gestione dei propri limiti. Pare che sia stato proprio Toshinori a farla chiamare per dare qualche lezione ai ragazzi di prima» spiegò Heikichi.
«Toshinori?» chiese Akane, sconvolta. «E tu hai accettato?»
Nina alzò le spalle, prima di ammettere: «Perché no? Non sembrava male poter ripercorrere quei corridoi. Sono passati tanti anni, credevo sarebbe stato facile».
«Credevi» sottolineò Akane, prima di portarsi il cucchiaio alle labbra.
«E a questo ragazzino che gli hai combinato? L'hai fatto scaccolare davanti a un professore?» chiese Heikichi, prima di imitare con le dita i gesti che Nina faceva per gestire il proprio potere. I movimenti del burattinaio.
«L'ho fatto prendere a pugni da un suo compagno. Anche se in realtà non si è fatto un graffio, alla fine. Solo un po' di congelamento».
«Che?» sussultarono insieme i tre vecchi amici, aspettandosi il peggio. Bullismo sui minori, era più grave di quanto avessero immaginato.
Nina sospirò, rendendosi conto di essere stata fraintesa e che i suoi amici erano partiti prevenuti nei suoi confronti, perciò si affrettò a spiegare: «È una testa calda. Cocciuto, testardo e incredibilmente irascibile. Vuole essere il numero uno e secondo me ha tutte le carte in regola per diventarlo, mi piace e ho promesso di aiutarlo. Ma come ho detto è una testa calda e oggi ha cominciato a urlarmi contro che gli stavo facendo perdere tempo e cose del genere».
«E tu gli hai dato una lezione, sbaglio?» chiese Akane, con il volto rassegnato.
«Sì» balbettò Nina, rendendosi conto che la spiegazione non aveva aiutato la sua causa. «Ma non in quel senso! Insomma, gli ho fatto capire un paio di cose».
«Che ad esempio i giochi li guidi tu» disse Heikichi.
«Che deve capire chi comanda» disse Satsuki.
«E non si deve permettere di credersi superiore» aggiunse Akane. Tutte cose fastidiosamente corrette, ma sempre con quella pessima sfumatura che non riusciva a eliminare. Si imbronciò prima di sbuffare: «Sì, ma così mi dipingete come un mostro!»
I suoi amici scoppiarono a ridere, inteneriti dalla sua reazione, e anche se ciò che aveva fatto a quel ragazzino non era stato proprio politicamente corretto, potevano ben immaginare che sotto doveva esserci stata qualche ragione di fondo. Alla fine Nina non era mai stata cattiva in modo gratuito, non dopo che Toshinori le aveva dato una bella raddrizzata. Alle medie era diverso, ma era cambiata da allora. Non bullizzava più nessuno senza una ragione logica. Almeno, era quello che speravano.
«I ragazzi di prima della Yuuei! Ho sentito parlare di loro!» intervenne Kentaro, che trovò in quel discorso l'unico appiglio per unirsi a loro.
«Sul serio?» chiese Nina, stupita che dei primini avessero già raggiunto la fama.
Kentaro annuì, prima di spiegare: «Ne hanno parlato alla televisione! Pare che abbiano subito un terribile attacco durante un'esercitazione in un palazzetto esterno. Non ne sono usciti molto bene, ci sono stati dei feriti anche gravi, ma per fortuna è intervenuto All Might e ha risolto tutto. Oh! Lo sai che una volta l'abbiamo incontrato All Might!» si illuminò Kentaro, ricordandosi di quell'evento che non era riuscito a cogliere prima dalle parole della moglia. «È un vero gigante, supererà i due metri e cinquanta, secondo me!»
Nina lo guardò dapprima sorpresa che alla fine il discorso fosse caduto su di lui, poi divertita dal fatto che Kentaro non sospettasse niente sulla loro storia e ne parlasse con tale disinvoltura. «Sul serio?» sorrise divertita. «Deve mettere proprio in soggezione».
«Ehm... questa zuppa è veramente deliziosa, Satsuki! Cosa ci hai messo dentro?» chiese Akane, allarmata. «Non credi anche tu Kentaro sia buonissima?»
Il marito la guardò perplesso: che aveva da agitarsi tanto? Perché gli chiedeva della zuppa in un momento come quello? Annuì stranito, prima di tornare a voltarsi verso Nina: «È un vero gigante, la televisione non gli rende giustizia, ma il suo sorriso e il modo di fare è molto rassicurante e alla fine non ti sembra nemmeno di avere davanti l'uomo più forte del mondo».
«Ma pensa. Dev'essere stato bello incontrarlo» disse Nina, poggiando una guancia sul pugno chiuso e il gomito alla tavola.
«Machiko» balbettò Satsuki, chiedendosi cosa stesse facendo.
«È stato gentilissimo! Mi ha anche firmato l'autografo» continuò Kentaro, emozionato dal racconto tanto da avere gli occhi che brillavano. Nina si voltò verso Satsuki e il sorriso che le si aprì in volto fu talmente luminoso, come quello che aveva da ragazzina, che tutte le preoccupazioni dissiparono. Che avesse davvero superato la cosa?
«Dì un po', è affascinante dal vivo come alla televisione?» insistè Nina, divertita da quella bizzarra situazione.
«Non è proprio il mio tipo, ma se fossi una donna penso che lo considererei sicuramente molto affascinante! Ma scommetto che questo lo sa anche lui, hai mai visto quanto è sicuro di sé. Te lo dico io, quel mattacchione ne cambia una a notte».
«Ma cosa stai dicendo?» si allarmò Akane, lanciando un altro sguardo a Nina, che ora non sorrideva più. Lo sapeva, alla fine quell'idiota di suo marito era riuscito a fare il danno.
«Perché ti agiti tanto? Credi che non possa essere vero? Io fossi in lui lo farei».
«Primo, scordati proprio di poterti paragonare a uno come All Might, siete a due poli opposti» e Kentaro ne uscì distrutto da quell'affermazione. Sua moglie non lo vedeva bello e affascinante come All Might? Aveva sperato che almeno lei lo vedesse diversamente. Come poteva dargli dell'uomo brutto?
«E secondo, possiamo almeno per stasera smettere di parlare di All Might?»
«Non sarai mica innamorata di lui, vero?» saltò Kentaro, cominciando a dare una giustificazione a quel comportamento di Akane.
«Ma che stai dicendo? Sei proprio fuori strada!»
«E allora non capisco tutta questa agitazione! All Might non è mica marito tuo, perché te la prendi tanto se uno come lui se la spassa con le donne? Che ti importa, si può sapere? Non mentirmi, ti piace, vero?» e terminò con un piagnucolio rassegnato. «È uno sfasciafamiglie».
Akane aprì bocca, pronta a ricoprirlo di ogni sorta di insulto, ormai stufa, ma venne interrotta da Nina che scoppiò a ridere tanto forte da farsi venire le lacrime agli occhi. Quella situazione era tanto assurda, quanto divertente. Parlare con qualcuno che lo ammirava, senza sapere il tipo di rapporto che la legava a lui, era davvero esilarante. Ciò comunque bastò ad Akane per calmarsi, cominciando a capire che forse stesse esagerando veramente nel preoccuparsi tanto. Non ce n'era bisogno, Machiko non aveva più bisogno di essere protetta. Si rilassò e tornò a sedersi, lasciandosi coinvolgere dalla risata di Nina.
Il discorso All Might capitò almeno altre tre volte, quella sera, sempre nominato da Kentaro che si rivelò un suo grande fan. E tutte le volte Nina lo lasciava parlare, continuando a far finta di non conoscerlo solo per potersi godere qualche genuina confessione da chi aveva lasciato lo amasse al posto suo. Solo per poter vedere con tenerezza ancora una volta il sogno di Toshinori prendere realtà e rassicurarla che non tutto era stato vano, che aveva ragione: le cose sarebbero dovute andare in quel modo fin dall'inizio. Il mondo aveva davvero bisogno di All Might, più di quanto lei avesse avuto bisogno di Toshinori.


So, so what?
I'm still a rock star
I got my rock moves
And I don't need you
And guess what
I'm having more fun
And now that we're done
I'm gonna show you tonight
I'm alright, I'm just fine



Nda.


Eccomi di nuovo qui!
Capitolo leggero e tenero in questa scenetta di vita quotidiana, tra mariti, cene e bambini, che da a Nina una tenera e contemporaneamente dolorosa sensazione. E' bello tanto quanto triste sapere che a lei quel dolce calore familiare è stato strappato via, però questo non le impedisce di godere nuovamente della vicinanza dei suoi amici.
Ancora traspare quel lato del carattere di Machiko non tanto ok, la sua mania di controllo e il bisogno di sentirsi superiore agli altri, raccontato dalle frasi dei suoi amici che la conoscono bene e sanno già quale motivo si nasconde dietro al gesto che l'ha portata a ""lottare"" contro Bakugou.
In questo capitolo ho nascosto un paio di citazioni all'anime Nana, non so se lo conoscete, ma io lo amo e un po' somiglia a questa situazione: ragazza sceglie la via della musica, lontana dall'amore della sua vita, da cui è stata costretta a separarsi anni prima. La prima è sicuramente il nome del bambino, Nobuo, che è uno dei personaggi di Nana appunto. La seconda è invece la canzone che Nina canta col bimbo, che è A Little Pain di Olivia Lufkin, canzone che compare nell'anime (se non ricordo male è una delle sigle di chiusura). Non mi sento di voler aggiungere altro a questo capitolo. Penso che sia altrettanto inutile spiegare perché scelta la canzone "So What" di Pink, visto che vive bene o male le stesse situazioni che ben vengono spiegate nel ritornello riportato in fondo. E' un po' quello che vuole cercare di pensare Nina: "Chi se ne frega. Io sono una Rockstar, non ho certo bisogno di te. Sto bene" (anche se poi non ne risulta tanto convinta).
Io come sempre vi ringrazio tutti per le letture, le stelline e i commento <3
Ciaoooo


Ray

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